Difficile portare sul palco Beckett, quando lo si affronta c’è sempre il rischio della «bocciatura» da parte degli eredi che pretendono che come Samuel lo scrisse, così il testo deve essere recitato. Per fortuna non mancano le sorprese. L’ultima la firma Maurizio Scaparro. Che, al suo primo allestimento di Aspettando Godot, smonta l’ingombrante «istituzione» godottiana e ne riduce l’impalcatura filosofica, simbolo di incomunicabilità e alienazione, a puro meccanismo teatrale. Ricomposto in un crepuscolare clima circense, da avanspettacolo metafisico, Godot finisce per essere un simpatico compagno di viaggio.

Del quale quasi subito ci si dimentica. E poco ci importa chi sia e perché debba o non debba arrivare. Ci interessa piuttosto sapere perché a Estragone fanno male i piedi, perché un semplice abbraccio fra due barboni, bombetta e baffetti chapliniani, possa diventare un gesto d’amore, e di solidarietà, come difficilmente capita di vedere. Complici e artefici del successo Antonio Salines e Luciano Virgilio come Estragone e Vladimiro, Edoardo Siravo e Fabrizio Bordignon come Pozzo e Lucky.