Il consiglio dei ministri, non l’ultimo della legislatura ma quasi, ha impiegato due ore per chiudere la partita delle nomine. La più attesa, quella per la guida di Consob, ha premiato Mario Nava, direttore generale mercato interno e servizi della commissione europea.

La nomina non è ancora operativa:per legge il governo propone al Parlamento che deve poi esprimersi con un voto, che peraltro ha valore solo consultivo.

L’ipotesi di un’esterna come Lucrezia Reichlin, ex direttrice generale della ricerca alla Bce, era di fatto già sfumata. Dopo la tempesta nella commissione d’inchiesta sulle banche sarebbe suonata come una dimostrazione di sfiducia nei confronti dei vertici Consob.

La rosa era quindi limitata a due soli nomi: Nava e Marco Buti. In entrambi i casi la nomina avrebbe avuto il sapore di una conferma dell’operato della vigilanza nelle crisi bancarie degli anni scorsi.

La convulsa fase finale dell’inchiesta parlamentare, con la sottosegretaria Maria Elena Boschi di nuovo al centro dell’uragano, ha reso impossibile anche la posticipazione della nomina, che pure era sembrata probabile fino al 15 dicembre, quando è scaduto il mandato di Giuseppe Vegas.

In quel caso, infatti, la reggenza sarebbe spettata al «consigliere anziano» e il timone sarebbe passato alla professoressa Anna Genovese, considerata molto vicina proprio all’ex ministra delle Riforme. Un passo che, nel clima che si è creato dopo le audizioni di Vegas, Visco e dell’ex ad di Unicredit Ghizzoni, avrebbe suscitato polemiche a non finire. Di fatto un percorso diventato impraticabile.

La nomina di Nava, dopo la conferma di Ignazio Visco e dei vertici di Bankitalia, chiude di fatto la partita ingaggiata da Renzi nella commissione d’inchiesta e prima ancora con la mozione di sfiducia contro Visco. Il Pd insisterà perché nella relazione finale della commissione siano segnalate nero su bianco le mancanze degli istituti di vigilanza.

Probabilmente almeno in parte ci riuscirà, dal momento che prendere di mira palazzo Koch e Consob è anche interesse di M5S. Del resto quanto meno i difetti nella comunicazione tra i due istituti sono emersi troppo platealmente per essere ignorati: al punto che persino il diplomaticissimo presidente della commissione Casini ha segnalato ieri che «per la vigilanza serve un coordinamento migliore».

Nella sostanza, però, la partita si è chiusa con una vittoria piena delle istituzioni finanziarie.

Il mazzo delle nomine di fine legislatura è stato completato dall’arrivo di Angelo Buscema alla presidenza della Corte dei Conti, di Giovanni Nistri al comando generale dei carabinieri e di Salvatore Farina nel ruolo di capo di Stato maggiore dell’esercito.

Con il passaggio di ieri la legislatura dovrebbe essere arrivata al capolinea, almeno per quanto riguarda il governo. Ma non è detta l’ultima. Tutto è pronto per lo scioglimento delle camere il 28 dicembre, ma non è escluso che Mattarella non scelga invece di arrivare fino a metà gennaio.