«La crisi umanitaria nella provincia di Cabo Delgado, nel nord del Mozambico, peggiora in modo preoccupante: 950mila sfollati sono senza alcun sostegno umanitario. Devono affrontare da una parte le violenze jihadiste e quelle dei militari delle forze di sicurezza, dall’altra una carestia e una violenta epidemia di colera».

È il grido di allarme – con la richiesta di stanziare oltre 250 milioni di dollari per «aiuti umanitari d’urgenza» – che arriva dall’ufficio delle Nazioni unite per il coordinamento degli affari umanitari (Ocha) per la regione interessata da diversi mesi dalla lotta tra il gruppo Ansar al-sunna al-Shabaab, affiliato allo Stato islamico della Provincia dell’Africa Centrale (Iscap), e le forze di sicurezza del governo di Maputo.
Sono numerosi, infatti, i report pubblicati in questi ultimi mesi da diverse ong che evidenziano «un quadro catastrofico, con un numero di profughi quadruplicato negli ultimi sei mesi». Violenze e combattimenti di cui le principali vittime sono «i civili e in particolare minori e bambini».

«Dalle testimonianze emerse – afferma il report pubblicato a inizio marzo da Amnesty – sono diverse centinaia i civili uccisi dalle forze di sicurezza e dai mercenari assoldati dal governo della società militare privata sudafricana Dick Advisory Group nell’ultimo anno».
Negli attacchi documentati da Amnesty i miliziani jihadisti «hanno bruciato villaggi e città e commesso atroci atti di violenza con i machete, comprese numerose decapitazioni», come avvenuto nello scorso marzo 2020 nella città di Quissanga, «con l’uccisione di uomini, giovani rapiti e arruolati con la forza, donne violentate e costrette a lavorare presso le loro roccaforti».

Preoccupante anche il quadro delle violenze delle forze governative, che hanno messo in atto numerose esecuzioni sommarie di persone accusate di connivenze con il gruppo jihadista e stupri di donne, «venendo meno al loro obbligo di proteggere i civili nella provincia di Cabo Delgado». Accuse simili nei confronti dei mercenari della società sudafricana che avrebbe «utilizzato elicotteri, sparato con mitragliatrici e lanciato granate sulla folla inerme, colpendo anche infrastrutture civili, scuole e ospedali», come documentato dopo la battaglia di Mocimboa da Praia, dallo scorso agosto in mano al gruppo jihadista.

Riguardo alla richiesta di «maggiori informazioni al governo mozambicano» da parte dell’Onu, il ministro dell’Interno, Amade Miquidade, ha sempre rifiutato «qualsiasi responsabilità dei militari». Il governo di Maputo tenta così di filtrare le informazioni che provengono da quell’area, ricca di giacimenti di gas naturale e petrolio, che potrebbero compromettere i numerosi contratti milionari di sfruttamento delle risorse con compagnie straniere, tra cui la francese Total e la statunitense Exxon Mobil.

Proprio per tutelare un investimento di quasi 30 miliardi di dollari da parte del colosso americano, le forze speciali statunitensi addestreranno i membri dell’esercito mozambicano (all’interno del programma ««Joint Combined Exchange Training») allo scopo «di aiutare il paese a combattere l’insurrezione islamica che infuria nel nord», ha riferito questo lunedì l’ambasciata Usa a Maputo.