Gli Ultrasuonati
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Gli Ultrasuonati

PROG ROCK La cattiveria è lontana Discreta rogna, andare ad omaggiare Animals dei Pink Floyd, come succede in Animals Reimagined: A Tribute to Pink Floyd (Cleopatra). Nell’originale: tensioni palpabili come […]
Pubblicato più di 2 anni faEdizione del 16 aprile 2022

PROG ROCK
La cattiveria
è lontana

Discreta rogna, andare ad omaggiare Animals dei Pink Floyd, come succede in Animals Reimagined: A Tribute to Pink Floyd (Cleopatra). Nell’originale: tensioni palpabili come ospiti indesiderati in studio, e alla fine, nel ‘77, un disco che è l’esatto rovescio della confortante elegia malinconica di Wish You Were Here. Invece c’è un rabbioso suono costruito da Waters con un furore scuro e quasi punk, l’umanità raffigurata senza speranza come triangolazione di cani, maiali e pecore, e gli altri della band ad adattarsi o scomparire. Ci provano molte eminenze grigie del prog: Martin Barre, Pat Mastelotto, Rick Wakeman, e via contando. Grande affresco, ma la cattiveria dell’originale è lontana. Chi invece prosegue «fedeli alla linea» sono i kraut world rocker Embryo, guidati dalla figlia del fondatore, Marja Burkardt, con Auf Auf (Madilib Invazion). Ben assestate le coordinate di un suono jazz rock infiltrato di schegge mediorientali e nordafricane. Prog dalla Finlandia con i Malady di Ainasvihantaa (Svart), vicini proprio al jazz rock storico degli Embryo: ma senza riferimenti etno. (Guido Festinese)

COMPOSITORI
I linguaggi
del genio

Tre modi discografici per il genio di Ennio Morricone (1928-2020): L’ultimo treno della notte. Colonna sonora originale del film (Cinevox), ristampa vinilica curatissima, è il contributo forse migliore alla storia della musica di un compositore eclettico, nel senso che gli score sono il terreno su cui il Maestro sperimenta e mescola differenti linguaggi sonori con un metodo quasi da pop art: in questo caso accoglie persino echi minimal. Quando, invece, negli ultimi anni, decide di classicizzare le partiture cinematografiche, approda a un sinfonismo tardoromantico, verificabile nell’anteprima assoluta Cinema Suites for violin and Orchestra 2020 (Outhere Music) eseguite dal figlio Claudio con l’Orchestra Haydn di Bolzano e Trento e Marco Serino al violino. Infine anche il jazz fa la sua parte. Soprattutto, come nel caso di Cinemacity (MPI) di Mafalda Minnozzi, è la voce femminile, in quartetto/quintetto, a rilevare la forma-canzone, qui estesa, per metà ad altri autori (Rota, Rustichelli, Cipriani…), anche se sono i tre brani da Nuovo Cinema Paradiso a librarsi su tutti. (Guido Michelone)

BLUES
Energia
elettrica

Elettrico ed energico è il mio blues. Il primo è il numero tredici per la band dei Mississippi Heat: Madeleine (VDL Recordings) è sinceramente stuzzicante. Complice la pletora di ospiti presenti, ci troviamo davanti a un bel giro dalle parti di Chicago. Dietro l’armonica del titolare Pierre Lacoque le cose girano bene. E quindi brani come Batty Crazy e Uninvited Guest sarebbero già bastanti, se non che si rimane colpiti da un levare in blues meraviglioso che risponde al nome di Havana en mi alma. E scrosciano gli applausi. Reverend Nathon percorre con carattere le strade del sempiterno power trio. Una vita da romanzo per il leader: il metal, la religione come ministro e missionario, la Costa Rica, un passato da veterano e un libro che racconta tutto questo e molto altro. In Volume 1 (Autoprodotto) molta elettricità e chitarre pesanti, che spiccano in Darker Shade of the Blues e Bi-Polar Blues. Gradevole How Many Miles (Autoprodotto), ep firmato da Bo Ramsey. Spumeggiante il giusto in Wounded Dog con ospite Mark Knopfler e riflessivo e profondo in Against the Sky. (Gianluca Diana)

