Il governo punta ad allargare il Green pass già in settimana, i sindacati chiedono l’obbligo vaccinale o – in subordine – che siano le imprese a pagare i tamponi per i lavoratori sprovvisti di «lasciapassare».

DOPO L’INTERVENTO del presidente Mattarella sulla vaccinazione – «Non si può invocare la libertà per sottrarsi alla vaccinazione, come licenza di mettere a rischio la salute e la vita altrui» – la strada politica è spianata: già entro la settimana il consiglio dei ministri dovrebbe varare un nuovo decreto per estendere da ottobre l’obbligo del Greenpass – partito il 6 agosto per accedere a ristoranti, bar e cinema – anche ai lavoratori pubblici e dei trasporti.

«Chi pretende di non vaccinarsi, con l’eccezione di chi non può farlo, e di svolgere vita normale, frequentando luoghi condivisi di lavoro, istruzione e svago, in realtà costringe tutti gli alti a limitare la libertà, rinunciare a una prospettiva di normalità di vita», ha sostenuto domenica Mattarella.

E QUESTO È CIÒ CHE DRAGHI intende proporre: «Ritengo ragionevole e di buon senso estendere l’obbligo del Greenpass anche a dipendenti e lavoratori dei luoghi dove è già previsto l’utilizzo del certificato verde per utenti e clienti, penso a bar, ristoranti, mezzi di trasporto», ha sintetizzato ieri il sottosegretario centrista alla Salute Andrea Costa, unico esponente di governo ad esporsi nella giornata.

Una mediazione voluta da Draghi anche per evitare troppi problemi a Salvini che è contro l’obbligo vacccinale.

IERI INTANTO LE PARTI SOCIALI si sono riviste dopo mesi. Nella sede di viale dell’Astronomia a Roma si sono incontrati i vertici di Confindustria con i segretari generali di Cgil, Cisl e Uil. Le schermaglie delle settimane scorse sono venute al pettine: da una parte Bonomi che chiede di applicare il Green pass in tutti i luoghi di lavoro, dall’altra Landini, Sbarra e Bombardieri che chiedono invece che si arrivi all’obbligo vaccinale evitando discriminazioni per i lavoratori sprovvisti di «carta verde» a partire dalle mense aziendali.

Già dirigendosi all’appuntamento – cambiato di sede all’ultimo momento – il segretario Uil Pierpaolo Bombardieri aveva spiegato la linea dei sindacati: «Il presidente Bonomi ci ha invitato a vederci dopo averci insultato tutta l’estate – ha esordito Bombardieri – : è un’occasione per riparlarci e noi andremo a spiegare con molta determinazione le nostre idee spiegando al presidente di Confindustria che non siamo né irresponsabili né Ponzio Pilato ma facciamo il nostro lavoro che è quello di tutelare tutti i lavoratori – ha continuato Bombardieri – . Diremo a Bonomi che se vuole utilizzare il Green pass all’interno delle aziende deve caricarsi dei costi dei tamponi e di non licenziare nessuno, anche chi non fa il tampone – ha chiuso Bombardieri – non si è mai visto che quando si parla di sicurezza sul lavoro il costo sia a carico dei lavoratori».

UNA POSSIBILE MEDIAZIONE proposta dalla Cisl è quella che sembra essersi già trovata con le piccole imprese di Confapi guidate dal multitasking Maurizio Casasco (è anche a capo della Federazione italiana medici sportivi): il costo dei tamponi per i lavoratori di queste imprese che non hanno il Green pass sarà pagato dai Fondi bilaterali, a carico di imprese e lavoratori. Confapi comunque rompe il fronte delle imprese andando in direzione molto diversa rispetto a Bonomi e Confindustria perché in un comunicato «auspica che, alla luce delle recenti affermazioni del presidente del Consiglio Mario Draghi, il governo assuma presto decisioni nella direzione dell’obbligatorietà della vaccinazione». Insomma: fare come dice Draghi è il contrario di quello che dice Bonomi.

L’OBBLIGO VACCINALE è già previsto per il personale sanitario. Ieri invece è partito ufficialmente il nuovo anno scolastico nella provincia di Bolzano. Un banco di prova importante, perché il via all’insegnamento – con obbligo di Green pass per il personale docente – viene dato proprio nella zona d’Italia con il più basso tasso di vaccinati – che molti immaginano invece sia al Sud. Una cinquantina è senza il lasciapassare (dagli asili alle superiori) e, salvo ripensamenti all’ultimo minuto, oggi dovrebbero esserci le prime sospensioni per i docenti.

Per il momento comunque non si registrano criticità. In Alto Adige solo l’88% degli insegnanti ha ricevuto una dose e l’82% è immunizzato, secondo gli ultimi dati della provincia di Bolzano. Dati in netta crescita rispetto a quelli di due settimane fa, anche se l’Alto Adige si conferma fanalino di coda.