Quattordici Paesi tra cui gli Stati Uniti hanno affidato a una dichiarazione congiunta la preoccupazione che il rapporto dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) sulle origini del nuovo coronavirus è stato ritardato e compilato senza poter avere accesso a dati completi.

«La Cina fornisca pieno accesso agli esperti – si legge nella dichiarazione – È fondamentale che gli esperti indipendenti abbiano pieno accesso a tutti i dati, alla ricerca e alle persone coinvolte negli studi su esseri umani, animali e fattori ambientali nelle prime fasi dell’epidemia».

La dichiarazione congiunta ha seguito l’affermazione del direttore generale dell’Osm Tedros Adhanom Ghebreyesus, secondo cui i dati sono stati nascosti ai suoi investigatori che si sono recati in Cina per ricercare le origini della pandemia. Gli ha fatto eco la portavoce della Casa Bianca: «Non sono stati trasparenti, non hanno fornito i dati necessari, e certamente questo non si qualifica come cooperazione».

Uno degli investigatori del team ha affermato che ciò che principalmente si rimprovera alla Cina è di non aver voluto fornire al team guidato dall’Oms, i dati grezzi riguardanti i primi casi di Covid-19 complicando potenzialmente gli sforzi per capire come è iniziata la pandemia globale.

La dichiarazione congiunta dei 14 Paesi chiede ulteriori studi sugli animali per scoprire come il virus si sia introdotto negli esseri umani, e domanda un rinnovato impegno da parte dell’Oms e dei paesi membri, per l’accesso, la trasparenza e la tempestività nel fornire i dati, in quanto appurare questa dinamica porterebbe alla definizione di linee guida per delle indagini che possono aiutare a rilevare, prepararsi e rispondere a futuri focolai.

La revisione, che è stata condotta dal un team di esperti internazionali dell’Oms a Wuhan, tra il 14 gennaio e il 10 febbraio, è considerata un primo passo in quella che probabilmente diventerà un’indagine lunga anni sulle origini del virus, nessuna ipotesi è al momento esclusa.

Molte delle conclusioni del rapporto erano già state discusse durante una conferenza stampa che si era tenuta a febbraio, a conclusione delle settimane di indagine.

«Questo rapporto è un inizio molto importante, ma non è la fine – ha detto Adhanom Ghebreyesus – Nonostante il team abbia concluso che una fuga da un laboratorio è l’ipotesi meno probabile, questo richiede ulteriori indagini, potenzialmente con missioni aggiuntive che coinvolgano esperti specialisti, che sono pronto a dispiegare. Dobbiamo continuare a seguire la scienza e non lasciare nulla di intentato in ciò che facciamo».