Arriva a conclusione con questo terzo volume della saga di Nemo la trilogia di quello che può essere davvero e senza alcun rischio di enfasi come il maestro del fumetto contemporaneo, Alan Moore. Questo nuovo e conclusivo volume appena arrivato in libreria costituisce la propaggine, la filiazione, di un’altra fortunata e bellissima saga ideata dall’autore inglese: La lega degli straordinari gentlemen.
Ambientata nell’Inghilterra vittoriana a partire dalla fine dell’ottocento, questa saga racconta le avventure di un gruppo di personaggi perlopiù provenienti dalla grande letteratura inglese, soprattutto di stampo gotico. C’è il dottor Jeckyll con la sua personalità bipolare, il capitano Nemo con il suo leggendario Nautilius, Mina Murray, vera e propria guida del gruppo, Alan Quatermain e l’uomo invisibile, dal celebre capolavoro di H.G. Wells.
Sono gli agenti segreti ma non troppo incaricati di difendere l’onore e le glorie dell’impero britannico dai suoi tanti nemici. I guai dunque possono arrivare da ogni posto, dal cortile di casa quanto dal remoto e misterioso oriente.
Questo supergruppo di eroi della letteratura fantastica di fine ottocento, ispirato evidentemente alla Justice League of America in cui si trovano fianco a fianco Batman, Superman e gli altri eroi della casata DC, ha avuto una sua prosecuzione con le avventure della figlia di Nemo, Janni Dakkar, di cui questo Fiume di spettri (Baopublishing, € 13) è come abbiamo detto all’inizio la conclusione.
Siamo nel 1975, nell’isola di Lincoln, dove Janni, ormai vecchia e decisa a ritirarsi dalla sua faticosa vita in giro per il mondo a caccia di cattivi, decide di partire un’ultima volta per andare a cercare una donna che rivendica di essere la regina Ayesha, uccisa da lei stessa tanti anni fa ma ora. Le persone che gli stanno vicino ritengono Janni ormai alle soglie della demenza senile, il governo britannico la liquida come un cane sciolto che ormai non serve più a niente. Ma nonostante queste voci maligne sulla sua salute fisica e mentale e sul reale pericolo costituito da questa ipotetica pseudo-Ayesha Janni ordina lo stesso di attrezzare il buon vecchio Nautilius per risalire il Rio delle Amazzoni e andare a verificare di persona la minaccia.
E’ un viaggio che coinvolge tutte le generazioni della famiglia di avventurieri e marinai che una volta aveva a capo il capitano Nemo inventato da Jules Verne. Ma c’è anche un nuovo arrivato nell’equipaggio, una guardia del corpo che può garantire da sola per l’incolumità della vecchia e acciaccata Janni. Si chiama Hugo Coghlan, una sorta di mercenario americano, un gigantesco armadio il quale ben rappresenta la forza ma anche l’ingenuità della terra dell’abbondanza, del nuovo mondo, insomma degli Stati Uniti.
Ma come in ogni storia di viaggio si sa perché si è partiti ma non si sa cosa succederà davvero nel tragitto. Già perché il natante di Ayesha, il “Das Doppelkreutz”, sembra, stando alle informazioni dei confidenti di Jane, in collegamento con Martin Bormann, il segretario di Hitler dato da alcuni per morto tra le macerie del bunker della cancelleria all’indomani dell’arrivo dei russi e da altri invece vivo e vegeto. Secondo quest’ultima corrente di pensiero Bormann si sarebbe rifugiato in Brasile e sarebbe entrato in contatto con un altro famigerato e ricercatissimo criminale nazista: Josef Mengele. Quest’ultimo è ribattezzato il dottor Morte per i terribili esperimenti che conduceva sui bambini nel campo di concentramento di Auschwitz, usandoli né più né meno come cavie umane.
Ora sembra che Bormann, Mengele e Ayesha, questi tre personaggi demoniaci abbiano riunito le loro forze per sferrare un nuovo e decisivo attacco al mondo, trent’anni dopo la fine della seconda guerra mondiale.
Come si scoprirà ancora meglio andando avanti nella lettura di questa godibilissima avventura finale di Janni Dakkar, si infittiscono sempre di più i rimandi a un film inquietante come I ragazzi venuti dal Brasile (1978) di Franklin Schaffner tratto dal romanzo di Ira Levin, in cui si immaginava di una nuova colonia di ragazzi ariani trapiantata da Mengele in Brasile.
I toni e le atmosfere di questo libretto di Moore sono meno tese e drammatiche rispetto al film di Schaffner, la penna di Kevin O’Neill, il disegnatore di tutte le avventure della serie, aiuta ad arricchire di spunti picareschi questa fantasmagoria politica.
C’è la rude bonarietà di Coghlan, l’americano che con la sua dieta a base di carne di manzo desta lo scandalo dell’equipaggio hindù. Oppure lo stupore dei piccoli eredi di Jane Dakkar, i quali sinora hanno visto in lei solo la nonna un po’ bizzosa e ne scoprono, infiltratisi sul Nautilius, le doti di comando e lo sprezzo del pericolo. E noi, ancora una volta, con loro.