Saranno tanti. «Almeno un milione», proclama entusiasta Massimo Gandolfini, neorchirurgo di professione nonché organizzatore del Family Day che domani riempirà molto probabilmente il Circo Massimo di Roma di estremi difensori della famiglia tradizionale, quella composta da un uomo e una donna. La macchina organizzatrice è in moto da giorni e sta dando i primi risultati. Nella capitale sono attesi almeno 3.500 pullman più un numero imprecisato di treni speciali provenienti da tutta Italia. Per l’occasione sono state mobilitate parrocchie, diocesi e vescovi e anche se al contrario di quanto accadde nel 2007 – quando a mettere in pericolo la famiglia c’erano addirittura i pericolosissimi Dico, subito affossati – questa volta la Chiesa sembra più attenta nell’aderire all’iniziativa.
La mobilitazione è comunque massima. Le danze si apriranno alle 14 con l’inno nazionale, subito seguito da una serie di interventi dal palco. Ad ascoltare ci saranno esponenti di movimenti cattolici come Cammin neocatecumenale, Rinnovamento nello spirito santo, la comunità Papa Giovanni XXIII. Azione cattolica e Comunione e Liberazione, invece, non si sono schierate ufficialmente. «La nostra non è una manifestazione contro le persone omosessuali – garantisce Gandolfini – perché le persone vanno rispettate nella loro dignità indipendentemente dalla categoria a cui appartengono. Siamo totalmente contrari al ddl Cirinnà». Sì al riconoscimento di diritti civili riferiti però alle singolo persone e non alle coppie, perché la distinzione con la famiglia «vera» deve essere netta e non lasciare dubbi. Non importa se nel ddl tanto detestato non si faccia alcun riferimento all’articolo 29 della Costituzione, di cui cattolici integralisti e tutta la destra parlamentare, dal Ncd a Fratelli d’Italia, passando per la Lega, si sono appropriati. E con loro anche Casapound e Forza nuova, che non a caso saranno presenti domani al Circo Massimo. «Siamo contrari a qualsiasi forma di omologazione o confusione tra unioni civili e tra persone dello stesso sesso e la famiglia come la definisce l’articolo 29 della Costituzione», spiega sempre il neurochirurgo.
Ma a far paura è soprattutto la possibilità, offerta dal ddl Cirinnà, di adottare il figlio biolgico del partner,. Quella stepchild adoption che da mesi divide il parlamento e che domani agiterà anche la piazza degli ultrà cattolici. Una possibilità vista come un escamotage per favorire quello che chiamano «utero in affitto», pratica vietata in Italia ma consentita in molti paesi all’estero.
La manifestazione sarà anche un palcoscenico per molti politici. Il centrodestra è presente quasi al completo. Hanno già garantito la partecipazione Quagliarello, Gasparri, Meloni, Roccella, Pagano, Brunetta, Matteoli, Lupi e Sacconi. Ci saranno anche i governatori di Vento, Liguria e Lombardia Zaia, Toti e Maroni. I ministri Alfano e Lorenzin non saranno presenti ma aderiscono, al contrario del ministro dell’Ambiente Galletti che invece si farà vedere in piazza. Per il Pd l’unico che finora ha detto che ci sarà è Giuseppe Fioroni.
E a proposito di politici, ieri non sono mancati espliciti messaggi a Matteo Renzi da parte di Gandolfini. «Ci saranno molti elettori del Pd nella nostra piazza e molti di loro hanno detto che se Renzi ci farà lo sgarbo di non ascoltarci neanche noi a ottobre, quando ci sarà il referendum costituzionale sul Senato, ce lo ricorderemo».
Per ora Renzi non sembra avere ripensamenti su ddl Cirinnà. «Va votata» ha ripetuto più volte il premier. La discussione del provvedimento, inizialmente fissata per ieri con il voto sulle pregiudiziali di costituzionalità, è slittata però a martedì prossimo e sono in molti a pensare che l’appuntamento di domani abbia avuto un peso nella decisione.