Maurizio Landini non si fa adombrare dai forconi: e uscito da Palazzo Chigi, dove ieri mattina ha incontrato una rappresentanza del governo, monta su un furgoncino e parla ai suoi. Le tute blu della Fiom vengono da una due giorni impegnativa: manifestazioni con camper e scatoloni a Roma, assemblee, una complessa piattaforma da far digerire ai palazzi del potere. Proteste tutte pacifiche, mentre i forconi proseguivano nei loro disordini improvvisati, tra contadini ribelli in Jaguar, minacce di roghi ai librai e assalti alle sedi della Cgil. Il faccia a faccia con l’esecutivo Letta – a ricevere la Fiom c’erano il ministro del Lavoro Enrico Giovannini e quello dello Sviluppo, Flavio Zanonato – è andato bene. O perlomeno è un buon punto di partenza.

Lo dice chiaramente Landini uscendo, sottolineando di aver avuto finalmente ascolto in modo serio (e la forma, spesso, conta quanto la sostanza): «Con 20 delegati e 20 delegate, la Fiom è stata ricevuta da sola dal governo – spiega il segretario agli operai riuniti poco distante da Palazzo Chigi – È la prima volta che abbiamo potuto parlare con rappresentanti dell’esecutivo, i ministri del Lavoro e dello Sviluppo. È un fatto importante che non è risolutivo ma abbiamo potuto dire la nostra». «Se vuole la fiducia non dei parlamentari ma del Paese – ha poi aggiunto Landini – il governo deve cambiare le sue politiche».

Quanto al merito, i due ministri, a nome dell’intero esecutivo, si sono impegnati (spiega sempre il segretario Fiom) per «un percorso di sviluppo, per una crescita e una rifondazione del sistema industriale italiano». Per i metalmeccanici Cgil è insomma, «un primo risultato». Landini aggiunge quindi che «saranno avviati i tavoli per ogni settore» e per i grandi dossier: Finmeccanica, Fincantieri e Fiat. Questo governo, ha affermato, «può risolvere molte cose se cambia le politiche industriali fatte finora. Se pensa di privatizzare e basta non risolve i problemi e rischia di perdere consenso: ci sono i forconi, ma ci sono anche i lavoratori». La Fiom ha chiesto infine di «rifinanziare i contratti di solidarietà all’80%, redistribuendo il lavoro».

Che l’incontro sia stato positivo viene confermato anche da una nota di Palazzo Chigi. «Nel corso della riunione sono state rappresentate le principali questioni legate a privatizzazioni, automotive, elettrodomestici, difesa, trasporto pubblico, cuneo fiscale, poste e fondi pensione», si spiega. Il governo «ha ascoltato, dato risposte nel merito e ha garantito che approfondirà sia le questioni in cui non è stato possibile entrare nello specifico sia le proposte che sono state avanzate dalla Fiom».

Un primo impegno quindi, sperando che tutto non si smonti come nella «fabbrica di cartone» degli scatoloni Fiom: il muro tirato su simbolicamente davanti al ministero dello Sviluppo economico, fragile in apparenza ma pesante nei contenuti, un lungo elenco di cassintegrati, licenziati, esuberi e vendite di aziende italiane.

La giornata di Landini è stata densa: è tornato a parlare dei forconi, della Fiat, e poi ha incontrato a Firenze il sindaco e neo segretario del Pd Matteo Renzi. Un incontro «amichevole», creato in realtà prendendo a pretesto l’inaugurazione di una mostra fotografica della Fiom: i due leader hanno cominciato a studiarsi perché certamente, nei prossimi mesi, torneranno spesso a incontrarsi (e magari a scontrarsi) nel dibattito su economia e lavoro.

Uno dei nodi è venuto fuori grazie all’intervista che Landini ha rilasciato ieri a il manifesto, dove sfidava Renzi sulla rappresentanza: «Si batta per una legge», ci aveva detto, «perché se gli iscritti al Pd hanno potuto votare alle primarie, i lavoratori non possono dire la loro su accordi e contratti». Renzi, studiando il «dossier Landini» prima di incontrarlo, ha risposto con una bella apertura: «Sono profondamente d’accordo con Maurizio Landini sul tema della rappresentanza sindacale – ha spiegato – A mio giudizio è vero quello che Landini dice anche oggi in un’intervista sulla necessità di garantire attraverso una legge la rappresentanza sindacale che, da troppo tempo, per varie responsabilità è ferma; una legge per garantire la possibilità ai lavoratori di scegliersi non solo i propri rappresentanti ma di avere una più efficace presenza all’interno dell’azienda». Landini è stato cortese, ma per ora cauto: «Per ora ho visto dei titoli – ha detto di Renzi – Spero che si possa fare una discussione perché, nel merito, o sono stato disattento, o non ho capito tutto quello che viene proposto».

Sui forconi, Landini ha detto che «il problema non è solo capire chi c’è a capo, ma soprattutto perché si manifesta». «Trovo però inquietante – ha concluso il leader della Fiom – se in alcuni casi la controparte diventano le sedi sindacali».