Il premier Renzi e il ministro Lupi hanno provveduto con la velocità desiderata ad applicare la spending review alle infrastrutture e ai trasporti. Ma cosa hanno tagliato? Gli aerei militari – peraltro mal funzionanti F-35? Forse, chissà. Qualcosa della Tav Torino-Lione? Giammai. Allora, l’inutile e dannoso sotto-attraversamento ferroviario di Firenze? Non se ne parli. Almeno la bizzarra autostrada Mestre–Orte. Ma no. Hanno pensato bene di tagliare l’ Autorità di vigilanza dei contratti pubblici, che viene sostanzialmente soppressa diventando Ufficio Ministeriale. La misura è stata presentata come «rispondente ai necessari principi di economicità e snellimento dell’azione amministrativa».

L’ Authority – tutt’altro che inutile e la cui soppressione comporta un risparmio davvero esiguo – si era però di recente messa di traverso troppe volte ai nostri «asfaltatori d’Italia», con denunce che hanno provocato recenti inchieste nel settore delle Grandi opere, dalle operazioni del G8 alle grandi infrastrutture fiorentine e toscane, al più recente scandalo dell’Expo, ciò che gli ha attirato le ire delle lobby finanziario – speculative che ruotano attorno al settore; e delle loro ramificazioni del sistema politico e nella governance spesso distorta che lo controlla.

Le indagini che di recente la Avcp ha infatti trasmesso alle procure e alla Corte dei Conti sono una settantina, mentre le denunce per false dichiarazioni nelle gare di appalto sono state quasi un migliaio. Da qui di recente sono generate grandi inchieste tra cui quella che nelle settimane scorse ha visto il coinvolgimento della Società Infrastrutture Lombarde, centrale negli appalti per l’Expo e che ha portato a incriminazioni e arresti in ambienti molto vicini, se non sodali, allo stesso ministro Lupi e all’area imprenditoriale di Comunione e Liberazione; quella Compagnia delle Opere così cara anche a Formigoni e a vaste aree di Forza Italia e Ncd. Sempre dalle denunce dell’Authority si sono avviate importanti inchieste su opere toscane e fiorentine tra cui il nuovo Parco della Musica e il sotto-attraversamento Tav; altre inchieste hanno riguardato progetti di ipermercati e centri di terziario con coinvolgimenti costruttori anche vicini alle P3 o P4, oltre che attenti ai nuovi equilibri presenti nelle cooperative con l’ascesa delle componenti renziane. Sempre dalle denunce dell’Authority è derivato l’intervento della magistratura su opere caratterizzate da evidenti illegittimità amministrative civili e spesso anche penali, che sono assurte ormai a notorietà, quali «eterne incompiute» come le operazioni romane della linea C della metropolitana, o il palazzone dell’Agenzia Spaziale Italiana.

Probabilmente il recente scandalo dell’Expo è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso: la «nuova modernizzazione» nazionale e le ulteriori cementificazioni conseguenti non possono certo essere fermate, neanche di fronte a irregolarità e illegittimità – pure gravi – amministrative e penali, o addirittura per problemi di sfascio del territorio o di impatto ambientale. Bisogna rimuovere gli ostacoli in fretta e realizzare le grandi opere «necessarie e urgenti»; peraltro previste dalla Legge Obiettivo e dalle altre leggi di emergenza promosse nel decennio appena trascorso da quel campione mondiale di buon governo che è stato Silvio Berlusconi. E allora quale migliore occasione della spending review per tagliare i fastidiosi controlli? Detto fatto, velocissimamente.