L’Unità non c’è più, al suo posto arriva «Democratica». Questo è il nome della pubblicazione multimediale di otto pagine, in formato pdf, lanciata ieri dal palco del teatro Linear-Ciak di Milano. Sarà scaricabile dalla piattaforma «Bob» – quella che nelle intenzioni del Pd dovrebbe far concorrenza al «Rousseau» del Movimento 5 Stelle – e consultabile sui siti unità.tv e su quello del partito democratico. Ci lavoreranno sette giornalisti dell’Unità.tv.

«Democratica» è concepito come un «quotidiano politico» e sarà pubblicata ogni giorno alle 13,30. Lo dirigerà il deputato Pd Andrea Romano, già con-direttore con Sergio Staino dello storico quotidiano «fondato da Antonio Gramsci», già quotidiano di riferimento del Nazareno, ormai chiuso da settimane.

Sfogliando il pdf di «Democratica» diffuso il giorno prima dell’assemblea dei circoli Pd a Milano – la contro-piazza renziana di oggi contrapposta a piazza San Silvestro a Roma di Pisapia e scissionisti di Mdp (D’Alema, Bersani & Co.) – colpisce il sottotitolo: «Venceremos!».

La citazione degli Inti-Illimani, in spagnolo, è di Gerhard Schröder al congresso della Spd a Dortmund. Il bannerino cambierà, forse, ogni giorno, ma colpisce l’incongruità della frase: allude a Podemos o ai socialisti spagnoli ora guidati dal rieletto Sanchez su un programma diverso dal social-liberismo per cui è ricordato ancora oggi Schröder?

L’ex cancelliere tedesco è ricordato per l’«agenda 2010» e le leggi Hartz (I-IV) che hanno creato i «mini-jobs». Quelle leggi che l’attuale candidato Spd alla cancelleria Martin Schulz intende cambiare per eccesso di precarietà e impoverimento. Schröder è noto per avere accettato, pochi mesi dopo la fine del mandato, la nomina di Gazprom a capo del consorzio Nord Stream AG, il gasdotto russo-tedesco sotto il Mar Baltico e per essere stato consulente per lo sviluppo dell’attività di Rothschild nell’Europa centrorientale. Non diversamente dall’ex presidente della Commissione Ue Barroso, già presidente non esecutivo e advisor di Goldman Sachs, Schröder è considerato un esempio di commistione tra affari pubblici e interessi privati. Ora è diventato anche il riferimento politico-ideale del primo numero del nuovo quotidiano del Pd.

Un contributo alla confusione politico-ideologica (attardato neoliberismo da Terza Via o allusiva socialdemocrazia laburista? Blair o Corbyn?) che sta attraversando il Pd dopo la batosta delle amministrative, ad appena due mesi dal congresso che ha reincoronato Renzi ma non ha fatto passare i maldipancia ai «tenori» del partito scottati dalla sconfitta al referendum del 4 dicembre.

«Non mi hanno detto nulla, hanno fatto tutto di nascosto – ha reagito l’ex direttore de L’Unità Sergio Staino – mentre chiedevo incontri ai rappresentanti Pd, stavano preparando questa nuova iniziativa, proprio con colui che era il mio condirettore e che avevo allontanato perché rappresentava l’antigiornalismo in persona. Mi ha fatto difficoltà ogni volta che pubblicavo pezzi critici con Renzi». «Mi sarebbe piaciuto che Staino avesse detto “mi dispiace, ho fallito come direttore di un quotidiano di cui non sono riuscito ad aumentare le copie vendute”, invece di prendersela con gli altri, ma ognuno ha il suo stile» ha replicato Romano.

Schermaglie che trovano nel comunicato del comitato di redazione dell’Unità un chiaro riferimento polemico: il Pd e il suo segretario Renzi. «Il 30 luglio 2014 la prima pagina del nostro giornale recitava “Hanno ucciso l’Unità” – sostengono i giornalisti – Due anni dopo si svelano gli autori del delitto perfetto, quello di allora e quello di oggi». «Il giornale non è più nelle edicole perché gli azionisti di maggioranza Guido Stefanelli e Massimo Pessina fra i tanti non hanno saldato i debiti con lo stampatore, il Pd (che della società editrice del giornale è socio al 20%) lancia il suo nuovo quotidiano on line senza ancora aver fatto nulla di concreto per garantire ai dipendenti almeno il diritto agli ammortizzatori sociali».