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Avessero ascoltato Federico Caffé da vivo…

Se lo ” scribacchino accademico” Federico Caffè, maestro di Mario Draghi, fosse stato citato ed ascoltato, in vita, con la stessa frequenza con cui il suo nome è oggi associato, su giornali e programmi televisivi, a quello del suo discepolo, sono convinto che il nostro Paese avrebbe fatto molti passi in avanti verso una “civiltà possibile”. Federico Caffè fu un economista ispirato e un riformista convinto e appassionato. Trasmise con grande onestà intellettuale a generazioni di studenti l’economia di Keynes e vide nel capitalismo un sistema irto di imperfezioni ma suscettibile di gradualistici miglioramenti: un riformismo condizionatore delle scelte capitalistiche. Era convinto che lo spirito pubblico, guidato dalla conoscenza, fosse strumento essenziale per il miglioramento sociale. Federico Caffè diceva di essere portato più alla testimonianza che alla progettualità. Ma un progetto, nei fatti, lo ha lasciato. È un progetto che affonda le sue radici in tre obiettivi irrinunciabili, non barattabili: piena occupazione, egualitarismo, realizzazione vera e piena dello stato sociale.
Un progetto largamente e tristemente incompiuto. Il capitalismo ha cambiato forma, ma è rimasto identico nella sostanza. Le forze progressiste non hanno saputo, o voluto, accogliere il messaggio di Caffè.”I difetti più evidenti della società economica nella quale viviamo sono l’incapacità a provvedere la piena occupazione e la distribuzione arbitraria e iniqua delle ricchezze e dei redditi”. Questo scriveva Keynes nel 1936.
«Lo stato del benessere è una conquista ancora da realizzare faticosamente, non un intralcio fallimentare da scrollarsi di dosso. Una efficienza priva di ideali ci riporta al clima intellettuale che ha consentito di designare l’economia come una “scienza crudele”». Questo scriveva Caffè nel 1982.
Il mio augurio da vecchio e stanco serpente che non ha cambiato pelle è che le cosiddette forze progressiste presenti nell’attuale compagine governativa, riscoprendo la loro originaria anima e vigili sullo strapotere del paradigma tecnocratico, si impegnino in uno sforzo tenace, senza arretramenti (…).

Paolo Lupi, Cura di Vetralla (VT)

 

Forza Italia al governo, dov’è la svolta tecnica?

Vada per i tecnici, ai quali siamo avvezzi da anni, e che sappiamo non cambieranno nulla di questo disastrato Paese ma… Forza Italia? Mettere nel governo chi ha promosso la subcultura social politica che ci ha condotti alla rovina è una scelta di rinascita? E non mi si dica che non conteranno nulla visto che deciderà tutto Draghi perché sarebbe forse ancora peggio: l’uomo solo al comando

Enzo Guardascione

 

Non mi fa piacere, ma non si poteva rispondere no a Mattarella

Dopo la scellerata operazione dell’avventuriero Renzi che ha portato alla caduta del Governo Conte 2, l’alternativa al Governo Draghi erano, e sono, le elezioni anticipate nel corso di una gravissima crisi sanitaria, economica e sociale. Non mi fa certo piacere vedere un Esecutivo che va da LeU alla Lega di Salvini, passando per M5S, Pd, Forza Italia e formazioni centriste minori, però credo che non si possa rispondere No all’appello di Mattarella. Penso che questo Governo non andrà oltre le presidenziali dell’inizio 2022, se sarà così e se la coalizione M5S-Pd-LeU uscirà consolidata da questa esperienza, secondo me, ne sarà valsa la pena; anche per scongiurare la possibilità di un Presidente della Repubblica eletto dalla destra. Non dobbiamo dimenticare che il centrosinistra più il M5S, secondo i sondaggi, non raggiungono nemmeno il 40 per cento dei voti.

