Lo shutdown più lungo della storia statunitense è arrivato al 25° giorno e non c’è traccia di fine all’orizzonte; Trump ha organizzato un pranzo alla Casa bianca con i rappresentanti della Camera di entrambi i partiti ma, stando a quanto ha dichiarato la portavoce Sarah Sanders, i democratici hanno declinato l’invito. Secondo fonti interne all’amministrazione lo scopo della riunione era permettere a Trump di avvicinare i democratici moderati provenienti da Stati che nel 2016 sono andati al Gop, nel tentativo di allontanarli dall’opposizione di Pelosi e Schumer alla costruzione del muro con il Messico.

I DANNI PROVOCATI dallo shutdown continuano; dato che gli stipendi statali sono bassi, i lavoratori hanno di che vivere solo da uno stipendio all’altro: non ricevendo il salario da 25 giorni, i dipendenti statali diabetici non possono permettersi di pagare il ticket sull’insulina e devono razionare le dosi.

Lo shutdown non è il solo problema di Trump che deve difendersi dalle dichiarazioni del Washington Post e del New York Times, secondo i quali l’Fbi – dopo il licenziamento dell’ex boss James Comey, nel maggio 2017 – ha indagato per stabilire se Trump «lavorava consapevolmente per la Russia, o se era inconsapevolmente caduto sotto l’influenza di Mosca». Il tycoon ha deciso di smentire i due quotidiani dando in escandescenze con i giornalisti davanti al prato della Casa bianca: «Non ho mai lavorato per la Russia – ha gridato a un reporter che gli aveva posto una domanda a riguardo – Non solo non ho mai lavorato per la Russia, ma penso anche che sia una vergogna che tu abbia persino fatto questa domanda perché è tutto solo una bufala».

DURANTE UN’APPARIZIONE televisiva avvenuta subito dopo l’articolo del New York Times, Trump si era detto «insultato» dalle domande su questo argomento, ma non aveva risposto direttamente. Lunedì, invece, sul prato della Casa bianca, ha cambiato registro attaccando Comey e chiunque nell’Fbi ritenga essere responsabile dell’indagine sul possibile coordinamento tra la Russia e la sua campagna presidenziale del 2016.

«Era un poliziotto cattivo ed era un poliziotto sporco», ha detto Trump di Comey, mentre dell’ex direttore dell’Fbi Andrew McCabe ha detto che è «un bugiardo provato e licenziato dall’Fbi».

Parlando in modo più ampio della leadership dell’Fbi dell’epoca, Trump ha dichiarato che «le persone che hanno condotto quell’indagine sono noti furfanti. Possiamo chiamarli poliziotti sporchi»