Non si spegne la polemica sul caso di Ivan Golunov, il giornalista russo anti-corruzione arrestato il 7 giugno a Mosca con l’accusa di essere un tossicodipendente e spacciatore di stupefacenti, il quale invece afferma di essere vittima di una macchinazione della polizia e di essere stato picchiato dopo l’arresto.
Ieri la difesa ha messo a segno dei colpi che mettono ancora più in forse le tesi degli inquirenti. Gli esami effettuati sulle unghie e sui capelli di Golunov hanno dato esito negativo per quanto riguarda la presenza di stupefacenti.

Gli avvocati del giornalista hanno inoltre dimostrato come 8 delle 9 foto mostrate dalla polizia riguardanti la perquisizione in casa sua siano state effettuate in un altro luogo.

La polizia ha dovuto abbozzare e sostenere che effettivamente le immagini appartengono ad un altro caso. La procura ha dovuto anche assegnare Golonov agli arresti domiciliari perché «possa proseguire la cura delle lesioni», una misura che di solito viene difficilmente riconosciuta in Russia.

Il caso è ormai sulla bocca di tutti e ieri tre tra i giornali più importanti del paese (Kommersant, Vedomosti e Rbk) sono usciti con la stessa copertina intitolata «Io sono Ivan Golunov». La lotta di Davide-Golunov che combatte i Golia dei poteri forti e la polizia corrotta, infiamma i russi abituati troppo spesso a subire nella quotidianità piccole e grandi angherie.

La stella del talk-show del primo canale 60 minuti, Olga Skabeeva, ha dedicato l’intera puntata di lunedì al caso. Skabeeva ha dichiarato «di sentirsi turbata per quanto successo», di «sperare che le irregolarità di cui si parla non risultino vere» e della necessità che «Golunov abbia un processo giusto».
Ha preso la parola persino il Cremlino, per bocca del portavoce di Putin, Dmitry Peskov. «Errori e irregolarità da parte degli organi dello Stato possono essercene, ma io andrei cauto ad accusare tutto il sistema» ha detto Peskov.

La difesa d’ufficio è chiara: non se ne faccia un caso politico. Posizione difficile da far intendere a una opinione pubblica che continua a mobilitarsi.

Un gruppo di giornalisti ha indetto per la festa della costituzione russa, un corteo. Una vera e propria sfida al potere centrale visto che nei giorni festivi le manifestazioni non sono ammesse e ancor di più il 12 giugno, da sempre gigantesco spot del putinismo marcato da concerti e richiami all’unità nazionale.