Pierino Rossini, Pioltello (Milano)

 

Non vedo niente di buono

Ha ragione Norma Rangeri a definire questo governo, un brutto governo! Secondo me, possiamo osare di più, arrivo a definirlo un’accozzaglia di gente inadatta, inadeguata e assolutamente priva di qualsiasi visione e idea politica. Ma ci rendiamo conto che abbiamo riesumato Brunetta, Gelmini e Carfagna?!!? La Lega che fa finta di essere europeista e continua a battere sulla flat tax e sull’immigrazione, con la solita becera propaganda, come se gli unici problemi dell’Italia fossero le tasse e i poveri cristi che arrivano sul nostro territorio. Renzi che mette in crisi il governo Conte per il MES e ad oggi sembra che Draghi non ci abbia neppure pensato al MES. E allora? Salvo poi sentire Davide Faraone che blatera dicendo che il MES è Mario Draghi.

Surreale. Berlusconi che si è ripreso la scena con una tale velocità da sorprendere anche lui! E c’è qualcuno che ha ancora il coraggio di dire che Draghi sia il meglio che il nostro Paese possa esprimere? Che tristezza! Che miseria! C’e ancora qualcuno che ha il coraggio di dire che questo governo sarà migliore del precedente? Se non fosse tragico sarebbe comico! Mi dispiace, ma ancora una volta mi sento messa all’angolo e non riesco neppure ad essere possibilista e restare in attesa di vedere i fatti. Non vedo niente di buono in una mescolanza di tecnici e politici, in massima parte liberisti, mentre la sinistra come sempre ha una voce così flebile che non sarà in grado di farsi sentire neppure se alzasse la voce.

Tiziana Pompili, Roma

 

Siamo una comunità da rammendare

Pensare è facile, scrivere in modo stringato è più complicato, ci provo. Due punti distinti e separati. Conosco chi legge Repubblica, iI Fatto quotidiano … e soprattutto chi non legge per niente che Ragiona come i tanti che affollano la rubrica
Lettere del Manifesto. Uno, impegnarsi a rafforzare per migliorare questo giornale. Due, lo stato in cui si trova oggi la sinistra lo conosciamo tutti! Un partito per ritrovarsi, ampio, vivo, pieno di gioia, capace di capire il dolore dappertutto, capace di tradurre in linguaggi comprensibili il modello di società che ci schiavizza.
Siamo una enorme comunità da rammendare, quale paese saremo dopo questa pandemia, La ricca storia che ha nutrito le nostre coscienze trovi le mani e le menti. Per costruire  un faro che illumini in questo mare di nebbie.

Peppe Amato

 

È un assemblaggio innaturale

Non ripeterò ciò che molti compagni hanno già espresso per dire no a questo governo stranamore e che condivido totalmente. Voglio invece sottolineare due questioni, una di carattere generale, l’altra d’ordine più specifico, ma a mio modo di vedere, assai grave.
Penso che la parte della sinistra che ha deciso di appoggiare il governo, non avrà né forze né tempo rimanenti per dedicarsi all’unico scopo che potrebbe ridare rappresentanza alle classi lavoratrici: la costituzione di  quel soggetto politico della sinistra di cui da troppo tempo si sente la mancanza, impegnata come sarà nella guerriglia politicista col resto della maggioranza. Infine, il mio no convinto viene ulteriormente rafforzato dall’inopinata ricostituzione del ministero per le disabilità, che mette in evidenza una visione corporativa e categoriale di ciò che concerne i disabili che hanno sì necessità di interventi specifici, ma non di riserve indiane e percorsi separati. Affermo ciò con cognizione di causa avendo partecipato in prima persona
alle lotte contro le istituzioni totali e per la costituzione di servizi universalistici a partire dai primi anni 70, nonché per essere
stato presidente regionale dell’Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti della Liguria per dieci anni, dal 2005 all’inizio del 2016.

