All’alba di ieri erano già in un centinaio a presidiare due cancelli della Granarolo a Bologna. Volevano impedire il transito dei camion e, dopo poche ore, all’arrivo di polizia e carabinieri, sono rimasti immobili. Hanno resistito in 400, tra lavoratori della logistica venuti da tutta Italia, attivisti dei collettivi bolognesi e dei centri sociali, Cobas, Si-Cobas e Adi Cobas. È una nuova testimonianza di solidarietà nei confronti dei 41 facchini licenziati dalla cooperativa Sgb che gestisce i magazzini della Granarolo. Queste persone sono state licenziate a seguito di una protesta per la riduzione del 35% della busta paga. Il presidio ne ha chiesto il reintegro non compreso dall’accordo sottoscritto dai sindacati confederali con Granarolo e Sgb, ma non da quelli di base secondo i quali l’accordo è «irregolare». Le organizzazioni di base hanno rifiutato la cassa integrazione «perché non c’è alcuna garanzia che dopo questi lavoratori vengano riassunti». La manifestazione è giunta dopo la recente decisione della Commissione di Garanzia sugli scioperi che ha inserito tra i servizi pubblici essenziali la movimentazione e il trasporto delle merci genericamente deperibili. La commissione ha dichiarato i prodotti della Granarolo «essenziali per la collettività». Per i dirigenti della Granarolo i sindacati di base «stanno strumentalizzando la protesta». Gli organizzatori assicurano che la mobilitazione continuerà dopo lo sciopero del 22 marzo e del 15 maggio. In serata il sito InfoAut ha raccolto notizie di boicottaggi a Torino, Firenze, Pisa e Brescia. Il movimento degli addetti alla logistica vede protagonisti lavoratori immigrati di origine maghrebina.