Una distruzione di dimensioni bibliche sta travolgendo la Grecia con più di 120 grandi incendi in tutto il paese. In grave pericolo la capitale in cui è concentrata quasi la metà della popolazione greca. Atene è assediata da un immenso fronte di grandissimi incendi. Favorite dal forte vento, le fiamme avanzano velocemente da nord e da ovest ed hanno già ridotto in cenere numerosi centri abitati, per lo più sgomberati nella mezzanotte di giovedì. Tutte le autostrade sono bloccate, mentre dentro Atene si è ridotta l’illuminazione pubblica a causa dei ripetuti black out e si sono trincerati i pochi parchi pubblici.

Malgrado ciò, ieri sera fiamme si sono sollevate nel centralissimo Campo di Marzo, uno di principali polmoni verdi della capitale, strettamente presidiato dalla polizia.

Le fiamme sono ormai a poche centinaia di chilometri da Atene e hanno già bruciato quel poco di industria che era rimasto nel paese. Tra le fiamme è morto, mentre cercava di proteggere la sua fabbrica, il presidente della Camera di Commercio di Atene, industriale stimato anche dai sindacati. I roghi sono visibili da Eleusis, la città degli antichi misteri, quest’anno capitale europea della cultura.

In mattinata evacuato e senza corrente elettrica il quartiere periferico Akadimia Platonos. A Kryoneri, un sobborgo mezzo spianato dal fuoco, si sono visti abitanti che, in mezzo a ruderi fumanti, cercavano disperatamente di difendere da soli le loro abitazioni con i tubi per innaffiare. Uno di loro è morto soffocato.

Di fronte all’evidente incapacità di contenere la catastrofe, il governo ha adottato la gestione meno dannosa a livello comunicativo. La strategia consiste nel lasciare le fiamme divorare tutto quello che trovano sulla loro strada ma evitare ad ogni costo le vittime, che potrebbero dare il colpo di grazia al governo già traballante.

Giovedì sera il premier Kyriakos Mitsotakis è apparso in Tv per il suo primo e finora unico messaggio ai cittadini. Ha ripetuto che «l’unica cosa che conta sono le vite umane», mentre «le case saranno ricostruite e le foreste cresceranno di nuovo». Detto da uno che possiede una sessantina di immobili sembra una beffa.

E’ stato unanimemente giudicato un messaggio imbarazzato, quasi a supplicare la comprensione dei cittadini. Mitsotakis sa che la situazione è sfuggita di mano e che sta pagando la sua totale indifferenza verso qualsiasi cosa che non sia il business: non ha rinnovato i contratti a termine dei vigili del fuoco, non ha acquistato alcun mezzo e non ha investito neanche un euro sulla prevenzione.

Perfino adesso che il paese è un immenso braciere, il premier non ha neanche pensato di arruolare in fretta i pompieri licenziati o di prendere in affitto qualche Canadair. Unica speranza l’aiuto che sta arrivando dai pompieri rumeni, svizzeri e svedesi, mentre quelli francesi e ciprioti sono già all’opera.

Sta crollando anche il solido muro di difesa del governo innalzato dalle Tv in mano agli oligarchi. Sempre più gente supera la cortina di censura e insulta di fronte ai microfoni il premier e il suo governo prima che il reporter li blocchi. Anche molti sindaci, spesso del partito di governo, non esitano ad accusare direttamente il premier di aver abbandonato il paese alle fiamme.

Il vice sindaco di Varibobi insultava il governo mentre cercava da solo, con pochi volontari, di arginare le fiamme. Il più duro è stato il sindaco di Pyrgos, che ha dovuto mobilitare la popolazione per soffocare l’incendio che minacciava l’antica Olympia. Ricordando il grande incendio che aveva distrutto il Peloponneso nel 2007 ha denunciato che da allora «non è stato speso neanche un euro per la prevenzione».

La protesta si rivolgeva direttamente verso Mitsotakis che in mattinata ha voluto farsi riprendere mentre visitava il sito archeologico, elogiando la ministra della Cultura per aver evitato la distruzione. Nel pomeriggio nuovo focolaio a Olympia, con un altro grande incendio che divampava attorno al tempio di Poseidone a Sounion.