Marino Tambuscio

 

Supermario atlantista che più non si può

Uno degli aspetti più inquietanti di questo governo è il suo spiccato atlantismo. Draghi, come un disco rotto, l’ha ribadito più volte mettendolo subito dopo l’europeismo. Ma se sul concetto di europeismo si può discutere e può essere declinato in modo diverso a seconda che lo si legga da sinistra o da destra, sul concetto di atlantismo no, non vi è alcuna variabile, alcuna lettura diversa.
Si può essere europeisti nel senso di pensare ad un’Europa dei popoli, della democrazia, dei diritti e della pace, (…) e viceversa si può essere europeisti nel senso di un’Europa come quella di oggi, cioè delle banche, della libera circolazione dei capitali e della costruzione di barriere, di fili spinati e di muri verso i popoli, cioè un’Europa di destra come quella realizzata dalla Ue e che piace tanto al «banchiere» che ci governa. I due europeismi sono profondamente alternativi l’uno all’altro, inconciliabili tra loro.

Di atlantismo invece ce n’è uno solo ed è quello dell’appartenenza ad un’organizzazione guerrafondaia come la Nato e della subalternità all’imperialismo Usa. L’atlantismo quindi è un concetto di destra che non trova coniugazione a sinistra e che storicamente si è espresso contro la costruzione dell’Europa unita come terza superpotenza in grado di diventare continente promotore di pace e di sviluppo. (…) Risulta pertanto ridicola la subalternità atlantista del Pd, del M5s e di certa sinistra che ha votato la fiducia, dimentichi dell’articolo 11 della Costituzione sul ripudio della guerra ma anche dell’idea europeista di Altiero Spinelli che sognava una vera Europa politica.

Marco Sironi

 

Poteva andare peggio, non chiamiamoci fuori

Cari amici de “Il Manifesto”, sapete cosa ne penso? Che poteva andare peggio. Basta ricordarsi della faccia di Mattarella durante le consultazioni. Sembrava l’autista di un pullman coi freni rotti. Conte è stato bravo a negoziare con l’Unione Europea, ma il suo governo non sarebbe stato in grado gestire il Recovery Fund. Draghi ce la farà? Non lo so. Lo hanno spesso definito un “banchiere”, forse lo è stato ma ora mi sembra piuttosto un’uomo delle istituzioni.
Da questo dobbiamo partire, e non c’è scelta. Vogliamo trarre da questa vicenda un’ulteriore prova della “crisi della sinistra”? La sinistra è in crisi da quando è nata. Dalla sinistra mi aspetto che difenda le classi subalterne e la Costituzione, e preferisco giudicare dai fatti piuttosto che dalle premesse. Ora si sta scrivendo un’altra pagina.  Che senso ha chiamarsi
fuori? Non esserci oggi significa lasciare che la storia la scrivano gli altri. Un saluto cordiale,

Fausto Ghini

 

In una situazione mai vista prima è arrivato il Deus ex machina

Ci si è ritrovati, ancora una volta a ricorrere al Deus ex machina, per tentare di uscire da una situazione nella quale però, come paese e come mondo intero, mai ci si era trovati. Questa ricerca , soprattutto nel nostro paese, di una figura che metta d’accordo tutti e che risolva i problemi di tutti, evidenzia come la politica abbia abdicato al suo ruolo naturale, quello di avere idee e prospettive adeguate al presente e con visione futura.

Ma quel che è peggio è che il mondo intero è oramai ostaggio delle dinamiche legate e obbligate dall’economia del capitale, che trascende ogni governo nazionale. Tutti si muovono in ossequio ai padroni e guai a limitarne il potere. L’esempio dei vaccini che vengono distribuiti in misura e in tempi iniqui, dovrebbe fare riflettere tutti su che cosa è oggi la democrazia, se così concepita ha ancora un senso e quali reali cambiamenti può ancora portare. Eravamo già in ambasce, ma la pandemia ha messo a nudo in maniera lampante, il peggio del peggio, altro che solidarietà, buon senso e sospensione della gara all’accaparramento. Questo sarebbe il momento per progettare un futuro a breve, che sia di svolta e di ribaltamento di “politiche”suicide che ci stanno portando alla deriva. Ma non si sentono voci, non si vedono teste, non si alzano pugni.