ALT ROCK
Un colpo
di fulmine

I My Idea sono Lily Konigsberg e Nate Amos. Il primo già attivo con i Water from Your Eyes e una miriade di altri progetti alt pop, la seconda con i Palberta, punk e alt rock sperimentale. L’incontro fra i due ha sortito all’inizio una certa diffidenza, poi un bel colpo di fulmine, e l’esito di scrivere assieme canzoni pop: levigate e misteriosamente disturbanti, che ritrovate in Cry Mfer (Hardly Art). Affascinante, per i cultori del genere. Approdano alla Sub Pop dopo una decade i Guerilla Toss, con Famously Alive, disco nato durante il lockdown. Il trio, dove spicca la vocina malsanamente angelica di Kassie Carlson, a proprio agio in piccoli labirinti art pop, è una creatura sonora bizzarra e attraente, con sciami di echi e trattamenti elettronici e, rifrazioni psichedeliche. Torna sulle scene anche Kevin Whelan dei Wrens con il nuovo progetto Aeon Station, Observatory (Sub Pop): indie rock molto legato a due decadi fa e oltre, Pavement e Pixies in primis, ma di una sincerità e una carica emotiva disarmante. Chi ama gente come Arcade Fire e Grandaddy tenda l’orecchio. (Guido Festinese)

LEGENDA
* nauseante
** insipido
*** saporito
**** intenso
***** unico

SKA ITALIA
La spina dorsale
del global south

ARPIONI
LES JEUX SONT FAITS (Autoprodotto)

**** Tornano i bergamaschi Arpioni. È un disco bello, divertente e ben suonato, ma prima di scendere nel dettaglio va fatta una considerazione. Attorno alla spina dorsale dello ska, si incontrano suoni e ritmi dei sud del mondo. E vien da pensare che la crescita musicale di gruppi come loro, non poteva non andare che in direzione del grande global south. E allora si arriva in Sudamerica, in Grecia, in Inghilterra. Ospiti come se piovesse, ognuno bene adeso allo stile della band. Leggerezza, groove e una rima di melanconia agrodolce bene integrata col resto. Il meglio arriva con Ciao mondo. (gianluca diana)

POP PUNK
Metarfosi
di un rapper

MACHINE GUN KELLY
MAINSTREAM SELLOUT (Universal)

*** Da stella del rap a rockstar. Metamorfosi inusuale per l’artista americano, «folgorato» dal ruolo sostenuto nel biopic sui Motley Crue dove interpretava proprio Tommy Lee. Detto fatto, Machine Gun Kelly si è calato nella sua nuova realtà pop punk. Ma il cantante di Houston conosce le regole del business e in questa transizione ha fatto sempre molta attenzione a coinvolgere nomi di peso e azzeccare suoni giusti quanto frenetici. Il nuovo album prosegue su questa linea, con graditi ospiti: i Bring Me the Horizon in Maybe, mentre Lil Wayne e Colson Baker lo coadiuvano in Drug Dealer. (stefano crippa)

JAZZ ITALIA
Contro il logorio
del solito hard bop

MAURO OTTOLINI & L’ORCHESTRA OTTOVOLANTE
IL MANGIADISCHI (Azzurra Music)

***** Ecco una via italiana al jazz in grado di recuperare autorevolmente, con ottimi risultati espressivi – grazie non solo alla genialità del leader qui cantante, trombonista, arrangiatore, ma anche a una band affiatatissima – tanto il repertorio canzonettistico autoctono quanto un’idea di sound espansa verso una energica dialettica tra l’oggi e i trascorsi hot, swing, dixieland. Doppio cd, 21 brani «pop» arcinoti o dimenticati (talvolta sorprendenti) in un live set impeccabile e originale proprio perché, unico in Italia, lontano dal solito logoro hard bop. (guido michelone)

ROCK
Timori
infondati

PLACEBO
NEVER LET ME GO (So Recordings)

**** Diciamolo pure, dai Placebo, dopo otto anni, dopo l’abbandono del batterista storico Steve Forrest, dopo tour celebrativi lunghissimi e via dicendo, un ritorno discografico non ci faceva ben sperare. Temevamo qualcosa di stantio, una «rimacinatura» di qualche vecchia hit. E invece Brian Molko, la cui voce inconfondibile non cede di una stilla, e Stefan Olsdal sono riusciti a rimettere in sesto il tutto e, magari affidandosi più del solito ai synth, hanno tirato fuori un album di tutto rispetto, tipicamente Placebo, ma lontano dall’autoscimmiottamento. Bene così! (roberto peciola)

