Gilet gialli, atto XXIII, con un «secondo ultimatum» a Macron dall’ala ultra-gialla, che si dice estremamente delusa dalle fughe di notizie sulle «risposte» del presidente, che lunedì, a causa dell’incendio a Notre-Dame ha annullato l’intervento previsto in tv e giovedì 25 aprile terrà una conferenza stampa.

UNA PARTECIPAZIONE un po’ in rialzo rispetto alla settimana precedente (le cifre del ministero degli Interni indicano la presenza in piazza di 27.000 persone in tutta la Francia, 7mila a Parigi).

La protesta – per quanto riguarda le azioni nella capitale del paese – è stata caratterizzata da due cortei che erano stati autorizzati. Altre due manifestazioni – invece – sono state bloccate. Proteste hanno caratterizzato il sabato anche a Lione, Bordeaux, Caen, Tolosa (qui i gilet gialli sono stati spalleggiati dai motociclisti) e Nantes, in quest’ultima città in un ambiente piuttosto festoso.

Il grosso della protesta a Parigi si è concentrato nelle vicinanze di place de la République e sul canal Saint-Martin, dove ci sono stati forti scontri. Molti lacrimogeni, granate, lancio di liquidi marcanti, auto e scooter bruciati, negozi svaligiati, la sede di una banca presa d’assalto, slogan antagonisti. 60mila poliziotti erano sul terreno in tutta la Francia.

A Parigi ci sono state 17mila controlli preventivi, nelle stazioni, nel métro, ai caselli (la polizia ha mostrato foto con i «materiali proibiti» sequestrati) e più di 200 fermi (sembra anche del militante antagonista Antonin Bernanos).

L’ALA ULTRA-GIALLA, la più radicale, ha preso ormai la guida del movimento, attraverso una forte attività sui social. «Le manifestazioni devono fermarsi», ha affermato ieri nel tardo pomeriggio Emmanuel Grégoire, assessore del comune di Parigi, che ha constatato un’altra giornata di violenze. L’incendio di Notre-Dame e le polemiche di vario genere esplose in settimana erano al centro di slogan e commenti.

«Notre-Dame non siamo noi» diceva un cartello nella manifestazione parigina, a cui ha risposto un «Je suis Notre-Dame».

La polemica è soprattutto sulle donazioni delle più ricche francesi per la ricostruzione della cattedrale, poco apprezzate dai gilet gialli.
Jérôme Rodrigues, uno dei leader che ha perso un occhio in una manifestazione, ha protestato: «Macron non ci ascolta, doveva annunciare un piano all’inizio della settimana, non l’ha fatto a causa dell’incendio di una cattedrale, trovo questo disdicevole. In Francia il mondo sembra fermarsi quando c’è un incendio».

FRASE CHE HA FATTO REAGIRE un deputato della République en Marche, che ha definito Rodrigues «uno scemo profondo». A latere delle manifestazioni e delle motivazioni delel proteste, unitamente alle risposte politiche, sta crescendo una polemica per quanto riguarda la schedatura dei manifestanti feriti negli ospedali. La ministra della Sanità, Agnès Buzin, ha affermato che «mai è stato chiesto al personale sanitario di schedare i pazienti»; nonostante questo ci sono già denunce per schedature nel Si-Vic, un file nato dopo gli attentati del 2015 e destinato ad individuare i terroristi.

Al di là dell’ennesimo sabato di protesta dei gilet gialli, per Macron non mancano altri fronti «aperti»: venerdì infatti ci sono state manifestazioni alla Défense, il quartiere degli affari a Parigi, dove dei militanti ecologisti hanno bloccato l’accesso agli uffici di tre grandi società, Total, Edf e la banca Société Générale, contro gli «inquinatori» e «Macron, presidente degli inquinatori».