Michele Sibani

 

Il miglior commento è stato “la volpe a guardia del pollaio”

Ricordiamoci che nessuna sinistra, come la intendiamo noi, è in Parlamento, come da ultime elezioni. Credo che Il Manifesto dovrebbe abbandonare quella logica (?) del siamo rimasti piccoli, stiamo vicini al PD e ai M5S per governare insieme e fare cose di sinistra, con il PD? Lo sappiamo che fa e avvalla cose di destra, quelle di sinistra le rimanda; poi la parte ancor più democristiana non le permette, o comunque mai interamente. Lasciate perdere il partito macchietta dei comici. Guardate la Lega: era a livelli bassi , e pur con le loro idee, sono stati premiati, per la chiarezza ed hanno raggiunto gli ultimi risultati. Sono tante le persone di sinistra nell’astensione e nei 5S, e tante andrebbero recuperate proprio alla Lega e a Fdi. Unica possibilità una lista, con chiarezza di sinistra,che proponga le proprie idee, che il popolo consumistico non conosce, ciò che credo, tanti di noi, vorremmo: un partito/movimento che non voglia un posto in questa società, ma progettare una società in cui meriti avere un posto; bei sogni non gli incubi con i draghi.

Gianluca Romani

 

 

Renzi cavallo di Troia

Che Renzi fosse un cavallo di Troia, lo si sapeva, dalla visita in incognito ad Arcore. Poi, dopo la beatificazione (e si perché nessuno dovrebbe andare dall’avversario politico in incognito, col cappello in mano) si arriva ai giorni nostri, inventandosi una crisi, in piena Pandemia, ma tutto era già mina vagante. Ora che il nostro, avrà anche poco credito dai suoi avversari, ( avrà ancora amici?) si posiziona al centro, dopo che con il suo comportamento è stato notevolmente a destra. Lasciando a noi mortali il dilemma Draghi si, Draghi No. Io penso che a Draghi non si doveva arrivare, almeno per non fare dire ancora a qualcuno: fate presto o salviamo l’Italia. Ecco qui sta la trappola. L’eterna emergenza. Non ero un fan, del governo Conte 2, ma da Compagno responsabile, di questi tempi, piuttosto che Draghi, il banchiere che ci ha svenduto già una e più volte. Sinistra riorganizzati, strani giorni all’orizzonte.

Bardeggia Maurizio

 

L’iniziativa dovrebbe partire dai partiti, ma i partiti sono consapevoli dello stato in cui si ritrovano?!

Bene comunque la Vs. iniziativa. Senza ombra di dubbio, Draghi, che ha avuto l’approvazione parlamentare, rappresenta un commissariamento politico. La figura, come tale, non esiste, ma rientra nelle competenze del Presidente della repubblica, per bene superiore del Paese, quando i partiti rappresentati in parlamento sono incapaci di corrispondere alla formazione di un governo all’altezza della situazione. La situazione, infatti, non è normale ( anch’io abuso della “metafora bellica “). Mario Tronti, in questi giorni, ha parlato del caso con la definizione di “ stato d’eccezione “ ed ha commisurato l’intervento del Presidente Mattarella ad esso. (Senza inventare sospetti su incubazione di nuovi profili del Presidente della repubblica e assumendo consapevolezza del necessario intervento sull’arco costituzionale dei poteri, da rinviare magari a momenti tranquilli ). Commentando a “ volo d’uccello “ la rosa dei ministri , posso azzardare un voto positivo a Draghi, che non ha affondato la spada ed ha combinato una miscela di tecnocrazia e politica. Per essa, con essa, i partiti hanno ed avranno, insieme con la responsabilità, le mani libere e soprattutto la “ libertà mentale, per dedicarsi ad una necessaria ristrutturazione, più volte rimandata, ed ormai improrogabile. La realtà scottante è infatti : che i partiti hanno perso il contatto con la società reale. Dovrebbero, quindi, in questo tempo, dedicarsi a capofitto a questo recupero. Il modo: demansionando il personale delle scalate, delle false vittorie alle primarie, facendo opera di ricognizione per riconoscere le competenze, ri- immergendosi nella società ad ogni livello (volontariato, non profit, associazionismo, mondo del lavoro e delle professioni), riacquistando il “polso del paese”. Nessuna concessione al “ nuovismo “ dovrebbe essere concessa, nessuna importazione di meccanismi astrusi, estranei al carattere italiano. Fuori dalla tentazione del leaderismo.

