Fra il primo e secondo turno delle Comunali, un altro voto semplice e diretto. Sulle Grandi Navi in laguna oggi dalle 9 alle 18 c’è il referendum autogestito nei gazebo dei sestrieri e in terraferma (comprese Chioggia e Mira). È un “sondaggio popolare” promosso dal Comitato No Grandi Navi e dalle associazioni che da anni si battono contro le “città galleggianti”.

«Per fermarle fuori dalla laguna e salvare Venezia dalla devastazione di progetti assurdi che prevedono lo scavo di 7 milioni di metri cubi di fanghi più o meno inquinati» affermano i promotori, che in serata hanno previsto lo spoglio delle schede in Campo Santa Margherita con concerto finale dei Pharmakos. A sostegno del referendum si è espresso anche Giovanni Andrea Martini, presidente della municipalità di Venezia, insegnante al liceo artistico.

È dal 20 marzo 2012 (decreto Clini-Passera) che sarebbe vietato il transito alle navi con più di 40 mila tonnellate di stazza lorda. In realtà, continuano ad oscurare il centro storico come documentato dalle immagini di Gianni Berengo Gardin, inquinando come un esercito di Tir e imponendo il “modello di turismo” delle compagnie armatoriali.

Il ministro Graziano Delrio, inaugurando il nuovo terminal dell’aeroporto di Tessera, garantisce: «Siamo a un passo dalla mèta. La soluzione sarà annunciata a breve». Il governo Gentiloni deve scegliere fra l’opzione di Porto Marghera o lo scavo del Canale Vittorio Emanuele, caldeggiata da tempo dal “giro” di imprese dello scandalo Mose. Il “doge fuxia” Luigi Brugnaro si schiera preventivamente con palazzo Chigi, ironizzando ancora una volta sul Comitato No Grandi Navi. Drastico il vero mandarino della laguna, Enrico Marchi di Save: «Un dibattito provinciale, inconcludente, che rischia di sommergere Venezia di chiacchiere».

Intanto M5S invita a partecipare al referendum. E ricorda: «Abbiamo depositato proprio in questi giorni alla Camera una mozione, per chiedere l’applicazione immediata del limite massimo di 40 mila tonnellate di stazza previsti dalla legge, senza nessuna deroga per il passaggio nel bacino San Marco e nel canale della Giudecca, nelle more della definizione specifica del cabotaggio e del numero massimo di accessi compatibile con l’ecosistema lagunare».