Si votasse domani, Syriza avrebbe la maggioranza assoluta in Grecia: 42,5 per cento dei consensi e ben 165 seggi rispetto ai 149 attuali (con l’asticella fissata a 161). Lo scrive  il quotidiano indipendente Efimerida, che pubblica un sondaggio che dà ragione alla scelta di Alexis Tsipras di accettare l’accordo-capestro con i creditori internazionali e sostiene che il 70 per cento dei greci e, tra questi, il 62 per cento degli elettori di Syriza vogliono rimanere in Europa. Il punto è che non si sa se e quando si andrà alle urne, ma soprattutto se la Coalizione di sinistra radicale ci arriverà intatta. I numeri potrebbero spingere il premier, costretto a un governo di minoranza, a elezioni anticipate per fare il pieno oppure, se il governo dovesse navigare in acque mento tempestose, ad andare avanti con lo schieramento attuale.

Le scorie del voto parlamentare dell’altra notte non sono state ancora riassorbite. Tsipras aveva chiesto una sorta di voto di fiducia su se stesso e per questo ha sostituito con la consueta velocità (e nonostante sia stato assorbito per l’intera giornata dal mega-incendio che ha sfiorato la città di Atene) dieci esponenti di governo, tra ministri e viceministri, ai quali va aggiunto l’undicesimo incomodo Yannis Varoufakis saltato una settimana prima e che ancora ieri, parlando con la Bbc, diceva che le riforme imposte ad Atene «saranno un fallimento» e passeranno alla storia «come il più grande disastro della gestione macroeconomica mai avvenuto».

A prestito-ponte in arrivo e banche riaperte (a partire da lunedì, ma con gradualità e un controllo dei capitali che si preannuncia non breve), Tsipras dovrà decidere se approfondire ancora il solco con la sinistra del partito, che comprende la Piattaforma di sinistra guidata dal silurato ex ministro dell’Energia Panagiotis Lafazanis ma pure aree critiche della sua maggioranza, oppure se, vinta la battaglia e placata la tempesta, provare a ricucire per non perdersi più di mezzo partito. Altrettanto si può dire dei dissenzienti, che finora hanno sostenuto di essere contro l’accordo ma di sostenere il governo, ma si trovano estromessi da ogni incarico, fatra eccezione per la presidente del Parlamento Zoe Konstantopolou, che potrebbe aggregare attorno alle sue posizioni intransigenti tutta l’area che ha mal digerito l’inversione a U del premier.

Negli ambienti della sinistra ellenica si vive di un paradosso: vinto il referendum a furor di popolo e con i sondaggi che la danno alle stelle, ma sull’orlo di una crisi di nervi al punto da non riuscire a convocare neppure il Comitato centrale del partito. Se ne parlerà quando le acque si saranno placate.

Nel frattempo, l’esecutivo procede speditamente. Ieri mattina hanno giurato le new entries e la prima dichiarazione della nuova portavoce del governo Olga Gerovasili (che ha preso il posto di Gabriel Sakellaridis, altro silurato) è stata: «La sfida è ribaltare la situazione e far sì che i cittadini si sentano sicuri e rassicurati dal governo di Syriza». Il governo Tsipras 2.0 è atteso da un calendario serrato: già la settimana prossima è attesa l’approvazione di un altro pacchetto di riforme, che questa volta dovrebbero comprendere l’attesa tassa sulle frequenze televisive, che ha inimicato a Syriza dal primo giorno i consensi dei grandi proprietari di tv private, che con i governi precedenti avevano spadroneggiato indisturbati. Quella del premier è una partita doppia, interna ed esterna, dalla quale uscirà vincitore se riuscirà a far pagare i costi dell’austerità del terzo Memorandum a chi fino ad ora ne è uscito indenne (per questo ha voluto un apposito Comitato contro la corruzione), innanzitutto chi non paga le tasse: «L’incendio dell’evasione fiscale non è stato spento», ha dichiarato ieri il neoviceministro alle Finanze Trifon Alexiadis, ex direttore dell’Agenzia per le entrate. E se nello stesso tempo porterà a casa una ristrutturazione del debito, senza la quale i nodi prima o poi rischiano di tornare tutti al pettine.

A offrigli man forte è atterrato ad Atene un big dell’economia critica mondiale, il premio Nobel Joseph Stiglitz, che ha incontrato il suo collega Euclide Tsakalotos offrendogli il supporto suo e di un gruppo di economisti contro l’austerità per provare a risollevare l’economia greca nonostante il Memorandum. Nel frattempo, da domani entreranno in vigore gli aumenti dell’Iva, ma ci vorrà qualche giorno perché i commercianti si adeguino: la legge è fatta in modo tale da preservare i generi di più largo consumo tra la popolazione greca e questo sta generando una certa confusione tra i rivenditori. Ad esempio, il formaggio fresco come la feta (che è come la mozzarella a Napoli) ha l’Iva ferma al 13 per cento, viceversa se è grattugiato (cosa che non fa nessuno in Grecia) è aumentata al 23, l’olio d’oliva che tutti usano è al 13 per cento, quello di girasole che nessuno conosce al 23. Piccole disobbedienze rispetto alle quali si spera che i controllori della troika non abbiano nulla da obiettare.