L’attacco alla «manovrina» è pronto, con diversi emendamenti. I più insidiosi vengono ovviamente dal fronte di Ap, il partito di Alfano e Sacconi, tradizionalmente aperto alla precarizzazione selvaggia. Ma anche nel campo del Pd, per quanto si sia definito il principio di distinguere le famiglie dalle imprese, è forte la tentazione di far rientrare dalla finestra quanto è uscito dalla porta: i famigerati voucher.

Mdp, il partito della scissione dal Pd, è contrario all’inserimento dei nuovi strumenti – sostitutivi di quelli soppressi dalla recente legge in risposta al referendum Cgil – all’interno della manovra di correzione dei conti che dovrà essere approvata entro il 23 giugno.

Lunedì prossimo avrebbe dovuto tenersi un incontro con i sindacati, che però è stato rinviato sine die: e non si è ancora capito se il governo punterà su una precisa proposta, che avrebbe dovuto prima passare al vaglio di Cgil, Cisl e Uil (e soprattutto della Cgil, proponente il referendum), o se lascerà fare – come sembra prevalere dal dibattito delle ultime ore – il Parlamento. Con le necessarie ragioni di equilibrio tra Pd e Ap, e la minaccia che Mdp lasci la maggioranza: giovedì il partito di Speranza – disertando la riunione con gli alleati – aveva spiegato che il nodo è ritenuto «dirimente» per proseguire nel sostegno a Gentiloni.

Tra gli emendamenti, c’è ad esempio quello di Incerti (Pd), sottoscritto anche dal presidente della Commissione Lavoro della Camera Cesare Damiano, che propone di introdurre un «libretto famiglia»: il limite annuo si porrebbe tra i 2 mila e i 2500 euro per lavoratore.

Ma poi c’è il nodo imprese, su cui insistono molti emendamenti: Ap vorrebbe reintrodurre uno strumento per tutte le dimensioni, mentre chi ci va più cauto vorrebbe limitare i nuovi voucher alle imprese sotto i 5 dipendenti, con un tetto di reddito a 5 mila euro annui e una sorta di «contrattualizzazione» (un po’ come avviene per il lavoro a chiamata) o comunque una tracciabilità.

La Cgil però è stata netta: se si reintroducesse uno strumento per le imprese, piccole o grandi che siano, si ricadrebbe negli abusi dei vecchi voucher, e il sindacato si riappellerebbe alla Cassazione. Il governo «dia parere negativo sugli emendamenti» – ha chiesto ieri Susanna Camusso – sollecitando «un incontro con il sindacato prima di qualsiasi decisione».