Solo una settimana fa, al termine della sua ultima visita romana, Gianroberto Casaleggio tranquillizzava i cronisti che gli chiedevano che fine potrebbero fare i dissidenti del M5S. «Il movimento è libero e democratico e ognuno ha le proprie idee», è stata la risposta, che ha escluso anche ogni possibilità di espulsione.

Parole alle quali però, all’interno del M5S, hanno creduto in pochi. «Figuriamoci», è stato il commento di un parlamentare. «Se potessero ci caccerebbero subito, ma non lo fanno solo perché ci sono le elezioni europee. Dopo vedrete che le cose cambieranno».

Il dopo potrebbe essere già arrivato. Quando Casaleggio si è proposto come leader rassicurante non era infatti ancora previsto nessun incontro streaming tra Beppe Grillo e Matteo Renzi, come invece è avvenuto mercoledì. E tanto meno nessuno, ai vertici del movimento, si sarebbe mai immaginato che alla fine Grillo ne sarebbe uscito portandosi dietro una marea di critiche per aver sprecato per l’ennesima volta i voti presi alle politiche di un anno fa, perdendo tempo a insultare invece che a proporre. Critiche che non devono aver fatto piacere al grande capo, particolarmente nervoso prima e dopo l’incontro con Renzi, e che guarda caso sono le stesse che mercoledì sera gli hanno mosso Lorenzo Battista, Francesco Campanella, Luis Alberto Orellana e Fabrizio Bocchino, quattro senatori dissidenti che non hanno mai nascosto quello che pensano sul modo in cui viene gestito il M5S.

Per qualcuno, però, l’opinione dei quattro senatori deve essere stata la classica goccia che ha fatto traboccare il vaso. E così ieri mattina, sotto il titolo «Fuoco amico?» sul blog del grande capo appare un post che chiede: «Chi sono questi 4 senatori? Quanto consenso hanno portato al M5S tutti insieme? Le televisioni di Stato riportano lo streaming con tagli mirati a oscurare la pietosa difficoltà in cui si è trovato Renzi per tutta la durata del confronto. Perché questi 4 signori non denunciano questo comportamento scorretto?». Il post, corredato dalle foto dei quattro in questione e dai loro nomi, è di un genovese che si firma Antonio Noziglia.

E’ il classico invito alla gogna e all’insulto contro chi non la pensa come Grillo. Che non firma il post, ma naturalmente non fa nulla per rimuoverlo, permettendo così alla rete di scatenarsi. E infatti nel giro di poche ore sono più di mille i commenti, molti dei quali di insulti verso i quattro malcapitati che di volta in volta sono definiti «figli di puttana»,«porci», e via insultando. Con relativa richieste di espulsione. Ma il post è anche un autogol per Grillo. Tra i tanti commenti sono infatti parecchi quelli degli attivisti che continuano a criticare la pessima performance fatta con Renzi.

Lorenzo Battista, uno dei quattro finiti nel mirino, prima preferisce ironizzare su quanto sta accadendo in rete: «Caro Beppe, pensi di risolvere così i problemi? Mi aspettavo qualcosa di più», scrive su Twitter il senatore. Poi attacca lo staff della comunicazione del Senato e Casaleggio accusandoli di essere gli autori del post che li ha messi all’indice.

Per nulla impressionati dagli insulti neanche gli altri quattro senatori. «Non c’è nessun fuoco amico, la verità è che gli yes man non servono a nessuno», commenta Campanella, mentre Orallana respinge l’idea di voler lasciare il movimento: «Stiamo esercitando il nostro pensiero critico – dice alla trasmissione «Un giorno da pecora» – e spingendo a una dialettica interna al movimento che credo sia sempre positiva. Capisco poco le persone che non sono abituate a questo».

Adesso i quattro senatori dissidenti potrebbero fare la stessa fine di Adele Gambaro, la senatrice espulsa per aver anche lei criticato il grande capo. A chiederlo, in forma più o meno esplicita, come al solito sono fedelissimi a Grillo: «Serve un chiarimento, urgente, da chi ormai si muove come un gruppo autonomo unitario, come una corrente organizzata», dice ad esempio il sentore Vito Crimi. Più esplicito Federico D’Incà: «Se qualcuno non si torva in linea con la maggioranza del M5S – dice il capogruppo alla Camera – credo possa decidere di dimettersi».