Il capo della Bundesbank Weidmann ripete che per la Grecia «il tempo sta finendo» e a suo giudizio «stanno aumentando le probabilità che non si raggiunga un accordo».

Parole quasi identiche a quelle del portavoce del superministro Schauble, Martin Jaeger: «Il tempo è poco, tocca esclusivamente alla parte greca andare incontro alla generosa offerta delle tre istituzioni».

L’offensiva tedesca è a tutto campo, rafforzata dal commissario Oettinger, che dice papale papale di prepararsi al 1 luglio, quando i negoziati saranno falliti. Parole, queste ultime, che hanno infastidito non poco Juncker e gli altri membri dell’eurocommissione. Anche il capo dell’Spd Sigmar Gabriel sbotta: «I tedeschi non si faranno ricattare dalle promesse elettorali di un governo in parte comunista».

Quali siano le «generose offerte» di cui parla Schauble lo spiegano i vari portavoce a conoscenza delle fasi negoziali fallite nel weekend.

Volano parole grosse anche a Bruxelles, segno che la fiducia reciproca è ai minimi termini. «Non so quali fossero le loro intenzioni, ma l’atteggiamento è stato molto dilettantesco, i negoziatori greci si sono presentati con una pagina di excel con alcune figure generiche» già discusse e ritenute non sufficienti il lunedì da Moscovici», racconta velenoso un anonimo funzionario Ue alle agenzie.

Dalla Grecia sono state fornite «informazioni fuorvianti», afferma invece apertamente il portavoce della Commissione Margaritis Schinas. I creditori hanno accolto la proposta di ridurre dal 3% all’1% l’avanzo primario 2015, al 2% nel 2016 e al 3,5% nel 2018. Ma insistono per la riforma del lavoro (blocco dei salari collegandoli alla produttività e «revisione» dei contratti collettivi a cominciare dal pubblico impiego) e il taglio dell’1% del Pil alla spesa pensionistica o aumentando l’età pensionabile o diminuendo direttamente gli assegni (si parla di 1,8 miliardi di tagli). Sulle pensioni invece Atene «ci ha proposto tagli per 71 milioni, pari allo 0,04%», puntualizza stizzita la portavoce.

Lo scontro dunque è su pensioni e lavoro. È ben comprensibile la resistenza di Tsipras, fino a ieri sera chiuso nel palazzo del governo con tutti i ministri interessati ai negoziati.