Rosario Grillo

 

Caro Manifesto,

grazie per questa opportunità che offri. Io ho 81 anni e milito nella sinistra da oltre 50, da quando, lavorando in banca, i meccanismi perversi della società si manifestarono e in misura sempre maggiore si manifestano attualmente. Quindi i banchieri non rientrano nelle mie grazie, ma questo è un fatto personale. Ma diventa un fatto sociale quando scopri che le banche hanno, in modo diverso ma ritengo in toto, aiutato a sostenere una società corrotta e sempre più avida di denaro. Un tempo era di grande aiuto alle esportazioni di capitale, come minimo aiutando ad evadere il fisco, come le famose operazioni triangolari: oggi queste parrebbero giochi da ragazzi di fronte alla finanza che si auto alimenta sfornando miliardari che incrementano il loro capitale con altro capitale. L’economia reale è altra cosa. In merito al governo Draghi, non è solo questo, ideologia abbracciata ormai anche da buona parte della sinistra, ma il partecipare ad un governo di presunta salvezza nazionale, grazie, credo, anche al presidente della Repubblica, con personaggi avversati negli anni passati e tutt’oggi come Salvini, Berlusconi, Renzi, Brunetta, Gelmini, Giorgetti e via dicendo è al di la di ogni capacità di comprendere come questo minestrone sia digeribile e faccia bene alla salute. Dispiace dirlo, ma vedere un PD ex PDs ex PC accomodarsi a tavola con queste persone o meglio con le idee che queste persone esprimono, sia segno di impotenza. Ma davvero sperano di fare riforme, che certo vanno fatte, ma nella direzione di una società più giusta, più solidale, dove le persone siano considerate per quello che valgono ma non in termini di denaro. A me sembra pura follia. Per questo io dico NO al governo Draghi.

galliroma@libero.it

 

Ci siamo caduti di nuovo.

