«Ha violato i doveri di correttezza ed equilibrio, tenendo un comportamento gravemente scorretto nei confronti dei colleghi che avevano presentato domanda per il posto di capo della procura di Roma»: il procuratore generale della Cassazione Riccardo Fuzio ha avviato l’azione disciplinare anche contro il pm di Roma Luca Palamara, dopo aver preso la stessa misura per cinque componenti del Csm. Il gruppo, durante una serie di riunioni notturne, avrebbe pianificato la strategia per far eleggere Marcello Viola al posto lasciato vacante nella capitale da Giuseppe Pignatone.

A ORGANIZZARE LE TRAME per sistemare figure amiche nelle procure di mezza Italia c’erano anche i parlamentati Pd Luca Lotti e Cosimo Ferri. Quest’ultimo è un magistrato in aspettativa, leader ombra di Magistratura indipendente, mentre Lotti si sarebbe giocato la partita su un duplice fronte: condizionare l’arrivo di Viola nella stessa procura che ha chiesto il suo rinvio a giudizio per favoreggiamento nel caso Consip e spostare da Firenze Giuseppe Creazzo, il pm che ha fatto arrestare i genitori di Matteo Renzi per bancarotta. Lotti avrebbe addirittura raccontato di essere stato al Quirinale per lamentarsi di Pignatone e di poterci tornare. Affermazioni smentite dal Colle.

Il pg Fuzio riporta le intercettazioni del 9 maggio, captate dal trojan inserito dalla procura di Perugia nel cellulare di Palamara, accusato dai pm umbri di corruzione per i suoi rapporti con il lobbista Francesco Centofanti e, attraverso lo stesso Centofanti, con gli avvocati Piero Amara e Giuseppe Calafiore. Nell’albergo romano dove di solito si ferma Ferri, c’erano i membri del Csm Corrado Cartoni, Antonio Lepre, Paolo Criscuoli (tutti di Mi), Gianluigi Morlini e Luigi Spina (entrambi Unicost come Palamara) più i due parlamentari Pd. Dei cinque togati, tutti hanno dato le dimissioni dal Csm tranne Criscuoli (ancora autosospeso). Il gruppo ragiona su come favorire Viola, rimuovere l’ostacolo di un processo che lo riguarda a Caltanissetta, organizzare «una strategia di danneggiamento di Creazzo».

LOTTI: «SI VIRA SU VIOLA, sì ragazzi». E ancora: «Creazzo ci va a Reggio Calabria? Gli va messa paura». Spina: «Te lo dobbiamo togliere dai coglioni il prima possibile». E Lotti: «Se quello di Reggio va Torino, il posto è libero. E quando lui capisce che non c’è più posto per Roma fa domanda, ammesso che non ci sia, a norma di regolamento, un altro motivo». L’altro motivo è un esposto contro Creazzo, finito per competenza a Genova, che lo tira in ballo su vicende della Sanità toscana. Non solo, il gruppo sollecita l’intervento di Lotti sul vicepresidente del Csm, David Ermini, pure lui renziano, ma poco disponibile. L’ex ministro dello Sport concorda: «Qualche messaggio gli va dato forte». Per il pg Fuzio c’è «un’indubbia familiarità tra Lotti e gli astanti».

Il dossieraggio è la strategia scelta per danneggiare anche Pignatone e il suo aggiunto Paolo Ielo, minando così la corsa del candidato vicino ai due, Francesco Lo Voi. In questo caso torna utile l’esposto depositato a Perugia dal pm di Roma Stefano Fava (accusato dai pm umbri di favoreggiamento e rivelazione di segreto), che tira in ballo i fratelli di Pignatone e Ielo, entrambi avvocati, per i loro rapporti con Amara e Calafiore. In hotel è Spina a raccontare: «Ragazzi in prima commissione c’è una bomba vera, pensavo fosse per Pignatone… ma la bomba è su Ielo». E ancora: «Qua c’è il problema di Ielo… che l’avvocato di Ielo… che l’avvocato di Amara era il testimone di nozze di Ielo». Quindi a Palamara: «C’avrai la tua rivincita perché chi ti sta fottendo e tutte le cose forse sarà lui a doversi difendere a Perugia, per altre cose perché noi a Fava lo chiamiamo». E Palamara: «Adesso lo devi chiamare, altrimenti mi metto a fare il matto».

NEL RISIKO DELLE PROCURE, Perugia è fondamentale perché ha la competenza sui pm capitolini. Palamara, scrive Fuzio, «ha prefigurato la possibilità di evidenziare i meriti di un aspirante a capo della procura di Perugia, condizionatamente alla disponibilità del predetto a ottenere un atteggiamento di sfavore nei confronti di Ielo, in vista dell’iscrizione di un eventuale procedimento nei suoi confronti». Nelle intercettazioni Palamara spiega: «Andiamo da Fava. Fava a salve… dopo di che fa usci’ tutto quello che dico… là è finita». E Lotti: «E fai uscire anche un po’ i fratelli… voglio sentirlo Fava che dice… i fratelli, le cose… non sarà così pazzo». Palamara: «Se te dico fidate, fidate. Li vuole denuncia’ penalmente a Perugia… lascia perdere che so’ cose… tu intanto gli rompi il cazzo. Mi acquieterò quando Pignatone mi chiamerà e mi dirà che cosa è successo… perché… la vicenda Consip la so io. E gli ho protetto il culo su tutto…adesso… mi tieni sotto ricatto… me lo devi di’».