Da quando lo scorso primo febbraio i militari hanno preso il potere con un colpo di stato nell’ex Birmania, «gli Stati uniti hanno importato 1.565 tonnellate di teak dal Myanmar, nonostante le sanzioni imposte subito dopo» il golpe.

A DENUNCIARLO è l’organizzazione per i diritti umani, Justice for Myanmar. Del resto, per il Dipartimento del Tesoro Usa, l’industria del legno è una «risorsa economica fondamentale» della giunta militare golpista. Quella che nell’ex Birmania ha preso il potere quasi un anno fa, uccidendo finora oltre 1.400 civili (anche tramite bombardamenti indiscriminati) e imprigionandone altri 11mila.

Per i militari golpisti esportare il teak (legno pregiato e costoso usato nell’industria navale e nell’edilizia) significa ottenere ingenti somme di denaro in pregiata valuta straniera: la linfa vitale della giunta. Anche perché in Myamnar, la vendita del legno per l’estero è monopolio della Myanma Timber Enterprise (Mte), di proprietà statale e quindi ora sotto il controllo diretto della sanguinaria giunta militare.

Le esportazioni mensili negli Usa nel 2021 secondo i dati Panjiva (in rosso quelle post-golpe)

Motivo per cui, in base alle sanzioni, sia le imprese statunitensi che quelle europee non possono farci affari. Ma come già raccontato a settembre da il manifesto (https://cms.ilmanifesto.it/litalia-commercia-legname-birmano-nonostante-lo-stop-ue/ e https://cms.ilmanifesto.it/legno-birmano-le-aziende-italiane-complici-dei-militari/), anche le aziende italiane continuano a importare teak birmano nonostante le sanzioni dell’Unione europea.

Il database commerciale globale Panjiva rivela che dal golpe di febbraio allo scorso dicembre sono avvenute 82 spedizioni negli Stati uniti, in gran parte di tavole di teak utilizzate nella cantieristica navale e per la realizzazione di mobili da esterno.

Anzi, per Justice for Myanmar, «pochi mesi dopo l’imposizione delle sanzioni si è registrato un forte aumento delle esportazioni di teak negli Usa». Le quali coinciderebbero proprio con le aste di teak indette dalla monopolista Myanma Timber Enterprise.

A PARTIRE dal colpo di Stato, quest’ultima si guarda bene dal pubblicare sul proprio sito web dati dettagliati sulle proprie aste, come faceva invece abitualmente in passato.

Ma secondo i media, dal giorno del golpe se ne sarebbero tenute almeno nove. Per un business che solo nel periodo 2017-2018 (ultimi dati disponibili) valeva ben 322 milioni di dollari.

Il numero di spedizioni annuali di teak birmano effettuate negli Usa (in rosso quelle post-golpe del 2021)

Fino al 49% delle importazioni avvenute negli Stati uniti dopo il golpe dei militari birmani vengono attribuite al colosso East Teak Fine Hardwoods (Etfh). Questa azienda, da sola, «ha acquistato oltre 765 tonnellate di tavole e pannelli in teak che sono arrivati in 44 spedizioni», denuncia ancora Justice for Myanmar.

A FORNIRGLI IL LEGNO, intermediari quali la Thein Than Htun Manufacturing Company che «ha confermato di aver fatto offerte vincenti sul teak alle aste della Mte, inviando 22 carichi negli Usa».

Ma nei registri sono presenti numerose altre imprese: National Wood Industry Ltd, Maha Nadi Maritime Services Company, Unilite Industries & General Serve, Jewellery Teak Timber Company, Pa Pa Wadi Company, Yadanar Tin Company, Lin Win Company, Royal River Trading Company e Kmi Company.

Justice For Myanmar ha chiesto conto ad alcune di queste che hanno ottenuto legno birmano dopo il colpo di Stato. «Abbiamo scritto agli importatori di teak J. Gibson McIlvain, East Teak, Lumberbest, Kingsley Bate, come anche alle società di logistica Clare Express, Db, Apex Shipping (una sussidiaria di Kerry Logistics) e Ucm Cargo, che hanno trasportato quel teak birmano negli Stati uniti dopo il golpe, ma nessuna ci ha risposto», spiega l’organizzazione birmana per i diritti umani.

Le imprese coinvolte in 82 spedizioni di 1.600 tonnellate di teak birmano avvenute negli Usa dopo il golpe (dal 1° febbraio al 30 novembre 2021)

L’unica a inviare una nota è stata la World Panel Products. Questo noto fornitore di legname per l’industria marittima a stelle e strisce, dopo aver chiarito di non aver partecipato nel 2021 a nessuna asta di legname della Mte e di essere contraria al golpe, ha affermato: «Garantiamo che qualsiasi soggetto dal quale acquistiamo direttamente in Myanmar non sia associato a nessuno dei generali dell’esercito o alle loro famiglie».

Cosa alquanto difficile, visto che come detto tutto il legno destinato all’estero è appannaggio esclusivo proprio della statale Myanma Timber Enterprise. La quale peraltro, sul proprio sito web, specifica che effettua le proprie vendite esclusivamente in dollari, mentre i pagamenti possono essere effettuati tramite banche quali la United Overseas Bank (Uob), la Oversea-Chinese Banking Corporation (Ocbc) e la Dbs Bank (tutte di Singapore).

Contro questi istituti, Justice for Myanmar, chiede ora apposite sanzioni. Ma soprattutto di avviare indagini sulle citate 82 spedizioni post-golpe presenti nei registri Panjiva.

INTANTO ALCUNE AZIENDE statunitensi, consapevoli che acquistare legno birmano significa diventare complici dei crimini della giunta, si stanno orientando verso altri materiali alternativi quali l’iroko o il teak sintetico.