L’attesa. Ormai l’appuntamento è per lunedi’. La scena si mette in atto, per scaricare tutte le responsabilità sul governo Tsipras. La Germania ha chiuso la porta al dialogo e ha trascinato con sé la Commissione. François Hollande, che avrebbe voluto “un accordo subito”, ieri ha fatto pressioni a favore del “si’”: se vince, “il negoziato potrà molto facilmente avviarsi”, sulla base della bozza di accordo già redatta, invece, se sarà il no entreremo “in una forma di incognito”. Per il presidente francese, che si ripara cosi’ dalle critiche che ricadranno su tutti in caso di Grexit, “tocca ai greci rispondere”. Per il ministro dell’Economia, Michel Sapin, “c’è un momento in cui i popoli hanno la mano, oggi dobbiamo semplicemente lasciare la democrazia greca esprimersi”. Anche se, ha aggiunto, “è difficile fare un accordo con qualcuno che dice no”.

E’ tutto un coro per riprendere l’ingiunzione ripetuta in questi giorni da Christine Lagarde dell’Fmi: “serve un dialogo tra adulti”. La Grecia ha fatto default sull’Fmi il 30 giugno e l’istituzione adesso scende in campo con un rapporto allarmista, che fa prevedere che non concederà la proroga sui tempi del rimborso chiesta da Atene: i bisogni finanziari della Grecia sono aggravati da “importanti cambiamenti politici” avvenuti negli ultimi mesi. Per l’Fmi, la crescita è crollata a zero con il governo di Syriza, mentre le previsioni erano di un +2,5%. Cosi’, la Grecia avrà bisogno di 50 miliardi di qui al 2018, 36 finanziati dagli europei, che dovranno concedere anche una ristrutturazione del debito, attraverso un raddoppio della durata delle obbligazioni e un periodo di grazia sul pagamento degli interessi.

In Grecia, la campagna per il si’ utilizza i sondaggi. Yanis Varoufakis, in un’intervista a Bloomsberg Tv, ha risposto che se vince il si’ “non saro’ più ministro”. Varoufakis spiega che in questo caso il governo potrebbe dimettersi, ma “cooperare con i successori” per evitare un vuoto. Anche Tsipras mette sul tavolo le dimissioni: “non sono un primo ministro che resta al suo posto sia che piova o che tiri vento”. Ma Tsipras punta sull’unità del paese, anche all’indomani del referendum.

La morsa si stringe sulla Grecia anche con l’arma delle agenzie di rating. Per Moody’s, la Grecia è ormai in categoria Caaa3, cioè a un passo dal “default imminente”. La Bce non si muove. Mantiene l’Ela (liquidità di emergenza) a 89 miliardi, e aspetta gli eventi. Per la Bce la scadenza definitiva è il 20 luglio, con la scadenza del rimborso di 3,5 miliardi. Se per quella data, in mancanza di accordo, non verrà onorata, la Banca centrale si sentirà costretta a tagliare l’ossigeno che resta alle banche greche, precipitandole nel fallimento.

La Grecia è ben sola in Europa, dove tutti non hanno potuto fare a meno di seguire la Germania e attendono un “si’”, nella speranza di limitare i danni per se stessi. Dalla lontana Argentina, la presidente Cristina Kirchner, è ben isolata a difendere Atene: “cio’ che vive il popolo greco – ha detto alla tv pubblica – corrisponde esattamente a cio’ che noi argentini abbiamo vissuto nel 2001: le conseguenze di politiche terribili, del neoliberismo, di aggiustamenti permanenti che trascinano verso la miseria, la fame, la disoccupazione”.