Alle ore 19 del 4 aprile 1978, su quella che ancora si chiamava Rete Due veniva trasmessa per la prima volta una serie animata giapponese intitolata Atlas Ufo Robot ma che in poco tempo sarebbe diventata per tutti Goldrake, dal nome del coloratissimo robot chiamato a difendere la terra da un’invasione aliena. Pochi avrebbero immaginato che una scelta così di rottura da parte di alcuni dirigenti della Rai, scelta passata anche attraverso la Francia, avrebbe sconvolto il panorama mediatico del nostro paese aprendo di fatto le porte allo sbarco massiccio dei cartoni animati giapponesi e di tutto ciò che ne è conseguito.
A più di quarant’anni dalla sua uscita sulle televisioni giapponesi e trentanove dal suo avvento sul piccolo schermo del nostro paese Atlas Ufo Robot continua ad essere al centro dell’immaginario e delle riflessioni di molte generazioni, non solo di quelle che quel periodo l’hanno vissuto in prima persona. Due libri usciti in questo 2017 si occupano del fenomeno Goldrake e di quello che la serie animata giapponese ha rappresentato ed ancora rappresenta per la cultura mass mediatica e pop del nostro paese. C’era una volta Goldrake. La vera storia del robot giapponese che ha rivoluzionato la tv italiana (Società Editrice La Torre) scritto da Massimo Nicora è un tomo di più di seicento pagine che analizza con precisione la storia e la «preistoria» dell’anime e tutto quello che ha significato per l’industria dei cartoni animati giapponesi, il suo avvento in Giappone, in Francia e naturalmente anche quello nel nostro paese. Shooting Star (Fondazione Maro Luzi) è invece un volume scritto a due mani da Marco Pellitteri, che sull’argomento anime e l’impatto che questi hanno avuto in Italia ed Europa ha all’attivo diversi lavori, e Francesco Giacomantonio che offrono sulla serie uno studio di sociologia mediatica, il primo, e di filosofia politica, il secondo.

 

 

 

La serie animata fu realizzata dalla Toei Animation e ideata da Go Nagai nel 1975, cronologicamente dopo gli altri suoi famosi «robottoni» Mazinga Z e Grande Mazinga, ma per ragioni che sono ben approfondite nei due volumi, arrivò nel nostro paese per prima. Goldrake pur non rappresentando il debutto delle serie animate del Sol Levante in Italia è senza dubbio quella che, date le sue caratteristiche narrative ed estetiche, destabilizzò ed impattò più delle altre il panorama televisivo e mediatico del nostro paese. La storia raccontata nella serie è quella del principe Duke Fleed (Actarus) arrivato sulla terra a bordo del suo robot Goldrake in fuga dal suo pianeta e della sua lotta al fianco degli umani contro il Re Vega.

 

 

Il posto occupato da Atlas Ufo Robot nella storia della televisione italiana non è significativo solo perché fu il primo cartone animato di genere fantascientifico nipponico ad arrivare in Italia, ma anche per il vespaio di polemiche che sollevò. Genitori, educatori, giornalisti e politici non risparmiarono alla serie animata critiche, l’apice fu toccato nel 1978 quando il deputato Silverio Corvisieri propose un’interpellanza parlamentare per sospendere la trasmissione della serie e successivamente con la cosiddetta «crociata di Imola» contro i cartoni animati giapponesi da parte di un gruppo di genitori, querelle che si espanse a macchia d’olio sulla carta stampata fino ad arrivare nella trasmissione L’altra campana di Enzo Tortora.

 

 

Queste polemiche sono ben documentate e poste nel loro contesto storico in entrambi i libri, grazie alla riproposizione di una massa i testimonianze e di articoli, per lo più mal informati e contro la serie ed in generale i cartoni animati giapponesi, una vera e propria emeroteca che ricostruisce in pieno il veemente dibattito dell’epoca. Per chi volesse approfondire, una preziosa e vasta raccolta di articoli di giornali e riviste dell’epoca è anche consultabile sull’eccellente blog «Imago Recensio».

