La nazionalità dei trentanove corpi senza vita, trentuno uomini e otto donne, trovati nel rimorchio frigorifero di un autocarro in una zona industriale a Grays, in Essex, attorno alle due del mattino di mercoledì, è cinese. Una di loro, ritenuta inizialmente adolescente, è in realtà una giovane donna. Mentre la polizia scientifica delimitava l’area per poter condurre i rilevamenti necessari, il veicolo era trasportato in una località riservata al vicino molo di Tilbury, dove è iniziata la straziante operazione di accertamento delle cause di morte per ciascuna delle vittime. Una volta terminata questa fase, comincerà il difficile lavoro di riconoscimento. L’ambasciata cinese in Gran Bretagna ha espresso il proprio cordoglio e dichiarato di essere in stretto contatto con la polizia, la quale, in un comunicato ha a sua volta sottolineato che sarà un iter dalla lunghezza sostanziale ma imprecisata, mentre sul luogo del ritrovamento si accumulano i fiori e i pensieri delle comunità della zona.

L’autista del tir, Mo Robinson, venticinquenne nordirlandese arrestato dalla polizia, è rimasto sotto interrogatorio per almeno altre ventiquattro ore. È sospettato di omicidio nella più vasta indagine del genere tenutasi finora in Gran Bretagna.

Sarebbe stato lui stesso a chiamare i soccorsi dopo aver essersi accorto dell’orrendo carico che stava rimorchiando. Contrariamente a quanto si presumeva fino a ieri, l’autocarro non era arrivato “intero” dalla Bulgaria il 19 ottobre, sebbene il rimorchio avesse targa bulgara. Il cargo era arrivato poco dopo la mezzanotte di mercoledì via ferry alla vicina Purfleet dal porto belga di Zeebrugge, mentre il trattore stradale – la cabina, con al volante Robinson – era proveniente da Dublino dove, sempre via traghetto, era approdata al porto di Holyhead, Galles, la domenica precedente, da dove aveva proseguito via terra fino alla costa opposta, in Essex. Non è ancora chiaro quando e dove – in Belgio? – le vittime siano state fatte salire nel rimorchio. Mezz’ora circa dopo aver agganciato il carico sono stati chiamati i soccorsi. Le autorità belghe hanno a loro volta aperto un’inchiesta, anche se per ora tendono a escludere che i migranti siano stati fatti salire a Zeebrugge, dove i contanier sono ermeticamente sigillati e oggetto di molteplici controlli.

In County Armagh, località nordirlandese dove vive Robinson, la polizia ha fatto finora tre perquisizioni alla ricerca di un possibile collegamento con gang criminali che organizzano a pagamento simili disperati tentativi. Anche per questo la vetrofania attaccata al parabrezza del mezzo «The ultimate dream», il sogno più grande, suona più macabra che mai. La famiglia e il paese dell’autista sono sotto shock, sono tutti convinti dell’innocenza di Robinson, che appartiene a una famiglia nota e localmente rispettata. Suo padre ha appreso dell’arresto di Mr Robinson attraverso i social media.

In mezzo all’ondata di reazioni, emotive e non, a questa tragedia si continua a sottolineare come, dopo il giro di vite securitario volto a smantellare gli accampamenti di fortuna sorti vicino ai porti turistico-commerciali di Calais e Dunkirk, i contrabbandieri di uomini abbiano preso di mira i docks minori in Belgio e in Essex come possibili vie d’accesso a un futuro migliore, a un «ultimate dream» così troppe volte perseguito a costo della propria stessa vita.

A Londra, ieri alle diciotto, davanti al ministero degli Interni si è tenuta una veglia per commemorare la tragedia e richiedere di agire urgentemente per assicurare un passaggio sicuro» a coloro che fuggono da fame, guerra e povertà.