Fino a ora Grantham, una cittadina del Lincolnshire, regione dell’Inghilterra centrale, era nota soprattutto per i suoi biscotti allo zenzero. Nelle scorse settimane si è invece trasformata nella capitale della nuova offensiva anti-islamica lanciata dall’English Defence League (Edl) che vi ha organizzato una marcia contro il progetto di costruzione di una moschea e di un centro culturale islamico. Non si tratta di un’iniziativa isolata, per lo stesso motivo gli attivisti dell’Edl avevano già portato le loro truppe anche nel capoluogo regionale di Lincoln. «Hanno concentrato la loro attenzione sulla nostra regione – spiega Nick Parker, portavoce del network antirazzista locale -, perché qui la presenza musulmana è cresciuta molto e la comunità ha bisogno di luoghi di preghiera».

In realtà, l’English Defence League, nata nel 2009 pescando militanti soprattutto nella sottocultura «casual» del tifo calcistico, sembra voler trarre profitto dal clima che si respira nel paese, dove l’offensiva elettorale dell’Ukip e l’allarme immigrazione lanciato dal governo Cameron, possono offrire nuove chance anche all’estrema destra violenta.

Così l’Edl ha inaugurato un nuovo stile di mobilitazione razzista, travestita da difesa della democrazia britannica «da chi vorrebbe applicare la sharia nel nostro paese», come spiega il sito internet. Il gruppo, che fa un largo uso dei social network per coordinare i suoi militanti – conterebbe su decine di migliaia di supporter su Facebook -, ha ripreso le attività dopo una fase di crisi interna. Qualche mese fa, il fondatore Tommy Robinson, ha abbandonato l’Edl spiegando di volersi «riconciliare con i musulmani», prima di essere condannato per una truffa immobiliare di 160 mila sterline. Questo, mentre diversi ex militanti avrebbero aderito a Britain First, un nuovo partitino razzista nato da una costola del neonazista British National Party, formazione sempre più in crisi di risorse e di aderenti.

Presentate come manifestazioni pacifiche, «le marce dell’Edl – spiega un’inchiesta condotta dal sito Euobserver -, passano in realtà frequentemente dagli slogan anti-islamici all’uso della violenza». Di recente è accaduto a Hartlepool, dove gli attivisti della North East English Defence League avevano dato vita a una marcia per chiedere la messa al bando del burka che si è conclusa con gravi incidenti con le forze dell’ordine.

Molti aderenti all’Edl sono stati processati sia per atti di violenza che per provocazioni nei confronti dei musulmani. Si va dalle aggressioni fisiche alla distruzione di copie del Corano (è accaduto a Shotton), alla raccolta di firme tra la popolazione «bianca» contro la costruzione di una moschea (è successo a Cambridge). Già nel 2011 un’inchiesta condotta dal think tank Demos – Inside the Edl. Populist politics in a digital age – metteva in guardia: c’è l’intento di «creare una clima da guerra civile in molte zone dove vivono in particolare i cittadini originari del subcontinente indiano».

Gli estremisti sperano inoltre di rimanere impuniti. Cosa assai probabile, almeno a dar retta al rapporto annuale dell’Institute of Race Relations di Londra, che sottolinea come «i crimini razzisti sono spesso scarsamente perseguiti dalle forze dell’ordine». Crimini che, specie dopo l’assassinio del sergente dell’esercito Lee Rigby, decapitato lo scorso anno nel quartiere londinese di Woolwich da due fanatici jihadisti africani, hanno conosciuto un’autentica escalation. Solo la Metropolitan police della capitale ha censito oltre 500 atti ispirati all’islamofobia nel corso del 2013.