Hamas e Fatah si sono “riconciliati” il 23 aprile eppure ieri erano ancora lì a negoziare sui nomi di cinque ministri del governo di unità nazionale che sarà guidato da Rami Hamdallah. Nonostante il nuovo esecutivo sia transitorio e incaricato solo di portare alle urne i palestinesi di Cisgiordania e Gaza. Secondo le indiscrezioni che circolavano ieri, l’annuncio della lista dei 19 dicasteri avverrà domani. Elenco che includerà, pare, anche il ministero dei prigionieri che il presidente dell’Anp Abu Mazen vorrebbe congelare fino alle elezioni. Hamas ha ottenuto che Ismail Haniyeh, primo ministro a Gaza dal 2007 a oggi, diventi presidente del Consiglio legislativo palestinese. In cambio il movimento islamico ha ceduto sul nome di Riad al Malki, il ministro degli esteri dell’Anp che Abu Mazen intende riconfermare.

L’obiettivo della presidenza palestinese è quello di ottenere il via libera non dichiarato degli Usa e dell’Europa al governo “tecnico” Fatah-Hamas, contestato dal premier israeliano Netanyahu che ha reagito alla riconciliazione palestinese sospendendo il negoziato con l’Anp. Abu Mazen, sondaggi alla mano, è convinto che dalle future elezioni (entro l’anno) gli islamisti usciranno sconfitti e vincente il suo partito, Fatah. Con in mano questa scommessa – alquanto azzardata: nel 2006 le intenzioni di voto incoronarono Fatah ma poi dalle cabine elettorali uscì vittorioso Hamas – il presidente palestinese sta provando ad ammorbidire americani ed europei. Per Abu Mazen perciò è importante la “preghiera per la pace”, promossa da papa Francesco, che l’8 giugno reciterà in Vaticano assieme al presidente israeliano Peres. I ripetuti appelli alla pace che ascolteremo quel giorno potrebbero mettere in imbarazzo Netanyahu che esclude un negoziato con un governo appoggiato da Hamas.

L’obiettivo più importante resta l’Amministrazione Obama che sulla questione invia messaggi contraddittori. Il segretario di stato John Kerry ha definito, in un’intervista, “appropriata” la reazione di Netanyahu alla riconciliazione palestinese. Ma contano anche gli interessi americani che non sempre coincidono con quelli di Israele. Secondo Azzam al Ahmed, il dirigente di Fatah che guida i negoziati con Hamas, l’invito fatto a Rami Hamdallah di recarsi a Washington nei prossimi giorni rappresenta il riconoscimento del governo Fatah-Hamas da parte dell’Ammininstrazione Usa.(michele giorgio)