Vyacheslav Shmyrov è critico del cinema e programmatore del Moscow Premiere Festival. È lui ad aver annunciato via social network intorno alle ore 11 (13 a Mosca) di questo venerdi che Kim Ki-duk era morto nella notte a Riga, in Lettonia. Lo abbiamo raggiunto al telefono per cercare di capire meglio come il regista Coreano ha vissuto le sue ultime settimane.

Nessuno o quasi sapeva delle condizioni di Kim ki-duk e del suo ricovero in Lettonia. Intorno a tutta questa faccenda c’è uno strano alone di mistero. Tanto che all’inizio, l’annuncio è stato scambiato per un macabro scherzo.
C’è in effetti una certa opacità intorno alla sua scomparsa. Il fatto è che la sua interprete e assistente, Daria Krutova, che è la persona che normalmente avrebbe dovuto spiegare la situazione alla stampa ha deciso di non rilasciare commenti, a causa della situazione complessa dei rapporti tra Kim e il suo Paese.

Da quanto conosceva Kim Ki-duk?
L’ho incontrato all’apertura del Moscow Premiere Festival, era venuto come un semplice spettatore. Ma Kim abitava a Mosca già da un anno. L’ottobre scorso il suo nuovo film, Dissolve, che è stato girato in lingua russa, era stato presentato al Moscow International Film Festival dove per altro Kim era già stato come giurato l’anno prima. In questi mesi stava lavorando alla preparazione di un film in Kazakistan, e nel frattempo teneva conferenze sul cinema in varie città dall’Asia centrale.

Può dirci perché Kim si trovava in Lettonia?
A quanto ne so, aveva acquistato una proprietà in Lettonia, e pensava di trasferirsi lì. Aveva fatto richiesta del permesso di soggiorno. Proprio per questa ragione, aveva ottenuto un appuntamento con la prefettura che avrebbe dovuto tenersi l’11 novembre scorso. L’8 novembre è atterrato a Tallinn in Estonia e da lì è andato in treno fino a Riga, ma all’ultimo minuto l’appuntamento è saltato perché il traduttore non si è presentato. Così è rimasto a Riga, aspettando di ottenere una nuova udienza. Ma il 21 novembre è stato ricoverato. È risultato positivo al Covid-19 e gli è stata diagnosticata un’insufficienza renale. A partire dal 5 dicembre è stato sottoposto a dialisi. È morto questa notte intorno all’1.30.

Era in contatto con lui?
Fino al 2 dicembre è stato possibile comunicare con lui. Dopo, ha smesso di rispondere ai messaggi dei suoi amici. Ma sul posto era da solo. È stato il suo agente immobiliare a occuparsi della sua accettazione in ospedale. Avremmo dovuto attivarci prima… C’è da dire che Kim era una persona estremamente discreta. Non abbiamo capito immediatamente la gravità della situazione, e in questo momento non riesco a togliermi dalla testa che se fossimo arrivati prima avremmo potuto fare qualcosa. Qualche giorno fa, con alcuni colleghi russi, tra cui il critico cinematografico Andrey Plakhov e la produttrice estone Tatjana Mülhbayer abbiamo cominciato a cercare di capire dove fosse. Siamo riusciti ad entrare in contatto con il ministro della Salute della Lettonia, e finalmente, ieri sera verso le dieci, siamo riusciti a trovare l’ospedale dove era ricoverato. Due ore dopo era morto.