Il dialogo governo-sindacati riparte da un incontro con l’ex sindacalista Claudio Durigon sulle pensioni. Il sottosegretario al Lavoro in quota Lega che proviene dall’Ugl ospita le confederazioni – Cgil, Cisl, Uil e le pro-governo Ugl e Confals (non l’Usb) – nella sede secondaria del ministero, a via Fornovo.
Dice di parlare a nome di Conte – il premier che ha incontrato i confederali durante la manovra promettendo mari, monti e incontri e mantenendo zero – e alla fine di due ore di confronto si impegna ad un nuovo incontro a breve sugli emendamenti a Quota 100 e ad aprire un confronto sui tanti temi previdenziali non affrontati nel decreto. Ma sempre senza Di Maio.
Lungi dal poterlo definire un risultato lusinghiero della manifestazione del 9 febbraio, questo passa il convento della disintermediazione lanciata da Matteo Renzi e ripresa dal governo gialloverde.
E difatti Landini punta molto più in alto e annuncia: «Giovedì ci sarà una riunione delle tre segreterie di Cgil, Cisl e Uil su come proseguire le iniziative, valutare cosa mettere in campo e per sostenere le nostre richieste ed il confronto. Il governo, oltre alle pensioni, deve affrontare altri temi – ha proseguito Landini riferendosi alla piattaforma unitaria -: politica industriale, investimenti, crescita, sviluppo e ammortizzatori sociali. Verificheremo se ci sono risposte sul merito, se ci sono altri tavoli e se ci sono cambiamenti reali», ha concluso Landini. Di sicuro un altro appuntamento è già previsto: lo sciopero generale dell’edilizia di venerdì 15 marzo.
Nell’incontro di ieri mattina gli impegni del sottosegretario Durigon sono stati abbastanza aleatori. «Stiamo valutando una soluzione per le donne»: riconoscere un anno di «sconto» sui contributi per ogni figlio ha un costo di «500 milioni l’anno». L’altra richiesta dei sindacati presa in carico è quella di togliere la finestra prevista per i lavoratori gravosi che dovrebbero aspettare tre mesi per andare in pensione come i dipendenti privati che accedono a Quota 100: questo intervento costa «30 milioni l’anno», ha detto Durigon, non discostandosi dai suoi predecessori che subordinavano ogni intervento sulle pensioni a coperture draconiane.
La promessa di Durigon è di rivedersi – a livello tecnico – prima dell’approvazione del decretone (metà marzo) per rispondere e motivare le risposte che difficilmente saranno positive.
Per il futuro prossimo invece l’altra promessa è quella di attivare un confronto per parlare di pensione dei giovani e separazione fra assistenza e previdenza, vecchia richiesta dei sindacati che permetterebbe di dimostrare come la spesa pensionistica in Italia è sensibilmente più bassa rispetto ai dati usati dalla troika per imporre la riforma Fornero nel 2011.
In teoria esiste già una commissione mista governo-sindacati-Inps-Istat per affrontare questo tema (come ne esiste una sul tema dell’aspettativa di vita) ma è stata varata dal governo Gentiloni che ne ha scelto i componenti e dunque è più probabile che il goveno ne crei una ex novo.
Al tavolo erano presenti anche i sindacati dei pensionati – Spi Cgil, Fnp Cisl e Uilp – che hanno chiesto di rivedere il taglio alle rivalutazioni uscito dal cappello a cilindro della manovra post accordo con l’Europa. Gli oltre 2 miliardi di risparmi sono stati fatti a spese delle pensioni medie. La risposta del sottosegretario Durigon è stata: «Abbiamo tagliato sempre meno di altri governi». Parole beffarde visto che il taglio è triennale e che è arrivato proprio alla vigilia del ritorno al metodo Prodi – più favorevole – dopo dieci anni di tagli e di effetti non modificabili sull’adeguamento al costo della vita.
«Abbiamo chiesto anche una soluzione definitiva per gli esodati e di accelerare sulle assunzioni nel pubblico impiego», ha specificato Landini.
«Finalmente un tavolo di confronto. Ma è ovvio che non basti: abbiamo chiesto al governo di convocarci celermente anche sui temi della crescita e dello sviluppo, siamo all’inizio di un percorso», spiega il leader della Cisl, Annamaria Furlan. «È un primo passo», commenta Carmelo Barbagallo della Uil. «Ora verificheremo se il governo accoglierà o meno le nostre richieste modificando Quota 100, c’è il nostro impegno a proseguire la discussione con il governo sia sulla commissione tecnica che sui lavori gravosi», conclude.