È Francisco Sagasti, portavoce del Partido Morado di centro-destra, l’unica forza politica ad aver votato contro la destituzione di Vizcarra, il quarto presidente del Perù in appena due anni, chiamato a traghettare il paese verso le elezioni dell’11 aprile. A votarlo è stato un congresso totalmente delegittimato, in mezzo all’ennesima crisi politica, iniziata con l’illegale rimozione di Martín Vizcarra – descritta da più parti come un colpo di stato parlamentare, ormai largamente sperimentato in America latina – e proseguita con la rinuncia dell’appena insediato Manuel Merino, il cui sogno presidenziale, perseguito negli ultimi due mesi con tanta ostinazione, è durato in tutto 5 giorni.

MESSO SUBITO ALL’ANGOLO dalle proteste di massa contro il golpe appena consumato, Merino è stato infine travolto dalle denunce contro la violenta repressione da parte della polizia, responsabile della morte di due giovani e del ferimento di decine di manifestanti. Così, dopo la rinuncia di 13 membri del governo da lui appena designato, l’ormai ex presidente si è visto di fatto obbligato domenica a presentare le sue dimissioni, invocando pace e unità tra tutti i peruviani dopo aver vergognosamente taciuto dinanzi all’uccisione di due manifestanti, Pintado Sánchez, di 22 anni, e Sotelo Camargo, di 24, raggiunti da diversi colpi di arma da fuoco.

Le diverse e variegate forze politiche che hanno posto Marino alla guida del paese, votando in massa per la destituzione di Vizcarra ad appena 5 mesi dalle elezioni generali, gli hanno voltato le spalle in tempi record, una volta preso atto di aver puntato sul cavallo sbagliato per difendere i propri interessi di bottega. E non c’è dubbio che siano stati proprio tali interessi ad aver portato alla caduta di Vizcarra, dalla richiesta da parte degli ultranazionalisti di Unión Por el Perú di un indulto a favore del loro leader Antauro Humala (fratello dell’ex presidente Ollanta Humala), in carcere per la morte di cinque agenti durante una ribellione militare, fino al rifiuto da parte dei leader di Podemos Perú e Alianza para el Progreso, proprietari di università private, di una riforma universitaria che andrebbe contro i loro interessi.

MOLTE DI QUESTE FORZE, con l’ennesima giravolta, sono ora tornate sulla propria decisione, a sostenere Francisco Sagasti, la cui proposta è esattamente quella di annullare la destituzione dell’ex presidente Vizcarra per restituire stabilità al paese.

Molto però avrà ancora da dire il popolo peruviano, sceso in strada ogni giorno da martedì scorso in tutto il territorio, non per Vizcarra, anche lui espressione in fondo della stessa oligarchia ripudiata dalle forze popolari, ma per un nuovo progetto di paese. Una mobilitazione costituita soprattutto da giovani – «Vi siete messi contro la generazione sbagliata», è uno dei loro slogan più usati – e animata da una richiesta che di giorno in giorno diventa più forte: quella di un processo costituente in grado di coinvolgere l’intera popolazione peruviana.