FUNK ROCK
La regola
dei 73 minuti

RED HOT CHILI PEPPERS
UNLIMITED LOVE (Warner)

*** John Frusciante è tornato, e insieme a Flea ha preso il comando delle operazioni, affidandosi di nuovo alla produzione di Rick Rubin. Detta così si potrebbe pensare a un ritorno in grande stile del quartetto californiano. Calma, perché non è tutto oro ciò che luccica. E qui a luccicare sono i nostri occhi, colpiti da lacrime, non certo di gioia o di emozione. 73 minuti di funk rock di una noia mortale! Ecco, questo è stato scritto al primo ascolto, di getto. Poi ci siamo fatti coraggio e lo abbiamo ascoltato di nuovo, e qua e là ecco qualche momento ispirato… Ma 73 minuti restano davvero troppi. (roberto peciola)

MASSIMO COPPOLA
IO VIVO COME TE (Freecom)
*** È impresa ardua omaggiare un personaggio della statura artistica di Pino Daniele: ma il cinquantenne pugliese (voce e chitarra) assieme a una band di tutto rispetto (sedici musicisti a rotazione, compresi Agostino Marangolo storico batterista e Rossana Casale in due brani) riesce nell’intento, sottolineando in particolare la vena blues-soul-jazz che pervade i primi sei album. Tra passione, rispetto, equilibrio, creatività. (guido michelone)

DARON HAGEN
ORSON REHEARSED AN OPERAFILM (Naxos)
***** Una composizione scenica dedicata a Orson Welles è quanto si propose tempo fa il compositore Daron Hagen. Nasce Orson Rehearsed che viene rappresentata per la prima volta nel 2018 e ripresa nel 2021 fino ad essere incisa in un cd della Naxos. Dirige Roger Zahah a capo del Fifth House Ensemble. Una ricerca che conduce a una visione assolutamente contemporanea. (marco ranaldi)

PIETRO PARIS QUARTET
UNDERNEATH (Encore Music)
*** Talenti multiformi, non racchiudibili in recinti stretti. Come quello dell’esordiente Pietro Paris, classe 1984, contrabbassista dalla cavata piena, nato come bassista elettrico, con in tasca anche una laurea in fisica. Quando suona e compone con il suo Quartetto in Underneath arricchito dalla presenza di tre ospiti a sax, chitarra e clarinetto basso, propone un jazz moderno e contemporaneo che prende le mosse dagli anni Sessanta, da Miles, da Shorter, da Hancock, e che arriva, sciolto, alle soglie della nostra complessa contemporaneità. (guido festinese)

SOLITARIE COMUNANZE DIGITALI
VOCI DALLA RETE (Materiali Sonori)
**** «Frammenti di musica che accompagnano frammenti di letteratura, inseriti in frammenti visuali»: così la descrizione di questo splendido ep che accompagna il progetto pubblicato sul canale Youtube di Materiali Sonori e sui social. Musiche visionarie e terragne assieme di Arlo Bigazzi, un collettivo di otto musicisti e voce narrante, l’esito finale ottenuto montando i singoli contributi. Il Covid come realtà, e come metafora della fragilità dei rapporti interpersonali avvelenati dal neoliberismo, un mostro che non sappiamo neppure più ri-conoscere, in fondo. (guido festinese)

STRANGE AS ANGELS
CHRYSTABELL SINGS THE CURE (Mhodì Music Company)
*** Un progetto voluto da Marc Collin dei Nouvelle Vague assieme alla vocalist Chrystabell. L’idea è quella di rivedere alcuni brani dei Cure, da Three Imaginary Boys a A Forest, da Charlotte Sometimes a Lullaby. Sedici tracce nella versione deluxe, in un mood tra l’elettronico e l’orchestrale. Il risultato è un po’ piatto, ma la magia compositiva di Robert Smith e soci resta. (roberto peciola)

ZEN MOTHER
MILLENIAL GARBAGE PREACH (Weyrd Son Records)
**** Terza pubblicazione da studio per il trio. Con la quale perseguono la strada dell’electro rock sperimentale, ma implementando una maggior quantità di stralci melodici che danno al tutto una accresciuta fruibilità. Le atmosfere meno convulse e i volumi non debordanti come in passato, garantiscono ambientazioni sognanti e notturne. Dei sette brani presenti, si fanno apprezzare la flessuosa Lil Jesus e la spettrale The Fugitive, ma ancor più l’apertura Henri Matisse. (gianluca diana)

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