In soli due giorni l’Associazione nazionale insegnanti e formatori ha raccolto 65mila firme per chiedere la cancellazione della norma che introduce il green pass obbligatorio per il personale scolastico e per gli studenti universitari. «Proseguiremo a raccogliere le firme per un’altra settimana – spiega Marcello Pacifico, presidente nazionale dell’Anief – e poi procederemo per le vie legali se il governo non farà marcia indietro».

Perché siete contrari all’obbligo di carta verde?
Innanzitutto chiariamo che siamo favorevoli al vaccino e siamo convinti dell’importanza della campagna di immunizzazione. Quello che non va bene è varare un decreto, senza averne discusso con le categorie coinvolte, che introduce un obbligo surrettizio di vaccinazione. Siamo pronti ad agire legalmente per far sospendere e disapplicare il decreto legge 111, approvato giovedì scorso, per violazione del Regolamento 953/21 del Consiglio d’Europa, richiamato dallo stesso dl, e per violazioni di diversi articoli della Costituzione italiana. Non si possono costringere particolari categorie di cittadini e non si possono discriminare i non vaccinati. In nessun paese c’è l’obbligo di green pass per gli insegnanti, hanno voluto forzare la mano per dimostrare che siamo in guerra quando bastava fare informazione per convincere i pochi indecisi.

Il decreto serve a tutelare la salute di tutti, personale compreso.
Nella scuola ci sono 8 milioni di studenti, 7 non sono vaccinati e 4 non sono vaccinabili perché under 12. Non sappiamo con precisione la percentuale di lavoratori del comparto che non si è immunizzata (le regioni devono rispondere entro il 20 agosto) ma circa il 90% ha fatto il vaccino. Resta fuori un numero esiguo rispetto alla platea di studenti senza copertura. Perché allora introdurre l’obbligo e le sanzioni? È una norma punitiva, discriminatoria e pure inutile.

Come si rende la scuola sicura?
Al primo posto c’è la necessità di eliminare le «classi pollaio». Il ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi, dice che le classi numerose sono solo il 2,9%. Il ministro mette nella categoria le aule da 27 alunni in su. Ma, secondo uno studio del Politecnico di Torino, per ritornare in presenza secondo le regole del rispetto del distanziamento sociale in spazi chiusi (anche se arieggiati), in 35 metri quadrati non ci possono stare più di 15 persone tra alunni e docenti. Occorrono da un minimo di 188mila locali in più a un massimo di 330mila. Il problema sono le aule over 15 studenti, non over 27. È su questo che bisogna investire. Invece sono stati stanziati 358 milioni nel solo 2021 per sostituire il personale sospeso perché senza green pass.

Serve anche il personale per sdoppiare le classi.
Lo scorso anno scolastico sono state impiegate 70mila unità in più per la didattica. Il prossimo anno, da settembre a dicembre, si potranno utilizzare solo per il recupero degli apprendimenti. Con la riforma Gelmini del 2008 sono stati tagliati 200mila posti, il tempo scuola è stato ridotto di 4 ore in ogni ordine e grado, un risparmio di 10 miliardi che ha impoverito l’offerta formativa. Rispetto a quell’impostazione si faccia un passo avanti adesso che è possibile, grazie alle risorse del Pnrr. Banchi, sanificatori, corsi estivi sono spese che non migliorano l’apprendimento. Ci vogliono più insegnanti con classi meno affollate.

Non siete d’accordo neppure sul protocollo sicurezza.
Abbiamo già detto al ministro che non lo firmiamo, se il governo va avanti da solo si espone ai ricorsi delle famiglie e dei dipendenti. Ad esempio, il ministro dice che se i ragazzi sono tutti vaccinati si può stare senza mascherina ma il Cts dice che esiste il 10, 15% di possibilità di trasmettere il virus e infettarsi. Il protocollo che abbiamo sottoscritto lo scorso anno scolastico si impegnava a rivedere la riforma Gelmini, in questo l’impegno scompare. La verità è che non si vuole investire nella scuola.

Quali azioni intendete intraprendere?
I dati sul personale vaccinato arrivano dal 20 agosto, il decreto Sostegni bis (con la parte sul personale precario della scuola) e quello sul green pass andranno all’esame del parlamento dal 6 settembre. Intanto, però, i portoni degli istituti si apriranno il primo settembre. Il governo e le Camere sono in ritardo. Senza un tempestivo ripensamento, dopo ferragosto apriremo una vertenza in tribunale per bloccare i decreti. Stiamo anche valutando uno sciopero generale.