Uno fra i tanti casi di sfruttamento del lavoro dovuti a appalti e finte cooperative, finito però incredibilmente all’attenzione del papa per merito dei tanti scrittori – a partire da Maurizio Maggiani e Massimo Carlotto (sul manifesto del 5 agosto) – che si sono a lui rivolti per il rispetto dei diritti di lavoratori ridotti a «schiavi».

La vertenza Grafica Veneta – che ieri ha visto il tavolo in prefettura a Padova con i sindacati a chiedere l’internalizzazione dei lavoratori – parte dalla notizia dello scorso 27 luglio dell’arresto di nove persone di origine pakistana e degli arresti domiciliari due dirigenti dell’azienda in seguito a un’indagine sullo sfruttamento del lavoro. I dirigenti di Grafica Veneta arrestati sono l’amministratore delegato Giorgio Bertan e il responsabile della sicurezza Giampaolo Pinton.

AL CENTRO DELL’INDAGINE – nata dopo il ritrovamento di un operaio pakistano con le mani legate dietro la schiena – ci sono due cittadini italiani di origine pakistana proprietari di BM Services, azienda si occupa di fornire lavoratori per il confezionamento e il fissaggio di prodotti per l’editoria. I due avrebbero sfruttato diversi lavoratori provenienti dal Pakistan che venivano assunti per brevi periodi e costretti a lavorare da Grafica Veneta fino a 12 ore al giorno, senza poter fare pausa per riposare, e in alcuni casi picchiati, legati e derubati di documenti e cellulari se provavano a ribellarsi.

IL CASO VUOLE CHE PROPRIO qualche giorno prima il vertice dell’azienda leader nel settore della stampa di libri – tutti quelli di Harry Potter, quello di Obama oltre allo stesso Bergoglio – fosse uscita sui giornali con l’ormai solito peana contro i giovani che si rifiutano di lavorare. Già nel 2018 il proprietario Fabio Franceschi si lamentava: «La situazione è particolarmente critica nella fascia d’età dei ragazzi giovani: qualche ragazzotto che dà la disponibilità c’è ma poco dopo rinunciano per via dei turni».
È giovane anche Alberto Franceschi, figlio di Fabio, che nel 2016 fu parte del programma «Giovani e ricchi», docu-reality sulla vita dei giovani rampolli italiani, partendo dal regalo ricevuto per la laurea: una Maserati.

ORA IL POVERO PAPÀ ha avuto il suo bel daffare per difendere l’onore della sua Grafica Veneta. Ma con vette di surrealismo c’è riuscito perfino dopo l’intervento di papa Bergoglio che ha risposto a Maggiani scrivendo che «la dignità delle persone oggi viene troppo spesso e facilmente calpestata con il “lavoro schiavo”, nel silenzio complice e assordante di molti». Ecco, Franceschi ha interpretato queste parole come a sua difesa, chiamandosi totalmente fuori dall’inchiesta e difendendo i due suoi manager.

Ieri lo stesso Franceschi avrebbe potuto mostrare «il suo impegno contro lo sfruttamento», assumendo direttamente i lavoratori sfruttati che lavoravano per lui in subappalto.

DI PIÙ, LO AVEVA PROMESSO in un’infinità di interviste fatte per difendere l’onore della sua impresa: «Dobbiamo solo controllare gli orari fatti realmente dai lavoratori», dichiarava. Ma l’impegno è durato poco. Mentre i sindacalisti di Cgil e Adl Cobas si sono presentati in Prefettura ieri mattina, Franceschi ha mandato un suo avvocato – evidentemente era in ferie, lui che lavora tanto – che ha subito spiegato l’impossibilità di mantenere la promessa. Grafica Venata ha deciso di abbandonare il tavolo, disponibile solo a valutare eventuali risarcimenti sul pregresso.

HA NULLA È VALSO L’INTERVENTO del vice prefetto e del vice questore per trovare un punto di mediazione. Anzi, Grafica Veneta ha già annunciato che il problema dei diritti nei subappalti è già superato: «sta provvedendo all’acquisto di nuovi macchinari d’avanguardia che le permetteranno di internalizzare (sic) e automatizzare il lavoro svolto in appalto dai lavoratori della BM services» così da poter risparmiare in manodopera.

Cgil, Fiom – alla Bm si applicava il contratto metalmeccanico – e Adl Cobas hanno richiesto la convocazione di un secondo tavolo, questa volta con l’amministratore nominato dal tribunale per la Bm service, fissato per domani, per capire se c’è margine lavorare con una giusta retribuzione o se bisognerà chiedere la cassa integrazione».

«QUELLO CHE CI LASCIA BASITI è che in una situazione così grave, in cui è intervenuta la magistratura, in cui gli scrittori si sono pronunciati contro lo sfruttamento, in cui l’opinione pubblica e persino il Papa hanno espresso sdegno, l’azienda ha deciso di abbandonare il tavolo, rifiutando ogni coinvolgimento», commentano Loris Scarpa, segretario Fiom Padova, e Aldo Marturano Cgil Padova.

«A questo punto è chiaro che Grafica Veneta non ha mai avuto intenzione di risolvere la vertenza e la situazione che va avanti da 10 anni – denuncia Adl Cobas – . Continueremo la lotta allargando consenso, solidarietà e intensità».