Appena poche ore prima dell’iniezione letale, il governatore dell’Oklahoma Kevin Stitt è intervenuto per commutare la sentenza di morte di Julius Jones in ergastolo. Oggi quarantunenne, Jones è in carcere – nel braccio della morte – da quasi vent’anni per l’omicidio, nel 1999, dell’uomo d’affari Paul Howell. Fin da quando è stato arrestato appena diciannovenne Jones ha sempre proclamato la sua innocenza: secondo la sua versione a uccidere Howell era stato un suo ex amico , Christopher Jordan, che all’epoca ha però fatto un accordo con l’accusa ed è stato condannato per reati minori.

I molti dubbi sulla colpevolezza di Jones sono trattati anche in un documentario del 2018, The Last Defense, mentre l’anno scorso un ex compagno di cella di Jordan, Roderick Wesley, ha dichiarato che l’uomo gli avrebbe fatto una rivelazione: “Il mio coimputato al processo è nel braccio della morte per un crimine che io ho commesso”.

Il movimento per la liberazione di Jones è così cresciuto nel corso degli anni – mercoledì una manifestazione perché venisse graziato ha raccolto la partecipazione di centinaia di persone a Oklahoma City – mentre la Commissione per la grazia e la libertà vigilata ha raccomandato per ben due volte (l’ultima il primo novembre) che a Jones venisse commutata la pena in ergastolo con la possibilità di fare richiesta della libertà vigilata. In entrambi i casi Stitt non ha fatto nulla, rimandando la decisione a poche ore prima dell’esecuzione. “Dopo attenta considerazione e dopo aver esaminato i documenti presentati da tutte le parti coinvolte in questo caso, ho deciso di commutare la sentenza di Julius Jones in ergastolo senza la possibilità di fare richiesta della libertà vigilata”. In favore della grazia per Jones si sono espressi anche molti repubblicani dell’Oklahoma – che hanno espresso la loro contrarietà alla pena capitale in un caso in cui la colpevolezza non è certa – oltre all’ambasciatore dell’Unione europea negli Usa Stavros Lambrinidis in una lettera indirizzata al governatore Stitt, nella quale sottolinea la giovane età di Jones all’epoca dei fatti, la natura dubbia delle prove contro di lui, la differenza fra la sentenza di Jones e quella di Jordan – oltre alla ferma contrarietà dell’Ue alla pena di morte.

Il caso di Jones è stato molto discusso anche perché la sua sarebbe stata la seconda esecuzione – dopo quella di John Grant lo scorso ottobre – portata a termine in Oklahoma dopo uno iato di sei anni dovuto ai farmaci usati per amministrare la pena capitale, che avevano causato gravi sofferenze ai condannati. I testimoni che hanno assistito all’esecuzione di Grant hanno parlato di interminabili convulsioni prima che i farmaci lo uccidessero.