Per la Grecia è una tragedia dolorosissima, che richiama alla memoria gli incendi del 2007, nel Peloponneso, quando al governo c’era il centrodestra di Costas Karamanlìs. In una situazione del genere è facile ma spesso irresponsabile, addossare immediatamente colpe e responsabilità, senza prima comprendere chi e dove può aver sbagliato.
Alexis Tsipras ha visitato il centro di coordinamento dei vigili del fuoco greci, e non ha escluso che tutti gli incendi che hanno seminato morte e distruzione nella regione dell’Attica, possano essere anche parte di un eventuale piano di destabilizzazione.

«Oggi la Grecia è in lutto», ha dichiarato in un suo messaggio televisivo al paese, ed ha aggiunto che «è il momento della mobilitazione, per salvare tutto ciò che può essere salvato». Il lutto nazionale durerà tre giorni, sino a quando, molto probabilmente, continueranno a sperare anche tutti i parenti che vorrebbero ritrovare in vita i propri cari.
Il governo promette che nessuno rimarrà senza assistenza e sostegno, ma la stampa conservatrice, va all’attacco. Insiste sul fatto che forse i piani di evacuazione di Màti e di tutte le altre località coinvolte in questa tragedia, non erano stati testati e aggiornati in modo adeguato. E critica anche il recente cambio ai vertici dei vigili del fuoco ellenici.

È opportuno ricordare però, che i piani regolatori di tutte queste località, con vie, spesso, troppo strette, non sono certo stati approvati negli ultimi due o tre anni, ma risalgono ad almeno trenta o quarant’anni fa.

Anche la visita di Tsipras in Bosnia, che il leader di Syriza ha interrotto quasi subito per tornare ad Atene e seguire personalmente l’evolversi della situazione, è stata oggetto di forti critiche da ambienti vicini ai conservatori.

Nel suo comunicato ufficiale, tuttavia, il presidente del centrodestra di Nuova Democrazia, Kyriakos Mitsotakis, ha voluto sottolineare che «in questo momento in cui il paese è in lutto, non ha senso alcun tipo di scontro politico», richiamandosi al sentimento di unità e solidarietà del paese.

È ovvio che si dovrà verificare molto attentamente eventuali sbagli e responsabilità e capire se nelle prime ore in cui sono divampati gli incendi, la macchina dello stato abbia saputo reagire con la prontezza necessaria. Ma si dovrà anche controllare con molta perizia, quali e quanti tagli, a partire dal 2010, sono stati effettuati, per volere dei creditori, anche nel settore della prevenzione, della protezione civile e delle forze di primo intervento.

Non potevano mancare, ovviamente, voci al limite del delirio, provenienti anche da chi dovrebbe garantire conforto, in momenti e situazioni drammatiche: Amvròsios, il metropolita ortodosso della zona di Kalàvrita (il quale si dichiara apertamente ammiratore di Alba Dorata) non ha esitato a scrivere che «il primo ministro e i suoi più stretti collaboratori, gli atei di Syriza, sono la causa di tutta questa distruzione, dal momento che con la loro mancanza di fede, provocano l’ira del Signore».

L’arcivescovado ortodosso di Atene ha preso le distanze dall’ennesima provocazione di Amvròsios, sottolineando che «con le sue dichiarazioni esprime solo ed esclusivamente delle opinioni personali»