Lo scorso tre novembre in Giappone non solo si è celebrato il bunka no hi, il giorno della cultura, ma si è anche festeggiato il Godzilla day, in quanto il tre novembre del 1954 usciva nelle sale giapponesi il film diretto da Ishiro Honda. Fra le varie iniziative che hanno accompagnato la giornata di celebrazioni organizzata dalla Toho, vale la pena ricordare almeno il cortometraggio Godzilla vs. Hedorah, cinque minuti di azione e combattimenti fra il lucertolone e uno dei kaiju più memorabili, chiamato Hydrax nella versione italiana, protagonista del lisergico Godzilla – Furia di mostri, uscito cinquant’anni or sono. Per questo cortometraggio sono state riutilizzate le «tute di gomma» dei due mostri realizzate per Godzilla Final Wars nel 2004.
Grazie a questi festeggiamenti è ritornato di nuovo ad affacciarsi nella memoria collettiva, come ciclicamente accade, uno dei più affascinanti progetti mai realizzati legati al franchise, A Space Godzilla. Siamo nel 1979 e il primo ciclo di lungometraggi dedicati al kaiju, il cosiddetto periodo Showa, si è concluso da pochi anni, esattamente nel 1975, con Distruggete Kong! La Terra è in pericolo!. Nel frattempo però anche nell’arcipelago si è abbattuto, nel luglio del 1978, il fenomeno Star Wars, creando una vera e propria mania per le avventure nello spazio, tendenza che non passa inosservata ai piani alti della Toho. Praticamente negli stessi anni, la stessa casa di produzione giapponese finanzia il delirante debutto nel cinema commerciale di Nobuhiko Obayashi, House (1977), horror psichedelico, commedia slapstick, video musicale ante litteram, e film che incassa piuttosto bene, proiettando il regista fra i nomi di richiamo nel panorama cinematografico dell’epoca. In questo contesto storico e su queste basi nasce l’idea di realizzare uno nuovo lungometraggio dedicato a Godzilla ambientando le avventure del mostro nello spazio, A Space Godzilla.

UNA PRIMA FASE di questo progetto, che poi sfortunatamente sarà l’unica, si materializza tra febbraio ed aprile del 1979 sulle pagine dell’edizione giapponese di Starlog, una rivista statunitense dedicata alla fantascienza. Nei due numeri della rivista viene infatti pubblicata una storia illustrata con protagonista Godzilla, storia ideata da Obayashi e Mitsutoshi Ishigami, e scritta da Sakio Hirata, entrambi attori in House, e illustrata da Katsuhiro Otomo che al tempo non era ancora la leggenda che sarebbe diventato alcuni anni più tardi, prima con Domu e successivamente con Akira, il manga e il lungometraggio. Godzilla viene ritrovato morto sulla costa Giapponese e una volta analizzati i suoi organi interni, si scopre che il lucertolone è in realtà una creatura aliena dotata di intelligenza di nome Rozan, proveniente dal pianeta Godzilla. Il pianeta si trova in una nebulosa da dove provengono dei misteriosi messaggi captati sulla terra da alcuni osservatori. Si scopre anche che il kaiju morto porta dentro di sé un feto e per salvarlo i terrestri lo rimandano al suo pianeta natale, dove, una volta cresciuto, combatterà contro un invasione di creature aliene.
L’idea per questo A Space Godzilla viene scartata dalla Toho, ritenuta forse troppo fantasiosa e forse i tempi non erano ancora maturi per creare una nuova serie di film dedicati a Godzilla, il primo lungometraggio del cosiddetto periodo Heisei, Il ritorno di Godzilla, debutterà solo nel 1984. La tensione spaziale e quella pop si incroceranno comunque nel cinema giapponese durante tutti gli anni ottanta e nel cinema di Obayashi nel 1981, quando girerà Nerawareta gakuen, film dove una giovane studentessa difende la terra da un’invasione extraterrestre.

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