Ieri una corte egiziana ha chiesto la pena di morte per otto sospetti affiliati dell’Isis accusati di voler uccidere il presidente al-Sisi. Ci avrebbero pensato quattro anni fa. Pena di morte per un potenziale attentato, è questo l’Egitto del presidente golpista. La richiesta del tribunale (coincidenza?) arriva a poche ore dalla proposta di riforma costituzionale che elegge al-Sisi a irremobile reggente del paese.

A presentarla al parlamento, domenica, è stato un gruppo di 120 deputati, tra cui Alliance to Support Egypt, la lista che ha fatto campagna elettorale per la rielezione dell’ex generale un anno fa. La riforma della carta costituzionale, frutto di un lungo negoziato tra lo stesso al-Sisi, il parlamento e i servizi segreti, gestito dal figlio Mahmoud, prevede tante cose: il ritorno del Senato e del sistema bicamerale, una quota del 25% di donne in parlamento, una maggiore rappresentanza di copti, agricoltori e giovani e la nomina di due vicepresidenti (uno scelto dal presidente). Ma soprattutto tenta di estendere il mandato presidenziale di al-Sisi di oltre un decennio.

Ad oggi la Costituzione limita la presidenza a due mandati da quattro anni l’uno. La riforma vorrebbe estenderli a sei anni. Ma la cosa che più preoccupa è il non detto: il potenziale «azzeramento» dei due mandati che al-Sisi ha già esercitato. A dirlo ai giornalisti è stato pubblicamente Abdel Hady al-Qasabi, tra i firmatari della proposta, e fonti anonime interne ad Alliance to Support Egypt: al-Sisi potrebbe veder «annullati» i due precedenti mandati, ricandidarsi altri due volte e potenzialmente restare presidente fino al 2034.

Il tutto in nome della «stabilità nazionale», dice Qasabi, secondo cui l’ex generale merita più tempo per lavorare alla propria idea di Egitto. Lo scrive anche il quotidiano di Stato, Akhbar al-Youm: «La costituzione non poteva prevedere che questo eroe popolare dovesse portare sulle sue spalle la responsabilità di un rinascimento egiziano da realizzare entro il 2022».

Se confermato, se al-Sisi dovesse garantirsi una presidenza lunga 20 anni, la riforma assumerebbe i contorni di un secondo golpe, stavolta legislativo. I cui tempi non sono poi così lunghi: dopo l’esame da parte della commissione parlamentare per gli affari legislativi, il parlamento dovrà esprimersi sulla proposta di legge con maggioranza dei due terzi.

Se passerà, la riforma sarà sottoposta a referendum popolare. Si calcola che potrebbe diventare esecutiva entro l’estate. Già da settimane le opposizioni si sono sollevate contro la riforma, anticipata da inchieste e indiscrezioni. Una petizione aveva raccolto a inizio gennaio oltre mille firme e cinque membri della sinistra egiziana tra i fautori della protesta anti-riforma sono stati arrestati il 25 gennaio.