 

Fra i pochi «illuminati» che cercarono di affrontare l’argomento con meno paranoica foga si ricordano almeno Gianni Rodari che in un suo articolo nel 1980 intitolato «Dalla parte di Goldrake» paragonava il robot ad Ercole intravedendone i caratteri di un nuovo Epos, ed il grande Marco Ferreri che dichiarò: «Non sarà Goldrake a far rincretinire i bambini!».
I due libri si distinguono per l’ampiezza con cui affrontano il tema, in Shooting Star ad esempio una parte del volume è dedicata ad interviste con alcuni dei protagonisti che lavorarono alla serie ed entrambi i volumi dedicano attenzione al mondo dei giocattoli.

 

 

 

 

 

L’avvento di Goldrake è infatti portatore di una mutazione anche nel mondo dei giocattoli che subisce una vera e propria rivoluzione. L’introduzione dei vari giochi ispirati a Godrake e agli altri robot ideati da Nagai, con i suoi colori sgargianti e l’immaginario fantascientifico robotico, favorito anche dall’arrivo di Star Wars l’anno precedente, sconvolgono le abitudini ludiche di milioni di bambini e ragazzini.
La lunga disanima dei programmi per bambini prodotti dalla Rai in epoca pre-Goldrake fatta da Nicora nel suo volume è davvero affascinante e rappresenta quasi un libro nel libro, così come l’attenzione dello stesso autore per i film americani e giapponesi che negli anni cinquanta e sessanta hanno preparato la strada a Goldrake.

goldrake

 

 

 

 

Altrettanto ricche di interesse sono le riflessioni in Shooting Star sui cambiamenti di costume introdotti da Goldrake nella nostra penisola: «Una grossa rottura intergenerazionale, fulcro di vigorosi dibattiti pedagogici, ha coinciso con una svolta nel sistema dei mass media italiani ed europei e si è configurata come un corpus immaginifico in buona parte slegato dalle logiche occidentali». In questo senso «Goldrake è una sorta di capostipite: ha prodotto una sorta di imprinting valoriale ed estetico fin dalla sua prima apparizione in televisione». Il mondo di Altlas Ufo Robot proprio per la sua struttura narrativa complessa per un pubblico di bambini e ragazzi a cui si riferiva, si presta anche ad una lettura alta come quella fatta nella seconda parte di Shooting Star da Giacomantonio. Il tema dello straniero in terra straniera che cerca di aiutare il popolo che lo ospita e tutte le possibili riflessioni filosofico-politiche che ne derivano e possono scaturire da una serie animata «manichea», una delle critiche più frequenti fatta dai suoi detrattori a fine anni settanta, sono tanto sorprendenti quanto affascinanti.

 

 

 

 

 

Per tutti questi motivi i due libri costituiscono un viaggio appassionante e non banale nella storia di un fenomeno mass mediatico forse senza precedenti nella nostra Penisola e, fattore importante da notare, benché tutti e tre gli autori appartengano a quella generazione che il fenomeno lo visse in prima persona, la scrittura non appare mai intrisa di nostalgia, per questa esistono altri volumi, ma analizzano la serie animata, il suo contesto e la sua esplosiva venuta in Italia con un approccio a 360 gradi.

 

 

I volumi rappresentano altresì dei veri e propri studi sociologici e massmediatici, naturalmente focalizzati su un determinato prodotto e sul suo avvento in un determinato periodo della storia della televisione italiana. La nostalgia semmai è studiata come un’importante epifenomeno che continua a dar linfa e rinnovato interesse ad una serie che ha fatto la storia televisiva ed ha influenzato in maniera indelebile più di una generazione di italiani.

 

 

Da ottimi libri di storia del costume, i due volumi hanno l’effetto di aprire ed ampliare le vedute di chi quel periodo l’ha vissuto, arrivando in certi punti anche a decostruire le memorie annebbiate dalla nostalgia, ma che certo non poteva conoscere tutto quello che stava dietro a Goldrake ed i significati del suo arrivo italiano. Paradossalmente rappresentando una possibile lettura forse ancora più affascinante per chi quell’epoca non l’ha vissuta, ma i cui riverberi pop di certo si sentono ed arrivano fino all’oggi.