Grandi Navi: si «rottama» la laguna in cambio di qualche milione di euro? Stamattina a Ca’ Farsetti forse la risposta, perché il sindaco Luigi Brugnaro ha convocato una conferenza stampa con Paolo Costa, presidente dell’Autorità portuale. Ma le prove tecniche di sintonia sussidiaria erano scattate subito dopo l’elezione del «doge fucsia»: il 18 giugno fu certificata l’intesa di massima sul progetto alternativo per il passaggio delle «città galleggianti» in laguna. «Un raccordo tra il canale Malamocco-Marghera e il canale Vittorio Emanuele III che costeggia il lato est dell’isola delle Tresse. Il Porto ha convenuto di inserirla come integrazione spontanea del procedimento di valutazione d’impatto ambientale speciale in corso» recitava il comunicato ufficiale. Tant’è che pezzi del Pd si allinearono prontamente a Costa, uomo per tutte le stagioni.
Oggi si capirà meglio anche l’effettiva consistenza dell’idea di una tassa sulla crociera in laguna. Brugnaro è alla disperata ricerca di soldi per le casse del Comune: peccato che, in questo caso, deve contrattare con le compagnie del settore. Nemmeno il nuovo «doge» può imporre oboli ai turisti che salgono a bordo. E la bizzarra idea di trasformare il centro storico di Venezia in Ztl pedonale non ha ancora scalfito il governo Renzi. Così potrebbe aumentare il «biglietto» della crociera: da 1 a 5 euro, che si tradurrebbero in un introito comunale fra i 2 e i 10 milioni di euro. Purché sia un «accordo volontario» con Venice Terminal Passeggeri…
Ma c’è sempre il rebus della nuova rotta per le gigantesche imbarcazioni che passano davanti a piazza San Marco. In origine, il «sistema Mose» puntava sul canale Contorta: almeno 150 milioni di appalto al solito giro di imprese, scavando 5 chilometri fino ad una dozzina di metri di profondità. Comitato NoGrandiNavi, associazioni ambientaliste e remiere, cittadini si battono invece per la vera salvaguardia della laguna. Gli studi del professor Luigi D’Alpaos, massimo esperto di idraulica, certificano come le barene della Serenissima che ad inizio ‘900 occupavano 170 chilometri quadrati si siano «asciugate» fino a 47.
Commenta Nicola Pellicani, portavoce del centrosinistra in consiglio comunale: «Tutto dipende dalla valutazione d’impatto ambientale: anche nell’eventuale alternativa. Perché anche il “mini Contorta” significa scavare fanghi inquinanti e modificare gli assetti della laguna».
Gianfranco Bettin, presidente della municipalità di Marghera, aggiunge: «È del tutto evidente che qualsiasi manomissione farebbe male all’ecosistema. Dopo il canale dei petroli, scavare massicciamente l’area centro-sud della laguna rappresenta un rischio mortale». In gioco, secondo le attendibili valutazioni di Giuseppe Tattara (ordinario di Politica economica a Ca’ Foscari), il giro d’affari di 86 milioni di euro all’anno legato alle crociere che equivale al 2% del Pil veneziano.