L’uscita di A deeper understanding segna il ritorno al disco per The War on Drugs, nonché l’inizio di un lungo tour che vedrà la band originaria di Philadelphia suonare anche in Italia, nell’unica data di Milano il 18 novembre. La creatura di Adam Granduciel, cantastorie dall’aria malinconica, con quella voce che a tratti sembra un sussurro, è sempre stata ispirata dai grandi classici del rock, come Springsteen, Dylan, i Dire Straits. Ma caratterizzata da una bellezza sempre un po’ storta, dal romanticismo di qualcuno che si è perso, e scrivendo musica prova a ritrovarsi. Granduciel per lavorare al nuovo album si è preso due anni , spostandosi a Los Angeles. Spesso in solitudine, poi con la band quando sentiva fosse il momento adatto, coinvolgendo ospiti e amici musicisti.

A tenere le fila del disco troviamo Shawn Everett, produttore che ha lavorato con Weezer, John Legend e Julian Casablancas degli Strokes, di cui si percepisce la mano soprattutto nei suoni puliti e ariosi. A deeper understanding suona più che mai come il disco di un gruppo coeso, ora stabilizzatosi in sestetto. Brani lunghi, che si distendono per minuti (come in Thinking of a place, ad esempio), cambiando umori e atmosfere. Come nell’acclamato Lost in the dream, l’ultimo lavoro del 2014, i The War on Drugs divagano, partono da pezzi tipicamente rock e folk per lasciarsi andare a sperimentazioni dream pop, a una nostalgia dal sapore psichedelico. Aggiungono strati e strumenti, assoli di chitarra distorta, sax, sintetizzatori, il pianoforte (come nella ballad Knocked down).

Ma Lost in the dream era un disco cupo, che esplorava la depressione di Granduciel, il quale per esorcizzare la sua paura di fallire si rifugiava nella cura maniacale di ogni suono e frequenza. Nel nuovo album c’è la stessa attenzione per il dettaglio, ma è tornata la speranza.