Oggi, la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, sarà a Parigi, per discutere con Emmanuel Macron del piano di rilancio francese, dopo aver incontrato il primo ministro belga. Il grand tour di von der Leyen è iniziato il 16 giugno, i primi paesi visitati sono stati Spagna, Portogallo, Grecia, Danimarca, Lussemburgo.

Ieri, prima di arrivare a Roma, ha incontrato a Riga il primo ministro lettone Krisjanis Karins e Angela Merkel a Berlino. Il piano tedesco, per esempio, è stato approvato ieri dalla Commissione: Berlino riceverà 25,6 miliardi di sovvenzioni, con un anticipo di 2,3 miliardi già quest’estate, pari solo all’8,7% di quanto richiesto, una percentuale più bassa degli altri, che riceveranno come pre-finanziamento il 13% del montante complessivo. Per ricevere altri versamenti – al massimo due l’anno – la Commissione valuterà se gli stati avranno rispettato gli impegni sottoscritti nei Piani nazionali. In generale, almeno il 37% dei finanziamenti dovranno andare alla transizione ecologica, il 20% per il digitale, e ogni stato dovrà tener conto delle raccomandazioni per paese prese nel semestre europeo.

Il piano NextGenerationEu è stato approvato dal Consiglio europeo il 21 luglio 2020, per un valore di 750 miliardi (390 di sovvenzioni, 360 di prestiti), al centro c’è l’Frr, la Facilità per la ripresa e la resilienza di 672,5 miliardi. Per la prima volta, la Ue avvia un debito comune. Dopo un accordo al Consiglio europeo del dicembre 2020, la Commissione ha ricevuto l’autorizzazione dei parlamenti nazionali per emettere obbligazioni sui mercati: la prima operazione è stata di 20 miliardi, il 15 giugno, ed è stata un successo, la Ue ha una notazione AAA.

Entro fine anno, verranno emesse altre obbligazioni per 100 miliardi. Il rimborso è su 30 anni, dal 2028. Il 70% del Frr sarà versato ai paesi quest’anno e il prossimo, il 30% nel 2023. I criteri per l’ammontare delle sovvenzioni ai paesi sono per il 70% la popolazione, il pil per abitante, il tasso di disoccupazione prima del Covid e il restante 30% tiene conto del crollo dell’economia a causa della pandemia. Dal 1° gennaio, è in vigore una nuova «risorsa propria» per far fronte al debito comune: contributi sull’uso della plastica, a cui si aggiungeranno la carbon tax alle frontiere e una tassa sul digitale (è allo studio anche una tassa sulle transazioni finanziarie).

La Ue ha posto delle condizionalità per i finanziamenti: l’adempimento degli impegni presi sulle riforme e il rispetto dello stato di diritto. Sul primo punto, i «frugali» (Austria, Danimarca, Olanda, Svezia più Finlandia), che avrebbero voluto un diritto di veto, hanno ottenuto la possibilità di portare al Consiglio eventuali casi di paesi che non rispettano i criteri: in Austria in particolare (ma anche in Germania) torna la preoccupazione del rispetto dei criteri di Maastricht finita la crisi del Covid, per il timore di una coalizione franco-italiana per annullarli. La condizionalità del rispetto dello stato di diritto è stata contestata di fronte alla Corte di Giustizia da Ungheria e Polonia a marzo, la sentenza è attesa per l’autunno 2022 e fino ad allora il meccanismo è praticamente congelato.

Dal 15 ottobre 2020 al 30 aprile di quest’anno, gli stati membri hanno discusso i piani nazionali con la Commissione. Una volta approvati dall’esecutivo europeo, il Consiglio ha un mese di tempo per confermare le disposizioni della Commissione. Solo dopo questo iter potranno cominciare i versamenti. Li riceveranno solo gli stati che hanno presentato a tempo i piani nazionali: al 17 giugno erano 23. Mancano ancora Malta, Svezia, Estonia, Olanda e Bulgaria.