Per la Grecia gli esami sembrano non dover mai finire. Mentre nel paese da lunedi’ sono di nuovo in sciopero i funzionari pubblici, che non vogliono più subire le misure di austerità, l’Eurogruppo ha confermato che una nuova tranche del piano di salvataggio potrebbe venire sbloccata. Ma Atene riceverà 6,8 miliardi con il contagocce e solo alla condizione di approvare, entro il 19 luglio, una nuova legge che decreti i tagli al pubblico impiego imposti dalla troika e le riforme strutturali richieste, a cominciare dalla riforma fiscale. Per il presidente dell’Eurogruppo, Jeroen Dijsselbloem, “la Grecia deve ancora fare del lavoro prima del 19 luglio per ottenere la conferma dell’approvazione del versamento”. Se la Grecia si comporterà bene e farà tutto quello che le viene richiesto, allora potrà ricevere 4 miliardi entro fine luglio, 2,5 dalla zona euro e 1,5 dall’eurosistema delle banche centrali. Poi, ad agosto, dovrebbe intervenire il Fondo Monetario Internazionale, con 1,8 miliardi. Ad ottobre, è previsto il versamento di altri 500 milioni di euro dall’Eurozona.

Minacciando di bloccare la tranche e promettendo soldi con il contagocce, la troika spera di piegare Atene. Il programma che il governo greco deve attuare è il taglio di 4mila posti di lavoro nel settore pubblico entro la fine dell’anno e la messa in mobilità di 25mila dipendenti statali o parastatali. Tra essi, ci sono per esempio 3500 agenti di polizia municipale, che potrebbero venire assorbiti dalla polizia nazionale. Sottoporre il proseguimento del piano di salvataggio di 240 miliardi di euro deciso nel maggio 2010 a una severa condizionalità è il mezzo che la troika ha trovato per evitare che il governo greco sfugga agli impegni presi, come aveva cercato di fare con il colpo di mano della chiusura della tv pubblica per offrire platealmente 2700 licenziamenti a Bruxelles. Olli Rehn, commissario agli affari monetari, ha minacciato: “è tempo di accelerare la dinamica delle riforme in Grecia”.

Il problema è che neppure la troika crede molto al suo programma. “La missione della troika e le autorità sono d’accordo sul fatto che le previsioni macroeconomiche restano globalmente in linea con le proiezioni del programma – afferma un documento – con la prospettiva di un ritorno progressivo alla crescita nel 2014. Ma le prospettive permangono incerte”. Il 2013 è un altro anno da dimenticare per i greci, il sesto consecutivo di recessione, con un nuovo crollo del pil del 4,2%. Ma con la cura da cavallo imposta ad Atene per ricevere con il contagocce la nuova tranche, le previsioni parlano di una piccola ripresa dello 0,6% per il 2014.

Il governo greco ha dovuto piegare la schiena. Anche se non ha potuto nascondere la delusione. Atene sperava di ricevere 1,8 miliardi in più. Ma ormai è chiaro che questa politica del bastone e della carota durerà almeno fino a fine anno, in attesa delle elezioni prima in Germania e poi in Austria, due paesi “virtuosi” che non vogliono sentir parlare di programmi di rilancio. Eppure, i dati della Francia di ieri dovrebbero far riflettere. Mentre viene chiesto a Hollande di risanare in fretta i conti pubblici, il disavanzo è aumentato di 3 miliardi, perché le entrate fiscali diminuiscono con la crisi ed è difficile contenere la spesa sociale, unica barriera contro l’esplosione. La spesa delle famiglie diminuisce. Come ripetono molti economisti, è la prova che l’austerità in tempi di crisi produce l’effetto opposto di quello ricercato. Deficit e debito aumentano invece di diminuire, mentre la disoccupazione esplode. Ma Bruxelles non ha nessun ripensamento sul “modello Grecia” da applicare a tutte le “cicale”.