«Sarebbe un danno verso i lavoratori dirgli che non parteciperanno al voto. Il Comitato centrale Fiom ha tutti i diritti di discutere, ma non sottragga ai metalmeccanici la possibilità di esprimersi nel referendum». Risponde così Susanna Camusso alla domanda che le pone il manifesto in conferenza stampa, ieri, dopo l’ultima decisione del Direttivo: la consultazione, nelle modalità approvate dal “parlamentino” Cgil, è stata definita «inaccettabile» e «non democratica» da Maurizio Landini, e la Fiom potrebbe decidere di non recarsi a votare.

La tensione è sempre più alta, ma Camusso tenta di stemperare: «Non ricordo un accordo importante, dal Patto del ’93 alla riforma delle pensioni, che non abbia creato contrasti e discussioni all’interno della Cgil – spiega – I giornali amano titolare sugli scontri personali, perché fa audience, ma per noi è normale dialettica. Per fortuna ci confermiamo come un’organizzazione pluralista». La segretaria tiene comunque il punto: «Vengo definita anti-democratica? Mi pare si faccia un uso un po’ troppo disinvolto di questo termine: adesso chiediamo il voto dei lavoratori, sull’accordo del 31 maggio e il regolamento del 10 gennaio. Più democratici di così, mi si dica come dovremmo essere».

Quanto alle contestazioni mosse da Landini, che lamenta non ne sia stata «recepita neanche una», Camusso replica che «le regole sempre applicate in Cgil prevedono che solo durante i Congressi si contrappongano tesi differenti, mentre su piattaforme e accordi la posizione debba essere solo una: questo perché l’organizzazione non può recarsi divisa ai tavoli contrattuali. La posizione unica è quella assunta dal Direttivo: e infatti il dispositivo che sarà messo al voto chiederà chiaramente un sì o un no. I lavoratori verranno informati con le assemblee, un vademecum che presto metteremo sul nostro sito, mentre il testo dell’accordo è già on line».

Altro punto contestato da Landini: come si calcolerà il voto sulla “doppia urna”? «Se vincesse il no nella platea di Confindustria e Confservizi – risponde Camusso – ne trarremo le conseguenze, e ritireremo la firma. Quando la Cgil chiama al voto i lavoratori, l’esito è sempre vincolante. Se vincesse il sì nella seconda urna, vorrà dire che l’accordo si firmerà per i lavoratori degli altri settori. Abbiamo separato nettamente le due consultazioni proprio perché possono presentarsi diversi scenari».

Ci sono altri due temi su cui sono critici sia la Fiom, che l’area di “Lavoro Società”, ovvero le sanzioni previste per i delegati e la possibile incostituzionalità del testo dell’accordo. Camusso su questo fronte è netta: «Continuo a vedere che alcuni parlano di sanzioni ai delegati, ma non c’è un punto dell’intesa che mette a rischio il diritto di sciopero né i diritti sindacali previsti dallo Statuto dei lavoratori: cioè i rappresentanti sindacali e le ore di permesso previste dalla legge 300, che invece il contratto Fiat negava, e per quello la Consulta lo ha bocciato. Si prevede una sanzione solo per i diritti sindacali aggiuntivi previsti nei contratti di categoria, prerogative riconosciute a chi firma. Quanto alle sanzioni pecuniarie, sono previste solo per i datori di lavoro e le organizzazioni sindacali, non per i delegati».

Sul nodo sanzioni abbiamo sentito di nuovo Nicola Nicolosi, coordinatore di Lavoro Società: «Camusso ha ragione nel dire che l’accordo non nega il diritto di sciopero e i diritti sindacali previsti dallo Statuto, ma noi restiamo comunque contrari alla possibilità che venga sanzionata la libertà di dissentire del delegato, anche quando si parla dei diritti contrattuali aggiuntivi. Aggiungo che il rischio di incostituzionalità si ravvisa dove si prevede di estendere le sanzioni anche a chi non ha firmato i contratti, quella stessa conventio ad excludendum bocciata dalla Consulta nel caso Fiat. Infine, si legga attentamente il testo dell’accordo: tra le previsioni, sono contenute anche sanzioni pecuniarie per i delegati; quindi o nei disciplinari contrattuali la Cgil le esclude esplicitamente, o rischiamo di ritrovarcele in futuro».

Sul governo, Camusso sollecita il premier Matteo Renzi a convocare le parti sociali: «Per ora non ne ho visto l’intenzione». Sul cuneo fiscale, chiede che il taglio «non si concentri solo sull’Irap, perché i lavoratori non ne avrebbero un diretto beneficio fiscale». Vanno risolte le «emergenze cassa in deroga ed esodati», e «creato nuovo lavoro».

Infine i dati del tesseramento Cgil: gli iscritti a fine 2013 erano 5.686.210 (-0,46% rispetto al 2012).