Una giornata piena di tanti “consigli” da parte di Bruxelles a Tsipras, perché presenti una lista di impegni nel rispetto dell’equilibrio di bilancio. Atene aveva ieri tempo fino a mezzanotte per comunicare il progetto, che secondo Syriza permetterà ad Atene di essere “coautore delle riforme e del proprio destino” e non un succube di decisioni altrui. La Grecia ha preparato questo programma con l’aiuto dell’Ocse, e per questo ieri i mercati erano ottimisti sull’accettazione da parte delle “istituzioni” – Fmi, Ue, Bce – il nuovo nome con cui ormai viene designata la trojka. “Il piano greco deve essere ambizioso ma anche finanziariamente realista – ha osservato il commissario agli Affari economici e monetari, Pierre Moscovici – non si tratta di imporre l’austerità alla Grecia, ma è anche necessario rispettare gli impegni, perché il premier precedente aveva assunto questi impegni non a suo nome ma a nome dello stato greco”. E’ il vecchio adagio francese: les gouvernements passent, l’Etat reste. Per Moscovici, la proposta puo’ “andare nella giusta direzione” se contiene la lotta all’evasione fiscale e alla corruzione, il rafforzamento dello stato di diritto e maggiori controlli sui grandi patrimoni. Sono tutti punti presenti nella lista presentata da Atene a Bruxelles: riorganizzazione del fisco, patrimoniale per i più ricchi, lotta contro il contrabbando di della benzina, pratica diffusa nella marina mercantile, controlli sulle truffe esistenti nella pubblica amministrazione (una manovra valutata a 7,3 miliardi di incassi extra). Invece, il nuovo governo greco spera di poter evitare l’ulteriore riduzione delle pensioni, l’aumento dell’Iva e una nuova deregulation del lavoro, impegni contenuti nel vecchio Memorandum. Secondo Atene, queste decisioni sono “nazionali” e non riguarderebbero Bruxelles. E’ su questo punto che le tensioni sono più forti, mentre stanno per scadere i tempi dell’ultimatum ad Atene, emesso dall’Eurogruppo di venerdi’ scorso, che ha cosi’ evitato un Grexident (un incidente che avrebbe portato al default e quindi a un Grexit), con una promessa di “estensione” del piano di aiuti per 4 mesi, fino a fine giugno prossimo, che ha permesso di escludere, per il momento, il ricorso a un controllo dei capitali in Grecia (i greci hanno votato Syriza, ma al tempo stesso hanno vuotato i conti nelle banche – 3 miliardi ritirati negli ultimi due giorni lavorativi, mentre la Bce ha allungato di una cifra equivalente le possibilità di rifinanziamento delle banche elleniche).

Stamattina, alle ore 10 c’è un incontro della commissione affari economici dell’Europarlamento con il presidente dell’Eurogruppo, Jeroen Dijsselbloem, dove si discuterà della lista greca. Dopo, Fmi, Bce e Ue dovranno far sapere se approvano la proposta di Atene. In caso contrario, un nuovo Eurogruppo verrà convocato al più presto. L’approvazione del piano greco dovrà comunque venire confermata dal voto parlamentare in quattro paesi, Germania, Olanda, Finlandia e Estonia. Ieri, il presidente dell’Europarlamento, Martin Schultz, ha messo in guardia Atene: “non dovete promettere ai vostri elettori che cambierete tutto da domani, questo è un sogno non la realtà”. Di qui i “consigli” pressanti di ieri da parte di Bruxelles ad Atene, perché la lista soddisfi il più possibile i paesi più esigenti, a cominciare dalla Germania, ma anche la Spagna, dove il governo Rajoy, che ha imposto l’austerità (con i tragici desahucios, le espulsioni e i sequestri immobiliari, che Tsipras vorrebbe bandire), teme la sfida di Podemos.

Se Atene ottiene il via libera, allora potrà ricevere l’ultima tranche di 7,2 miliardi di euro del secondo piano di aiuti (di 130 miliardi), che dovrebbe venire versata verso fine aprile-inizio maggio. Entro fine giugno, dovrà venire discusso un progetto per il futuro dell’ingente debito (173% del pil), che potrebbe tradursi nella formalizzazione di un terzo piano di aiuti (il secondo scade il 28 febbraio). L’Fmi ha già ottenuto di restare a far parte delle “istituzioni” per lungo tempo. La Bce ha congelato la tranche di aiuti europei di 10,9 miliardi, che restano nelle sue casse esclusivamente per eventuali bisogni di ricapitalizzazione delle banche greche (Tsipras avrebbe voluto destinare questi soldi all’attuazione del suo programma elettorale, ma alla Bce interessa la stabilità del sistema finanziario, non il sociale).