Dove nascondere i rifugiati che superano il confine? È la domanda che si sta ponendo in questi giorni il governo greco. La risposta ha generato una doppia vicenda. La prima riguarda un centro illegale localizzato dal New York Times nella parte meridionale del confine greco-turco, vicino al villaggio di Poros. La seconda una mega struttura detentiva di prossima costruzione, che le autorità greche hanno progettato a ridosso della Bulgaria.

IL GIORNALE AMERICANO ha pubblicato ieri un’inchiesta che combina testimonianze raccolte sul campo, tra i rifugiati ammassati nella zona di Evros, e immagini satellitari. Da questo incrocio ha localizzato una struttura che sarebbe utilizzata dai greci per rinchiudere i profughi che hanno superato il confine e respingerli segretamente in Turchia, senza dare loro la possibilità di chiedere asilo. Tutto ciò al di fuori di qualsiasi controllo giurisdizionale, in spregio alla Convenzione di Ginevra e al principio di non refoulement e persino a quello di habeas corpus, una delle architravi giuridiche su cui le democrazie occidentali hanno costruito i limiti al potere statale.

LA STRUTTURA è stata utilizzata anche in passato per rinchiudere i migranti. Ma stavolta le modalità sarebbero diverse. Le autorità di Atene, comunque, negano tutto. «Non c’è alcun centro di detenzione segreto in Grecia», ha risposto il portavoce del governo, Stelios Petsas. «Per loro siamo animali», ha detto Somar al-Hussein ai giornalisti americani che hanno raccontato la sua esperienza nell’inchiesta. L’uomo, ingegnere informatico kurdo siriano, è entrato in Grecia, poi è finito nel centro di Poros e da lì è stato respinto illegalmente in Turchia insieme ad altre 11 persone, dopo una notte senza cibo né acqua.

INTANTO CRESCE LA TENSIONE anche lungo il confine greco-bulgaro. Il governo di Nea Dimokratìa vuole costruire una struttura detentiva da mille posti. Il luogo scelto è stato dichiarato ieri. Si trova vicino al villaggio di Promachonas, in provincia di Serres, a 8 km dalla Bulgaria. Esponenti locali di estrema destra insieme ad alcuni preti ortodossi, preoccupati dalla fede islamica dei migranti, hanno protestato. Lunedì scorso hanno protestato anche le autorità bulgare, contrarie al fatto che la Grecia «ammassi» migranti a ridosso del loro territorio.

«NON VOGLIAMO diventare ostaggio di conflitti e interessi stranieri e un nuovo accampamento vicino al confine bulgaro con la Grecia è un atto tendenzioso che potrebbe deteriorare i rapporti di buon vicinato», ha scritto su Facebook il vicepremier e ministro dell’Interno Krassimir Karakachanov. L’esponente politico è a capo del partito di estrema destra Movimento nazionale bulgaro (Vmro) e si è detto pronto a spedire l’esercito, affermando che la Bulgaria non pagherà i conti dei paesi stranieri.