Dopo il fine-settimana di colloqui «esplorativi» tra i primi quattro partiti tedeschi la formazione del nuovo governo resta ancora in alto mare. Tra gli scogli sulla rotta di approdo verso il primo esecutivo post-Merkel spicca la decisione dei Verdi di voler sottoporre alla ratifica dei 120 mila iscritti qualunque decisione partorita al tavolo dei negoziati, ma a complicare le trattative è soprattutto l’altalena dei liberali: all’indomani del voto erano «ottimisti» sull’alleanza con la Spd ma ieri hanno riaperto le porte alla Cdu «con cui il terreno rimane più comune».

Secondo Marie-Agnes Strack-Zimmermann del comitato esecutivo di Fdp «i cristiano-democratici sono ancora in corsa» per la coalizione “Giamaica”, con buona pace dell’aspirante cancelliere Olaf Scholz che invece continua a spolmonarsi per accendere l’alleanza “Semaforo”.

«Dipenderà tutto dai colloqui tra Verdi e Cdu-Csu» (previsti per oggi), spiega il deputato liberale Otto Fricke. «Dopodiché prenderemo la decisione definitiva» aggiunge il segretario generale di Fdp, Volker Wissing, prima di ricordare con Fricke i nodi irrisolti con la Spd: «Abbiamo due linee rosse: non aumentare le tasse e non allentare il freno sul debito pubblico»

Di fatto la palla non è più nel campo di Scholz, costretto ad aspettare l’esito dei negoziati per la “Giamaica”, e infatti a Lars Klingbeil, responsabile della Sanità della Spd, non resta che appellarsi a Fdp: «Nonostante per noi il salario minimo di 12 euro, gli alloggi accessibili e le pensioni più alte siano tre misure-chiave, i liberali non traccino linee rosse sul tavolo delle trattative».

Per ora, insomma, nella Spd sembra procedere in qualche modo solo il ponte politico con i Verdi. Ieri il direttore nazionale dei Grünen, Michael Kellner, ha descritto i colloqui tra i due partiti come «buoni e dinamici» mentre Jürgen Trittin, storico capogruppo degli ambientalisti, ha esortato i rispettivi leader a trovare la quadra prima possibile: «Il mondo non sta aspettando noi, è importante chiarire chi governerà la Germania in vista del pacchetto legislativo dell’Ue che dovrà mettere l’Europa sulla via della neutralità climatica».

Tutto mentre non si placa il dibattito interno a Cdu-Csu sul futuro di Armin Laschet: il rinnovamento dell’Union passa necessariamente sulla sua testa mentre aleggia la spada di Damocle del ministro della Sanità, Jens Spahn, convinto che «entro gennaio» bisognerà imbastire un congresso straordinario per decidere il suo destino. Tradotto, significa riaprire i giochi per la successione di Angela Merkel nella Cdu, che in teoria avrebbero già dovuto essere chiusi prima con la nomina a segretaria di Annegret Kramp-Karrenabauer e dopo le sue dimissioni con il mandato a Laschet.