Con l’elezione oggi degli ultimi sei delegati regionali dai Consigli regionali di Toscana ed Emilia Romagna (entrambi significativamente grazie al voto a distanza) e la vittoria di Cecilia D’Elia nelle elezioni suppletive di Roma, è completo il collegio elettorale – di 1009 grandi elettori – per il prossimo presidente della Repubblica. Resta irrisolto il problema di quelli che non potranno partecipare alla seduta – unica anche se può durare a lungo perché è prevista una votazione al giorno – a causa della pandemia. Si tratta di parlamentari e delegati positivi o solo costretti all’isolamento per un contatto, oltre che residenti sulle isole ma eventualmente bloccati dalla regola sul super green pass obbligatorio.

Proprio su quest’obbligo per accedere ai mezzi di trasporto pubblici a lunga percorrenza, introdotto dal decreto legge 52 del 2021, dovrà pronunciarsi domani la Corte costituzionale. Ai giudici delle leggi quattro deputati del gruppo misto (tre della componente Alternativa) e un senatore del Movimento 5 Stelle patrocinati da Ugo Mattei hanno chiesto di sospendere in via d’urgenza la validità del divieto perché, spiega il deputato promotore Cabras, «per la prima volta nella storia della Repubblica si tiene segregata una rappresentanza politica».

La possibilità che all’appello del 24 gennaio quando cominceranno le votazioni possano mancare una cinquantina di grandi elettori è considerata un problema da diversi giuristi, ma da una minoranza ancora del parlamento anche se il presidente della camera Fico domenica ha detto che l’istruttoria sulla questione è ancora aperta. I conteggi di cui si dispone al momento riguardano solo i positivi e ieri erano poco meno di quaranta tra camera e senato.

Fatta eccezione per il caso degli isolani, il problema non sono tanto i No Vax, che sono molto pochi in parlamento e che possono già entrare e votare con il tampone negativo, ma i positivi asintomatici e quanti sono soggetti alla quarantena. La possibilità di farli votare da remoto è stata esclusa in partenza, malgrado nella seduta per l’elezione del capo dello Stato il parlamento e i delegati regionali funziono esclusivamente come seggio elettorale, senza alcun dibattito possibile. Resta allora l’ipotesi di prevedere per loro orari o spazi differenziati, all’interno del Palazzo, per far votare anche chi non potrebbe avere contatti con altre persone. Più difficile perché potenzialmente più pericolosa l’alternativa di organizzare un vero e proprio Covid hospital, magari nei pressi di Montecitorio, dove raccogliere il voto dei positivi.

L’istruttoria di cui ha parlato il presidente della camera domenica comporterà naturalmente un confronto con il governo, perché se si volesse consentire una deroga al divieto di spostamento per consentire ai grandi elettori in quarantena di raggiungere la camera dei deputati bisognerebbe preparare un apposito protocollo.