A noi italiani non pare vero che qualcuno, imposto o proposto che sia, ci tranquillizzi sollevandoci da ogni responsabilità. Ci viene detto: “Ci penso io, non preoccupatevi, state tranquilli”. Non discuto i meriti e le capacità di Mario Draghi, anche se le sue esperienze e la sua provenienza non mi fanno stare del tutto tranquillo, e nemmeno la necessità della scelta imposta dal Presidente Mattarella ( per l’attuale situazione in cui si trova il paese e comunque suggerita da finanza ed Europa ). Ma ci siamo caduti di nuovo. Il paese è in eterna e continua emergenza ( del resto andate a leggere gli interventi dei politici dal ’45 in poi e vedrete che, cambiando le date e qualche riferimento, potrebbero essere riferiti a due giorni fa ). Con Azeglio Ciampi abbiamo avuto il primo governo non retto da un parlamentare con un Presidente del Consiglio chiamato a salvare l’Italia dal tracollo dei partiti. Abbiamo provato ( ahinoi ! ) persino con Silvio Berlusconi, non nominato ma eletto e poi auto- investitosi ( con successo di consenso ) del ruolo di “demiurgo” che per non essere discusso si era contornato di uomini e donne discutibili e mediocri. Poi ancora un governo tecnico con Mario Monti chiamato a rimediare ai guasti causati dai governi a guida berlusconiana a colpi di sacrifici ( per i soliti, ovvio ). Pare però ne abbia aggiunti altri ! Il confronto Berlusconi – Draghi ovviamente non regge ( e sarebbe ingeneroso ) ma qualcosa vorrà pur dire se le novità sono Brunetta e Gelmini. Certo che non ci si può aspettare nessun cambio di indirizzo, al massimo maggiore abilità ed esperienza rispetto ai precedenti governi Conte. L’ultimo comunque lodato e ringraziato da Draghi. Allora? Cambia l’autista e forse il mezzo ma, come al solito, non cambierà la direzione. Badate che tutti i citati godettero, e godono, di ampia simpatia nella penisola pur se non votati direttamente né espressi da confronto e discussione. Che tutto dipenda dalla abdicazione dei partiti al loro ruolo costituzionale di “organizzatori del consenso”? Ne sono certo, a meno che non si consideri “organizzazione del consenso” la frequentazione ( tra un sito porno e una partita a video poker ) di una improbabile piattaforma web in cui, con un click, si approva la partecipazione al governo Draghi. Meglio la sicurezza avvolgente della propria stanzetta che una affollata e vociante assemblea o una sfiancante discussione congressuale tra il fumo denso delle sigarette. Abbiamo bisogno allora di un “Messia” che si faccia carico dei nostri problemi e delle nostre mancanze ma, non avendo il tempo di aspettare che si sveli né di interpretare i segni che lo identificano, provvediamo a nominarlo in fretta cosicché non tutti sono poi all’altezza del compito. Il Presidente Monti infatti appariva pateticamente un po’ scalcagnato. Ma torniamo all’attuale governo Draghi ( “né di destra né di sinistra” ) dove, più che “l’unto” Mario, ci preoccupa la compagine, “ecumenica”, di apostoli e discepoli che lo sostiene. Che dire poi dell’indecente richiamo salviniano ai governi di unità nazionale del primo dopoguerra ? Siamo andati bene che non ha contestato l’allora mancato coinvolgimento del Partito fascista repubblicano ( invero poi abbondantemente spalmato nei partiti “dell’arco costituzionale”) . Non è che ( per citare il comico Paolo Rossi ) abbiamo il governo, e l’opposizione, che ci meritiamo?

Sergio Saggi, Villanova di Bagnacavallo ( RA )

 

Cari compagni del manifesto,

grazie per l’opportunità di poter interloquire su ciò che è ormai Politicamente accaduto. Vorrei solo sgombrare il campo dagli ultimi dubbi. Un tempo si diceva “il Piano del capitale”, o il “cervello capitalistico”, ma di contro c’era la potenza delle lotte di classe operaia. Ora il programma Draghi non può che essere il prosieguo delle svolte di privatizzazione già da lui attuate negli anni 2010 e proseguite dai vari governi. Non è nemmeno una svolta epocale da parte di un Salvatore della patria. La quale a ben pensarci è stata quasi sempre commissariata da potenze ’straniere’, internazionali o comunque ’imperiali’, prima e dopo l’Unità d’Italia (Impero romano, Sacro romano impero, Borboni, Napoleone I e III, Massoneria, III Reich, Usa, Unione Europea…). Dunque, nessuno scandalo e nessuna illusione: fra molte difficoltà, Draghi cercherà di snellire le procedure per un ulteriore indebolimento dello Stato, una promozione ’assicurativa’ della Sanità (su modello usa), una torsione tecnica della scuola-formazione (magari con lauree biennali!), una promozione, con ogni mezzo pubblicitario, di tutti i servizi pubblici in senso privatistico, digitale (incluso nuovi impulsi alla DaD) e giuridico. Non sarà facile, perché riformare la “pubblica Amministrazione” in Italia significa qualcosa come sostituire la spina dorsale a una persona – tanto essa è incarnata nella vita sociale. Ognuno di noi pensi a come è difficile e quanto tempo occorre per delle operazioni che, appunto, digitalmente dovrebbero essere facili e immediate: intestarsi un’auto, cambiare banca, vendere o acquistare un immobile, denunciare qualcuno, accendere un mutuo, etc. Quanto ai partiti, ovvia è la mutazione grillina nella formazione di un blocco di destra, Conte piuttosto che con i volenterosi dovrà allearsi con Di Battista i Fuoriusciti, posso solo pensare a un Krakatoa sociale quale esito non voluto.

Nicola Licciardello