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Glifosato, la Commissione Ue accelera sul rinnovo di 10 anni

Glifosato, foto AnsaGlifosato, foto Ansa

Clima Bruxelles contingenta i tempi per impedire il dibattito pubblico sull’erbicida. Il voto finale è previsto già il 12 ottobre. L’Italia ancora non si è espressa

Pubblicato circa un anno faEdizione del 21 settembre 2023

La Commissione europea e i rappresentanti dei governi nazionali hanno iniziato la discussione per il rinnovo dell’autorizzazione all’impiego dell’erbicida glifosato che scadrà il 15 dicembre di quest’anno. Il confronto avviene all’interno del Comitato permanete per le piante, gli animali, gli alimenti e i mangimi (ScoPaff) e il voto finale potrebbe avvenire già il prossimo 12 ottobre. Una accelerazione che la Commissione ha voluto dare, dopo aver presentato domanda di rinnovo per altri 10 anni, che ha lo scopo di impedire il dibattito pubblico sulla questione. Ancora una volta si vuole decidere in gran segreto questioni che hanno un impatto rilevante su salute e ambiente.

IL GOVERNO MELONI arriva all’appuntamento senza aver preso ufficialmente posizione e senza alcun dibattito all’interno del Parlamento. Quale sarà la decisione dei rappresentanti italiani al momento del voto? Si schiereranno a fianco dei paesi che difendono gli interessi delle multinazionali e che spingono con forza per la proroga?
La richiesta di rinnovo da parte della Commissione avviene senza che sia stato ancora approvato il Regolamento Ue per l’uso sostenibili dei pesticidi, che dovrebbe rappresentare lo strumento di riferimento per tutte le decisioni che riguardano l’impiego degli agrotossici. Una forzatura inaccettabile. Nel Regolamento è fissato l’obiettivo di ridurre del 50% i pesticidi (per l’Italia è il 62%) e la sua approvazione da parte del Parlamento europeo in seduta plenaria è prevista per il mese di novembre. Autorizzare la proroga all’uso del glifosato significa rendere impossibile il raggiungimento degli obiettivi di contenimento dei pesticidi.

Il glifosato è al centro di un acceso dibattito dal 2015, quando l’Organizzazione mondiale della sanità lo aveva definito «probabilmente cancerogeno». Nel 2017 più di un milione di persone aveva firmato un appello per chiedere alla Ue di vietare il glifosato, anteponendo salute e ambiente agli interessi delle grandi aziende che lo producono. La Commissione aveva ignorato l’appello e autorizzato l’uso fino al 2022, per poi prorogarlo per un altro anno.

ORA, SULLA BASE dei pareri espressi dall’Agenzia europea delle sostanze chimiche (Echa) e dall’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa), la Commissione rompe gli indugi. Nel dicembre 2022, l’Echa aveva concluso che «il glifosato non soddisfa i criteri scientifici per essere classificato come sostanza cancerogena, mutagena o tossica per la riproduzione». L’Efsa, a sua volta, nel presentare il suo parere nel luglio di quest’anno, sosteneva che «la valutazione dell’impatto del glifosato sulla salute umana, degli animali e dell’ambiente non ha evidenziato aree critiche di preoccupazione». Nello stesso tempo l’agenzia delle sostanze chimiche non può fare a meno di segnalare che «alcune lacune nei dati, su questioni che non è stato possibile concludere o questioni in sospeso, dovranno essere prese in considerazione dalla Commissione europea e dagli Stati membri nella fase del processo di rinnovo dell’approvazione».

QUELLE CHE VENGONO definite «lacune» non sono cose di poco conto perché comportano rischi elevati dal punto di vista eco-tossicologico. L’Autorità europea per la sicurezza alimentare non è stata in grado di trarre conclusioni definitive sul rischio alimentare rappresentato dai residui della molecola su alcune colture in rotazione (tra cui il grano), né sul rischio per le piante acquatiche. Per quanto riguarda i consumatori, l’Efsa se la cava affermando che non dovrebbe esserci alcun rischio se si rimane all’interno dei livelli di sicurezza tossicologica. Neanche in fatto di biodiversità l’Agenzia fornisce risposte tranquillizzanti perché le informazioni disponibili e la mancanza di metodologie comuni non consentirebbero un giudizio definitivo.

Il problema è che i pareri espressi dalle due Agenzie europee si basano essenzialmente sulla documentazione fornita dalle aziende produttrici dell’erbicida. Ancora una volta sono stati ignorati gli studi effettuati dagli Istituti di ricerca indipendenti, come l’Istituto Ramazzini di Bologna, che hanno dimostrato gli effetti negativi del glifosato sulla salute umana. Né sono state prese in seria considerazione le ricerche che mettono in evidenza il suo elevato impatto ambientale perché è in grado di alterare il funzionamento degli ecosistemi riducendo la biodiversità. In questi giorni le associazioni ambientaliste e dei consumatori di diversi paesi europei stanno lanciando appelli ai loro governi perché venga negata l’autorizzazione all’uso del glifosato e prevalga il principio di precauzione.

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