Andrea Ramponi, il rider 50enne iscritto alla Uil disconnesso per 24 ore da Glovo, è stato «riconnesso», ma declassato. Passerà dalle 9 ore al giorno ad un massimo di un’ora, denuncia la Uil che proseguirà l’azione legale. Glovo precisa che la penalizzazione non c’è e che non era al corrente dell’affiliazione sindacale e della protesta a cui ha partecipato. «Pentito? No lo faccio per i colleghi» ha detto Ramponi che lavora come fattorino dal 1990. Per Glovo, il licenziamento è scaturito non dall’iscrizione al sindacato, ma da vari reclami collezionati. “L’azienda dice quello che vuole e io dico quello che potrebbe essere più reale – ha risposto Raponi – Le mie tabelle di eccellenza sono un po’ diverse da quello che dicono loro”. Ieri mattina è stato riconnesso anche se al presidio in piazza Indipendenza a Bologna, organizzato dalla Uil per protestare contro il “licenziamento”, non aveva ricevuto ancora la comunicazione.

“E’ anche per la mia citta’ e per i miei colleghi che sto facendo questa cosa” ha detto il lavoratore che ha detto di non essere pentito della sua scelta: “Perché dovrei? Non c’e’ pentimento in una scelta privata. E’ come chiedermi se sono pentito di essermi sposato: no, poi dopo le cose sono andate come sono andate…”. Ramponi ieri ha partecipato al presidio organizzato dalla Uil davanti al McDonald’s di via Indipendenza a Bologna, ha ricevuto la siolidarietà degli altri sindacati e dalla Riders Union Bologna, il sindacato auto-organizzato che in solidarietà aveva chimatio il boicottaggio di Glovo sabato. Al presidio hanno partecipato Stefano Caliandro e Michele Campaniello del Pd, Federico Martelloni di Coalizione civica. Il sindaco Virginio Merola, intanto, e’ soddisfatto: “La cosa è rientrata, c’e’ stata una nostra sollecitazione e l’impresa ne ha tenuto conto, perfetto”.

Non è proprio così secondo la Uil. “Quando l’azienda “dice che lui non rispettava alcuni parametri- sostiene il segretario della Uil di Bologna e dell’Emilia-Romagna Giuliano Zignani- è una bugia, perché il lavoratore era tra i primi sei o sette di quella piattaforma per produttività'”. E ora, “passare dai primi sei o sette lavoratori che vengono chiamati al 30esimo posto- continua il sindacalista- naturalmente è una penalizzazione”. “Questo è l’inizio di una battaglia che sarà lunga e dura – sostiene il sindacalista- perché nessuno di noi vuole essere preso in giro da queste multinazionali che non hanno al centro l’uomo ma il profitto”.

Il caso di Ramponi dimostra che i lavoratori come i riders “rischiano anche a fronte delle loro scelte, in questo caso quella di iscriversi a questo o quel sindacato, di perdere il posto di lavoro. “Grazie alla solidarietà, al coinvolgimento della città, alle forze politiche e a Cgil e Cisl- ha detto Giuliano Zignani- siamo riusciti a far ragionare un attimo l’azienda, che ha riattivato il contatto con il rider ma c’e’ un problema: l’ha penalizzato”. In pratica, “non lavorerà più dieci ore al giorno come finora ma massimo un’ora al giorno”, sostiene Zignani. Un “declassamento”, spiega Ramponi, che “comporta una possibilità più o meno bassa di poter scegliere il numero di ore di lavoro che posso fare”. I guadagni saranno bassi. Fino ad oggi Ramponi ha guadagnano anche più di “2 mila euro al mese” tramite partita Iva.

“Glovo tiene a precisare che Andrea non ha subito, né ora né nei giorni successivi alla disattivazione temporanea, alcuna penalizzazione che possa in qualche modo aver limitato il suo accesso alla nostra piattaforma”. La piattaforma digitale spagnola sostiene di aver verificato che l’account di Ramponi è attivo e che può tornare a consegnare. Il ripristino è stato comunicato all’interessato. L’azienda lo ha disattivato temporaneamente per motivi che “esulano totalmente dalla sua affiliazione sindacale e dalla sua partecipazione ad attività di volantinaggio di cui non eravamo al corrente”.

“Sono state poste condizioni capestro assolutamente inaccettabili – sostiene il segretario nazionale della Uil, Carmelo Barbagallo – Nella sostanza la questione deve essere, comunque, ancora risolta. Andremo avanti, dunque, con la nostra azione sia legale sia sindacale a tutela del nostro iscritto e di tutti i riders”.

Un’interpellanza urgente al Ministro del Lavoro, Luigi Di Maio, sul caso di Ramponi è stata presentata dal parlamentare Pd Andrea De Maria che chiede se sia a conoscenza di quanto accaduto e se intenda assumere iniziative in merito. Per il deputato la notizia “desta grande preoccupazione, la libertà sindacale rappresenta un fondamentale diritto democratico, che deve valere per tutti i cittadini”.