Da ieri in Italia sono vietate le aste al doppio ribasso sui prodotti alimentari. Il Consiglio dei Ministri ha infatti approvato il Decreto Legislativo che attua la Direttiva Europea del Parlamento e del Consiglio Ue in materia di pratiche commerciali sleali nei rapporti tra imprese nella filiera agricola e alimentare, in cui è inserito il divieto della vendita di prodotti agricoli e alimentari attraverso il ricorso a gare e aste elettroniche «inverse», o al doppio ribasso. Lo stop riguarda una pratica di acquisto cui alcuni gruppi della GDO ricorrono per assicurarsi la fornitura di diverse varietà merceologiche, tra cui figurano la passata di pomodoro, l’olio, i legumi, le conserve di verdura, il caffè.

Il meccanismo del doppio ribasso è questo: la partecipazione all’asta avviene a seguito di una prima convocazione via e-mail da parte della GDO, che chiede a tutti i fornitori di proporre un prezzo per la vendita di un determinato stock di merce. Raccolte tutte le offerte, il committente chiede una nuova offerta, ma questa volta utilizza la più bassa dell’asta precedente come base. Il tutto avviene su una piattaforma digitale, senza sapere chi siano gli altri partecipanti, e il fornitore ha pochi minuti per competere, ribassando ulteriormente nel tentativo di assicurarsi la commessa.

Fino ad oggi, nessun meccanismo legislativo regolava questo strumento di vendita: essendo un passaggio business-to-business e non business-to-consumer, le tutele sono quasi inesistenti per il venditore. A cascata, questo meccanismo è alla base di fenomeni di caporalato e sfruttamento della manodopera. Basti pensare, ad esempio, che l’asta per i pomodori si svolgere a primavera, prima ancora che il seme finisse nella terra, in una contesto di assoluta incertezza in relazione all’annata agraria. Una sorta di «future», un meccanismo speculativo.

«È un risultato storico che aspettavamo da tempo e che dà ragione alla battaglia che portiamo avanti da anni: fermare le aste al doppio ribasso è un chiaro segnale alla Grande distribuzione organizzata (GDO) – dichiara Fabio Ciconte, direttore dell’associazione Terra! – e restituisce dignità agli attori della filiera alimentare, a partire dagli agricoltori ai lavoratori agricoli».

È stato proprio Ciconte, insieme a Stefano Liberti, a scoprire e denunciare per la prima volta il meccanismo delle aste già nel 2016. Terra! ha messo in luce pratiche sleali della GDO, in particolare di alcune sigle dei discount. Eurospin, ad esempio, è stato scoperto nel luglio 2018 ad acquistare, tramite un’asta al ribasso, 20 milioni di passate di pomodoro a 31,5 centesimi, quasi al di sotto del costo di produzione. Nnel 2019, invece, con lo stesso metodo aveva acquisito 10mila quintali di pecorino romano, proveniente da latte sardo, negli stessi giorni in cui i pastori protestavano per la compressione dei prezzi. E ancora a marzo 2020, in piena pandemia, Eurospin ha organizzato una serie di aste al ribasso per acquisire prodotti della quarta gamma, le classiche insalate in busta.

Il Dl approvato ieri ha un precedente nel protocollo firmato nel 2017 tra parte della distribuzione organizzata e il Ministero dell’Agricoltura e in disegno di legge – a prima firma Susanna Cenni – approvato alla Camera nel 2019. Prima della fine dell’iter, è arrivato il recepimento della Direttiva europea sulle pratiche sleali nella filiera, che ha aggiunto le aste al ribasso all’elenco delle pratiche vietate.

«In questi anni le aste hanno costretto i produttori a competere selvaggiamente per assicurarsi il contratto con la catena di distribuzione, in una guerra che spinge i prezzi verso il basso e scarica i suoi effetti dannosi sugli ultimi anelli della filiera, cioè agricoltori e braccianti» sostiene Fabio Ciconte. Il meccanismo delle aste rappresenta il cuore di un problema più complessivo, quello dei rapporti sbilanciati tra lavoratori e produttori agricoli, industrie e canali di distribuzione.